venerdì 4 novembre 2022

BELLA CIAO UN PO' BUGIARDELLA

Chi è che presenta???? Non ricordo fu per questo mio articolo osservazione sulla canzone Bella Ciao : Un brano lungo, ma bellissimo, un po’ di storia nella Storia, raccontata magistralmente dal mio amico/nemico Mario Nardulli con la sua felicissima penna da cronista del tempo andato, che balla nella nostra mente, sbugiardando con aneddoti succosi al vetriolo alcune credenze popolari.
Vale la pena prendersi qualche minuto per spulciarlo ben bene ed accorgersi di come la realtà possa essere impunemente distorta.
COMINCIAMO A DIRCI VERITA'
Ogni 25 aprile i sinistrorsi cercano di proporre di cantare Bella ciao al posto dell'Inno di Mameli. Bhe!  tutto sommato sono d'accordo : non c'è paragone tra musica a marcetta con parole, bhe dai .... retoriche e pompose del nostro Inno nazionale e la potenza incalzante della musica e anche il testo di Bella Ciao. Non a caso e' stato adottato anche come colonna sonora di una serie entusiasmante come La Casa di Carta, che difatti lo cantano nei momenti più salienti della vicenda eleggendolo davvero a una sorta di inno e venendo salutati in tutte le piazze, spagnole, italiane, francesi, ma perfino d'america, d'africa e del Giappone appunto con il famoso refrain "oh bella ciao, ciao, ciao..." Bella ciao quindi e non una , ma cento, mille, un milione di volte, però attenzione , quando diciamo una canzone della Resistenza , eh bhe facciamo attenzione,  perchè Bella ciao non è un canto "della" Resistenza , ma semmai "sulla Resistenza" .  Dice Wilkipedia  : " Bella ciao è una canzone di lotta cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano durante e dopo la seconda guerra mondiale che combattevano contro le truppe fasciste e nazista; dopo la guerra una canzone similare sembra sia stata cantata al  primo festival della gioventù comunista che si tenne a Praga nel 1947 e al quale partecipò Italo Calvino (che però non ha mai fatto cenno di aver udito un qualcosa di simile) Anche gli storici della canzone italiana Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero hanno affermato che Bella Ciao fu poco cantata durante la guerra partigiana, dove invece imperava quel "fischia il vento” scritta sulla musica della canzone russa Katiuscia dal medico e partigiano Felice Cascione, morto in battaglia medaglia d’oro al valore,  intimo amico di Italo Calvino (ancora lui). Quindi su Bella ciao siamo al “forse” e con zero accredito in quel festival a Praga e sempre zero in merito ad una sua  diffusione perlomeno  per tutti gli anni cinquanta e la prima parte degli anni sessanta .
Bisogna dire che  Wilkipdia  però si corregge,  e ammette l’assunto “Molti credono che la canzone sia stata l'inno della lotta di resistenza italiana al nazifascismo. In realtà, come appurato da più fonti, Bella ciao è diventata l’inno ufficiale della Resistenza solo vent’anni dopo la fine della guerra. La sua diffusione nel periodo della lotta partigiana non è stata mai accreditata e comunque minima forse  nota solo in alcuni reparti combattenti del modenese,  ma una cosa è certissima : non era la canzone simbolo della resistenza. Cesare Bermani ha definito Bella ciao l'invenzione di una tradizione. Anche il noto giornalista ed ex partigiano Giorgio Bocca affermò pubblicamente: “nei 20 mesi di guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella Ciao: è stata una invenzione del Festival di Spoleto del 1964” Ecco appunto il Festival di Spoleto del 1964  di cui ho diffusamente parlato per un’altra canzone che solo da quell’estate e da quell’evento/ manifestazione,   ha assunto grande notorietà : questa volta sulla Grande Guerra : “O Gorizia tu sei maledetta” 
Come Frankstein e il Vampiro debbono la loro comune origine a quella famosa gara di Villa Diodati del 1816, così anche le due più famose canzoni , rispettivamente della prima e della seconda guerra mondiale, debbono la loro comune origine a quel movimentatissimo Festival  di Spoleto del 1964 dove si ebbero tafferugli, intervento della polizia, denunce e strascichi di polemiche. Gia’ ma chi c’era dietro quel famoso Festival? Ebbene c’erano due dei più raffinati storici e apologeti della canzone popolare e di protesta, Antonio Virgilio Savona e Michele Straniero , che assieme ad altri intellettuali e cultori del folklore nazionale Fausto Amodei, Sergio Liberovici , Margot Galante Garrone  provenivano dal Gruppo dei “Cantacronache”  che aveva dato largo spazio alla canzone popolare nell'arco di circa cinque anni (1957-1962) di attività ideando  decine  di nuove canzoni con l'apporto, per i testi, di scrittori e intellettuali di spicco come Italo Calvino, Franco Fortini, Gianni Rodari, Umberto Eco. Il brano forse più famoso del repertorio è, ancora oggi, "Per i morti di Reggio Emilia" composto e inciso da Fausto Amodei all'indomani della strage di Reggio Emilia del 7 luglio 1960. Celebri anche "Dove vola l'avvoltoio?" e "Oltre il ponte" entrambe con testo di Italo Calvino e musica di Sergio Liberovici, e La zolfara (testo di Michele L. Straniero e musica di Fausto Amodei), portata contemporaneamente al successo da Ornella Vanoni.Il gruppo di Cantacronache si dedicò contestualmente anche al recupero della canzone politica e della Resistenza, proponendo anche su disco brani sociali della tradizione anarchica, socialista e perfino giacobina italiana. Negli anni trionfali del Festival di Sanremo e della musica leggera, la proposta dei Cantacronache fece fatica ad affermarsi al di là di ristretti ambienti fortemente politicizzati, e nel 1962 il gruppo si sciolse. Due dei suoi membri, Amodei e Straniero, proseguirono l'attività di riscoperta del canto sociale all'interno del Nuovo Canzoniere Italiano, facendo leva su di un Rivista fondata da Roberto Leydi e Gianni Bosio, che si proponeva di studiare la canzone popolare italiana, con lo scopo dichiarato di recuperare una narrazione delle vicende storiche dal punto di vista del popolo. Bosio era il direttore delle Edizioni Avanti!, casa editrice collegata al giornale del Partito Socialista Italiano, e perciò faceva pubblicare il periodico dall'editrice che dirigeva. La rivista fu chiamata Il Nuovo Canzoniere Italiano e cominciò a uscire alla fine del 1962.Nel 1963 si aggiunsero molti collaboratori, che formarono un gruppo numeroso di persone interessate all'etnomusicologia e alla canzone politica.Oltre ai già citati personaggi  di provenienza dai Cantacronache  aderì la cantante impegnata Sandra Mantovani, moglie di Leydi. Seguirono Cesare Bermani, Rudy Assuntino, Dante Bellamio, Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Vittorio Carpi, Ivan Della Mea, Giorgio Bertero, Gaspare De Lama, Sergio Lodi, Franco Mereu, Tullio Savi, Maria Vailati. Fra i collaboratori occasionali e sostenitori si annoveravano Umberto Eco, Franco Fortini, Milly, Maria Monti e Giovanni Pirelli Nel 1964 venne avviato da Roberto Leydi e Sandra Mantovani un gruppo più strettamente musicale (denominato appunto "Gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano") a reinterpretare i repertori legati alla protesta sociale, al lavoro, alla Resistenza. Ed è nell’ottica di tali spettacoli/manifestazioni che va appunto collocato lo spettacolo più famoso del Nuovo Canzoniere Italiano ovvero “Bella ciao”  un programma di canzoni popolari italiane, autentico caposaldo del folk revival nostrano, rimasto nella storia, che ebbe grande successo di pubblico e critica:  un  recital era stato organizzato da Filippo Crivelli, Franco Fortini e Roberto Leydi, su invito di Nanni Ricordi per il Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Gli interpreti erano Sandra Mantovani, Giovanna Daffini, Giovanna Marini, Maria Teresa Bulciolu, Caterina Bueno, Silvia Malagugini, Cati Mattea, Michele Straniero, il Gruppo di Piadena, accompagnati dalla chitarra di Gaspare De Lama , ed è qui , non prima, che sentiamo palesemente e inequivocabilmente  nominare parole e musica della canzone  BELLA CIAO che si affermerà come vero e proprio emblema della Resistenza, dove paradossalmente, però quello che diede una formidabile notorietà al Gruppo del Nuovo Canzoniere, e in seguito alla canzone  non fu Bella ciao, ma “O Gorizia tu sei maledetta” il cui testo molto forte, fece indignare  un ufficiale dei carabinieri presente nella  sala di quel Festival di Spoleto, che   denunciò Straniero, Leydi, Bosio e Crivelli per vilipendio delle forze armate italiane, non prima che tafferugli e insulti con interruzione dello spettacolo caratterizzasse quella manifestazione

Nessun commento:

Posta un commento

ENTUSIASMO PER GLI DEI DELL'ETA' DELL'ORO

  La Techne' fu una  pratica di rappresentazione sempre piu’ raffinata - termine che nella accezione antica aveva pero’ un significato m...