giovedì 25 febbraio 2021

UN DIVERSO ELOGIO DEL NARCISISMO

 

Non sono solito prendere cose da altri senza menzionare la fonte.(eh bhe! per un architetto laureato in restauro e che ha lavorato a lungo nello specifico, è il minimo) .... così la figura ed anche la frase del presente articolo sono presi da un Libro che si titola "Elogio del narcisismo" di Luciano Masi , che affronta il famoso mito in maniera non convenzionale, decisamente fuori dal coro del solito buonismo manierato di psicologi irretiti dalle scempiaggini della cosidetta psicologia dell'Io, che riduceva nell'adattamento al sociale, il senso stesso della psicoanalisi, di cui l'uso sconsiderato specie nella società americana ha portato alla banalità e all'irrilevanza. Per cui non solo cito l'autore e riporto la foderina del libro, ma ne trascrivo alcuni passi alquanto interessanti: " Chi ha familiarità con la psicologia analitica junghiana sa che un fantasma così attra-ente e impalpabile appartiene a un archetipo profondo, Gli archetipi sono forme originarie, del funzionamento psichico di cui quello dell'Anima ha una rilevanza centrale nel Processo di Individuazione. Questa forma originaria, questa "eidos" che nasce con la nostra specie, contrassegna la parte femmi-nile che sta nascosta in ciascun uomo e, ovviamente, anche in ciascuna donna. Nei sogni dei pazienti in cui sirene o altre crea-ture marine, affascinanti e sfuggenti, sembrano voler abbracciare il sognatore, per poi sfuggirgli, emerge una sola, impressionante verità: il sognatore è innamorato della parte femminile profonda della sua personalità! Ecco chi è, sostanzialmente, Narciso: un uomo sensibile, alla ricerca di emozioni profonde, che vorrebbe far venire a galla la sua parte femminile ed esporla al mondo come il più prezioso dei tesori. Narciso è, dunque, un "ermafro-dito psichico" che desidera fondere in un’unica forma armonica il maschile e il femminile che è in lui. Questo sogno rischia però di essere irrealizzabile, perché il severo censore interno, il Super Io (ecco qui però io non sono d'accordo perchè dò pochissima pregnanza al cosidetto Super Io) , vieta al bambino la doppia identificazione (col padre e con la madre) e farà di tutto per ostacolare il processo di avvicinamento tra Anima e Animus (la parte maschile presente nell’immaginario dell’uomo e della donna). Ne risulteranno le deviazioni narcisistiche, sia di tipo isterico, sia riguardanti la perver-sione sessuale. Di fronte a questo potente conflitto, apparentemente senza speranza, quale atteggiamento dovrà avere lo psicoterapeuta, quale strategia potrà adottare per salvare il potenziale narci-sista dalla «morte» emotiva? La mia esperienza con personaggi di questo genere mi porta ad una conclusione che potrebbe apparire sorprendente. Il terapeuta deve sostenere le spinte narcisistiche, favorire l’incontro tra Anima e Animus, spingere il paziente a far venire a galla la parte femminile che è in lui e a fonderla con quella maschile in un armonico algoritmo. Quando un’operazione del genere riesce, il narcisista ottiene la password per entrare nel mondo degli affetti e delle relazioni positive. Chiediamoci, infatti: cosa sarebbe accaduto se Narciso fosse riuscito ad afferrare la sua immagine profonda e a fondersi col suo alter-ego? Non ho dubbi in proposito, come i miei pazienti che «guariscono» mi insegnano: sentendosi pienamente realiz-zato nella sua affettività, sentendosi «ricco» di energia erotica, si sarebbe accorto della ninfa Eco e l’avrebbe amata. Posso testimoniare che non esiste amante migliore del narci-sista che ha portato a conclusione (spesso col nostro aiuto) la sua ardua ricerca: quella di riconoscere la femminilità che è in lui e di fondersi con essa in un tutto armonico.Il mito, nella versione di Ovidio, ci presenta un personaggio «minore» che, tuttavia, col dipanarsi del racconto, assume un rilievo straordinario (come accade anche in altri drammi: vedasi il personaggio di Liù, nella Turandot, che all’inizio è marginale e che alla fine sembra dominare l’intero quadro emotivo). Si tratta della ninfa Eco, la regina della parola, diventata alla fine evanescente anch’essa. La versione di Ovidio risulta più convin-cente e più in linea con i riscontri clinici. Anche questo potente personaggio femminile, se ci riflettiamo, è una forma ambigua di donna, per metà concreta e per metà impalpabile. Narciso, dunque, aveva a disposizione una donna simile a quella nascosta nelle acque, ma non se ne accorgeva. Forse il suo destino era proprio quello di fondersi con la sua femminilità, ma tale impresa, affrontata in modo ingenuo, senza strategie mentali adeguate, era destinata al fallimento, a procurargli la morte. Perché non voltarsi indietro, non accorgersi di Eco? Anch’essa voleva fondersi con lui, anch’essa era una Narcisa senza saperlo. (Bhe lo ammetto, io arrivo a tutt'altre conclusioni, mi riallaccio a Al di là de principio del piacere, metto in campo Thanatos che sta appena oltre la riflessione e quindi sfora il limite del desiderio, però traggo piacere e interesse dal leggere lo scritto, che perlomeno tenta interpretazioni meno trite e buoniste di quel brodino annacquato della psicoanalisi che è la psicologia dell'Io cui ha cercato di dare lustro il nome più famoso di tutti : Freud, ma solo nell'accezione di una psicoanaliticamente parlando mediocre figlia .

Ci sono sempre al risveglio sei o sette sogni , eh bhe si! facciamo il famoso "magico Sette" di Miller e mettiamoci quel "più o meno due" che fanno ottimisticamente da limite al numero di informazioni che la mente umana può rattenere; un limite quanto mai ottimistico e non so quanto dipendente dall'età, anche se debbo ammetterlo, la mente non sembra temere la vecchiaia, anzi... dicevamo "informazioni" ma i sogni sono più che altro "messaggi" e per di più "riusciti" anche se sempre e comunque "a chi di competenza" ... messaggi di chi? bhe della vita no!? come recita canonicamente la formula "la vita è un messaggio!" con quella precisazione però, direi proprio necessaria "ma solo a chi di competenza" Il numero sette, in merito ai sogni, mi sembra proprio una chimera, non parliamo poi del nove, però ecco al cinque ci sono spesso riuscito ad arrivare, anche se con una sorta di fumosità e rimpasto piuttosto sconfortanti (il caso di ieri davvero paradigmatico). In merito a quell'espressione "messaggi della vita" mi sta bene per l'accezione di unità integrata conscio/inconscio dell'essere umano, ma mi desta qualche perplessità dal punto di vista procedurale e di metodo : in effetti conscio e inconscio, proprio in quanto linguaggio funzionano diversamente, uno per metafora, l'altro per metonimia, ovvero uno condensa significati, l'altro trascina significanti (non solo Freud e Lacan vanno ben approfonditi ma anche De Saussure) e c'è anche la mia quasi certezza che anche se comportano un'unica unità integrata assolvano a due diverse istanze dell'entità umana (torna sempre il processo bifasico) una di adattamento all'ambiente e quindi di "mantenimento" ottimale ad un ambiente ostile e sopratutto indifferente, l'altra di "desiderio" che è sopratutto desiderio di tornare da dove si è venuti e quindi un pò "coazione a ripetere" di accezione Freudiana in 2^ topica, un pò Mircea Eliade "il mito dell'eterno ritorno", ma che per me ha la maggiore esplicazione in una corretta interpretazione del mito di Narciso e di quel limite spazio temporale della riflessione prima di sprofondare nel nulla.

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