QUI LA PASSEGGIATA DELLE CATTIVE è METAFORA di misterioso rapporto tra io e malattia ed ha un addentellato nell'infanzia “passano gli anni, volano le sottane….” letteralmente non metaforicamente! tornando dalle vacanze dell’estate non c’era stato più nessuno stacco ne’ difficoltà a riabituarsi ai pomelli a palline che aprivano quel getto d’acqua screziato da mille increspature che le lamelle dello stesso rubinetto disegnavano (segno inequivocabile che la "quasi" eternità dell'infanzia va finendo e ci stanno cacciando dal paradiso terrestre, che sopratutto a che fare con l'intelligenza pietrificata di Schelling) e in quanto alle sottane, erano quelle delle donne in piazza san Pietro che le nuove combriccole di amici, fuori dalla cerchia di via Nicolò, del neppure troppo lontano Monte del Gallo, imponevano di sollevare con una corsa e via, per una sorta di battesimo di iniziazione per essere accettati nel loro consesso. E’ in questa, assai differente atmosfera circostanziata, che un certo giorno di ottobre comincia a spargersi una voce, una diceria, che fa un pò il giro di tutta la strada“ma lo sapete Ovatta, quel ragazzone che abita oltre la ferrovia!?...ha la tubercolosi!” “la tubercolosi!? e che cos’è la tubercolosi?” andavo chiedendo. Mannaggia la pupazza, è proprio vero che la vita non ti fa mai stare tranquillo, quando proprio quel non gradito ricordo pensavi fosse oramai assimilato ad un buco nero, che la luce non solo non la manda ma addirittura la cattura entro di sè, ecco che da qualche altro spiraglio, rispunta fuori. Si dice che quando hai dei chiodi in mano, tutte le cose ti sembrano un martello e così era stato per quella dannata malattia: se guardavi qualcosa in televisione che trasmettevano? la Traviata ove la protagonista muore di tubercolosi, nella cartolina del cimitero dei Cappuccini, che scherzosamente un amico di Palermo mi aveva mandato, gli scheletri/mummia che vi erano ritratti erano tutte donne nei costumi dell’epoca con sotto una dicitura “morta di dura tisi” eh già perchè la tubercolosi era anche detta tisi, l’avevo scoperto ben presto e anche con termine più scientifico “TBC” Diversi nomi, ma sempre lo stesso significato e con appiccicato addosso la conseguenza della malattia più virulenta e per la mia sensibilità, totalmente devastante: lo sputare sangue . Era capitato di rivederlo Ovatta, quello che , mi aveva tormentato l'infanzia: chiacchierava con gente della sua età, ma ad un certo punto , dopo aver raschiato la gola, aveva sputato in terra a breve distanza da me: no! non credo che l’avesse fatto apposta , ma tutta la mia attenzione si era trasferita dalla sua persona a quello sputo in terra, che aveva una consistenza filacciosa, di muco , ma per i miei occhi anche delle impercettibili e inquietantissime filature di sangue. Di sicuro “solo per i tuoi occhi”, vallo però un pò a spiegare a quel ragazzino tra gli undici e i dodici anni , che non solo i chiodi evocano il martello, ma qualsiasi pensiero dominante tende ad attrarre similarità proprio con quello che costituisce l’ossessione. Morale della favola, mi sputavo continuamente sulla mano per controllare che non vi fossero tracce di sangue, come quelle che credevo di aver visto in quel disgusto sputo; continuavo ad inciampare sempre in qualcosa che atteneva la tubercolosi e per farla breve, ero oramai più che convinto di averla anche io quella terrificante malattia. Niente più angherie, nè botte, nè pizzichi alla somara, ma il terribile Ovatta mi aveva fatto a sua totale insaputa, un ultimo regalino, quello che per davvero rischiava di mandare in frantumi, tutto il mio equilibrio psico/fisico. “un momento” si può obiettare “ma sei proprio sicuro che questa tua ossessione di aver un certa malattia sia imputabile proprio a Ovatta? non potrebbe anche esser stata ingenerata da qualche altra ,suggestione, tipo chessò certe storie, certe dicerie che circolavano sempre in strada, come quella dove un signore che si chiamava Desiderio, magrissimo e allampanato sempre vestito di nero che camminava furtivamente a ridosso dei palazzi con una postura fortemente incurvata, probabilmente per l’altissima statura, di cui tutti dicevano che era un lupo mannaro. Fuori, ma a anche in casa, specie per bocca di nonna Concetta, che fissata com’era per i film dell’orrore aveva sempre una qualche storia inquietante da raccontare, tipo quella della bellissima donna, ai tempi della Rivoluzione francese, della quale un giovane si era follemente innamorato e non capiva perchè non voleva mai togliersi un nastro di velluto che le cingeva il collo, per scoprire qualche tempo dopo che era una nobildonna che era stata ghigliottinata qualche tempo prima e che difatti quando aveva insistito che si togliesse quel nastro, la testa era rotolata sul pavimento. Era anche l’epoca, non dimentichiamolo, dei primi film di della Hammer di quel geniaccio di Ronald Corman, con Vincent Price che di lì a poco avrebbe monopolizzato il genere specie per i films tratti dai dai racconti di Egdard Alla Poe.Sono d’accordo che la malattia sia l’orrore più incalzante e quindi una certa associazione tra orrore e malattia, potrebbe anche essere azzardata, ma anche se stiamo raccontando episodi di oltre cinquant’anni fa, non dimentichiamo che tutto il presente scritto è pur sempre un ri-assunto - cosa signica ri-assunto? appunto che i fatti in oggetto non sono una cronaca, ma sono riveduti e corretti, alla luce di conoscenze, cultura, informazioni successive , che si sono andate a sovrapporre all’originaria esperienza.Dire che il filo che lega la ri-assunzione al fatto quasi cronachistico realmente accaduto, è, a dir poco, perlomeno labile,! I più raffinati psicologi, sostengono che nulla è mai successo davvero e ogni ricordo è in sostanza un ri-accordo, per cui la paradigmatica affermazione “nulla è mai successo davvero!” che semmai ecco, sono tentato di rendere un pò meno categorica con l’aggiunta di un paio di paroline “nulla e’ mai successo davvero,,,proprio così!” insomma non proprio eguale, ma simile, e si sa: simile attrae simile. per cui è innegabile che quel filo che lega fatti e ricordi o ri-accordi, come si preferisce dire, sarà anche labile ma anche fortemente significante . Un significante è anche tale quanto più suffragato di conoscenze, e esperienze, il più possibile emozionali; per questo per non lasciarmi fuorviare dal tipo di obiezioni quali quelle accennate , sono tornato lì, proprio con un feed-back, comprendente un bel pò di teorie: quella della ontogenesi che ricapitola la filogenesi(ovvero l’età di 10/12 anni è quella che corrisponderebbe ad un certo periodo della storia dell’umanità, fortemente animistico ove il mondo era popolato di spiriti, demoni, presenze benigne e maligne) quella Junghiana degli archetipi dell’inconscio collettivo , ma sopratutto, venendo allo spostamento di grado e di intensità, della sensazione/impressione (dall’angheria tout court, proprio tipo concreto sopruso, alla suggestione del sentito dire che investe indirettamente non colui che porta il problema, ma un suo trasferimento, una sua peculiarità intrinseca o acquisita, che può essere benissimo una malattia) la teoria dell’inconscio come insiemi infiniti di Mattè Blanco , laddove la bilogica, lo scardinamento dei principi della logica aristotelica, l’assoluta simmetria dell’inconscio che consente un indifferente spostamento di classi di appartenenza infischiandosene dell’effetto di assurdità: non Luigi è padre di Marco e quindi Marco è figlio di Luigi, ma anche Marco per simmetria assoluta , è padre di Luigi, innesca il meccanismo “ Ovatta è cattivo e siccome anche io giocoforza sono investito della stessa cattiveria, sono cattivo!, se ne deduce che se Ovatta si ammala di tubercolosi, dovrò, per la medesima sequenzialità, ammalarmi anche io della stessa malattia!”
il nome è ripreso da un vecchio locale di Praga Solidni Nejistota dei primi tempi dopo la liberazione dal comunismo
mercoledì 3 febbraio 2021
L'ORRORE COME MALATTIA
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