sabato 6 febbraio 2021

I GRANDI TIPO TRUMP E COSSIGA

 


Sto ripensando (e rivalutando all'infinito) Francesco Cossiga non solo per quello che oggi, a 10 anni dalla morte, sembra tornato d'attualità per le parole su Draghi alla intervista di Luca Giurato, ma perchè in effetti mi sono convinto che per essere un grande, uno che sia contro l'attuale sistema consum/comunista a valenza buonista/sinistrorsa e relativo Great reset informatico di terrorismo mediatico sanitario, deve essere una persona  alquanto sopra le righe ecco un picconatore come era Cossiga o un Capitan America come è Trump e come loro ve ne sono stati davvero pochini ecco John Kennedy, suo fratello Bob, politici di non primissimo piano sociale (purtroppo) : Italo Balbo, Dino Grandi, Ferruccio Parri, Cesare Merzagora, scienziati famosi per il loro anticonformismo e il loro essere appunto fuori degli schemi Schrodinger, Dirac, De Broglie, Pauli, Feynman, e anche dei pensatori che davvero hanno ribaltato conoscenze, come Freud, Jung,  Hamer, Jaynes, Mattè Blanco - Il neologismo “picconatore” gli rimarrà appiccicato addosso, insieme al caso Moro, il rapimento e la tragica fine del suo faro politico maturati mentre era il titolare del Viminale. Le sue dimissioni, la canizie improvvisa e la vitiligine alle mani lo segneranno per sempre, oltre alle accuse per lui insopportabili di aver fatto poco o nulla per liberarlo.
Gustosi gli aneddoti ricostruiti su di lui ..... Il burlone che non ti aspetti, tipo Italo Balbo che metteva l'elettricità nel gabinetto di Mussolini,  che chiama la Batteria del Viminale, il centralino riservato del Governo, e avverte: mi si è bloccata la cassaforte. Non era vero. Ma nel giro di 15 minuti arriva un tecnico, un piccolo, preparatissimo signore, che risolve il problema che non c’era. Inventato ad arte per saggiare efficacia e scatto della risposta». Fine teologo, si diceva, cultore di John Henry Newman e Tommaso Moro, conversatore abituale su Antonio Rosmini, a casa sua, col cardinale Joseph Ratzinger. Nel 1966 più giovane sottosegretario, nel 1976 più giovane ministro dell’Interno, nel 1980 più giovane Presidente del Consiglio (il sì all’installazione degli Euromissili, la sua prima 'picconata' al muro con 8 anni di anticipo) nel 1983 più giovane Presidente del Senato; nel 1985 più giovane capo dello Stato. Tre minuti e 31 secondi è la durata dello stringato, durissimo, ultimo messaggio di fine anno, il 31 dicembre 1991. «Io ho dato al sistema picconate tali – disse – che non possa essere restaurato, ma debba essere cambiato». Sassarese, era stato fra i fondatori della Dc in Sardegna insieme a un predecessore sul Colle, Antonio Segni. Il cui figlio Mario – autore della prefazione – ha in comune con Cossiga l’essere stato a sua volta un 'picconatore', in quella fase, senza venirne a capo, essendone travolto a sua volta: «La crisi del sistema – scrive –, con la perdita di rappresentatività dei partiti e la loro crescente incapacità di governo, era già profondissima. Noi ci limitammo a stilare il certificato di morte di soggetti che avevano totalmente smarrito la loro funzione». Ma Cossiga resterà segnato dall’accusa di essersi limitato a «delegittimare la vecchia strada senza tracciare la nuova»

Sferzanti i giudizi sui contemporanei  di cui si annovera quel "vile affarista" a proposito di Mario Draghi, ce n'è comunque per tutti:   Ciriaco De Mita? «Bugiardo, gradasso, il solito boss di provincia»; Paolo Cirino Pomicino «un analfabeta»; Leoluca Orlando «un povero ragazzo, uno sbandato, che danneggia l’unità della lotta alla mafia, mal consigliato da un prete fanatico che crede di vivere nel Paraguay del ‘600» (il gesuita Ennio Pintacuda); Achille Occhetto «uno zombie con i baffi»; Stefano Rodotà un «piccolo arrampicatore sociale, uomo senza radici, parvenu della politica»; Luciano Violante «un piccolo Viscinski»; Giorgio la Malfa «figlio impudente e imprudente d’un galantuomo»; Claudio Martelli «un ragazzino». Nell’Italia degli Anni 90 non ancora avvezza alle intemperanze social, faceva scalpore una strana figura di giustiziere, che menava sulla politica e i suoi rappresentanti ma lo faceva dal podio più alto e istituzionale, quello di Presidente della Repubblica: tutte le frasi di cui sopra, con cui Francesco Cossiga bollava compagni di partito o avversari, sono ormai “passate” alla storia e certificate nel libro di Indro Montanelli e Mario Cervi L’Italia degli anni di fango. 

Non passava giorno che dal Colle non arrivasse un bollettino di feroce, sarcastico, informato svelamento della politica: per un po’ la Penisola fu attraversata da sconcerto ma piano piano tutti si assuefecero, i giornalisti non rimasero più con la penna in mano trasecolati a trascrivere le esternazioni, il pubblico si rassegnò a quelle picconate che non provenivano dal bar sport ma da altissimi luoghi. E Francesco Cossiga andò avanti poi per tutta la vita che gli restava a divertirsi e a spiazzare togliendosi un sassolino dopo l’altro dalle scarpe, in pubblico e in privato, come se non fosse stato e non fosse ancora uno degli uomini più influenti d’Italia, protagonista degli snodi più delicati della Prima e Seconda Repubblica, appassionato di servizi, di intercettazioni e di segreti. Nella sua arruffata e anomala battaglia coglieva qualcosa che era nell’aria. E anche se Massimo Fini disse che era picconatore a senso unico, e che infieriva più che altro sul nuovo che stava avanzando, in realtà lui dava per assodato che la vecchia classe era da seppellire, ma nello stesso tempo annunciava che anche il nuovo che avanzava lasciava parecchio a desiderare. A suo modo metteva in guardia, e nell’aprile del 1992 si dimise in anticipo di due mesi sulla fine del suo mandato, mentre infuriava Tangentopoli. Personaggio potente e controverso, ma mai banale il Cossiga uno, quello che era stato protagonista della Prima Repubblica frequentandone fatti e misfatti…. Vituperato etichettato come  Kossiga con la kappa, o Cossiga con la doppia esse nazista degli anni di piombo e svelatore di segreti di Stato, in verità dopo quello che stanno cercando di farci, i signori dell’iper consumismo digitalizzato e vari superstiti istituzionalizzati di quell’eresia comunista (vedi la Cina)  che alla fin fine si è rivelata la seconda faccia  di  una stessa  medaglia, e’ proprio ad uomini come lui che dobbiamo rivolgerci: fuori degli schemi, anticonformisti, spesso e volentieri pittoreschi,  esagerati , appunto come una picconata tra i denti  del nostro eroe, oppure col ciuffo impertinente che ricorda il Suberbone nostrano, e un po’ alla Capitan America il grandissimo  Trump e la sua splendida moglie Melania ( cui si adatta l’epitto di Salemme verso Eva Herzigova nel film L’amico del cuore “ Nu femmenone esagerato” ) , oppure come dicevo all’inizio, studiosi che hanno veramente cambiato tutto: Nietzsche, Freud, Einstein, Schrodinger, Hamer, etc.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

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