Sto ripensando (e rivalutando all'infinito) Francesco Cossiga non solo per quello che oggi, a 10 anni dalla morte, sembra tornato d'attualità per le parole su Draghi alla intervista di Luca Giurato, ma perchè in effetti mi sono convinto che per essere un grande, uno che sia contro l'attuale sistema consum/comunista a valenza buonista/sinistrorsa e relativo Great reset informatico di terrorismo mediatico sanitario, deve essere una persona alquanto sopra le righe ecco un picconatore come era Cossiga o un Capitan America come è Trump e come loro ve ne sono stati davvero pochini ecco John Kennedy, suo fratello Bob, politici di non primissimo piano sociale (purtroppo) : Italo Balbo, Dino Grandi, Ferruccio Parri, Cesare Merzagora, scienziati famosi per il loro anticonformismo e il loro essere appunto fuori degli schemi Schrodinger, Dirac, De Broglie, Pauli, Feynman, e anche dei pensatori che davvero hanno ribaltato conoscenze, come Freud, Jung, Hamer, Jaynes, Mattè Blanco - Il neologismo “picconatore” gli rimarrà appiccicato addosso, insieme al caso Moro, il rapimento e la tragica fine del suo faro politico maturati mentre era il titolare del Viminale. Le sue dimissioni, la canizie improvvisa e la vitiligine alle mani lo segneranno per sempre, oltre alle accuse per lui insopportabili di aver fatto poco o nulla per liberarlo. Gustosi gli aneddoti ricostruiti su di lui ..... Il burlone che non ti aspetti, tipo Italo Balbo che metteva l'elettricità nel gabinetto di Mussolini, che chiama la Batteria del Viminale, il centralino riservato del Governo, e avverte: mi si è bloccata la cassaforte. Non era vero. Ma nel giro di 15 minuti arriva un tecnico, un piccolo, preparatissimo signore, che risolve il problema che non c’era. Inventato ad arte per saggiare efficacia e scatto della risposta». Fine teologo, si diceva, cultore di John Henry Newman e Tommaso Moro, conversatore abituale su Antonio Rosmini, a casa sua, col cardinale Joseph Ratzinger. Nel 1966 più giovane sottosegretario, nel 1976 più giovane ministro dell’Interno, nel 1980 più giovane Presidente del Consiglio (il sì all’installazione degli Euromissili, la sua prima 'picconata' al muro con 8 anni di anticipo) nel 1983 più giovane Presidente del Senato; nel 1985 più giovane capo dello Stato. Tre minuti e 31 secondi è la durata dello stringato, durissimo, ultimo messaggio di fine anno, il 31 dicembre 1991. «Io ho dato al sistema picconate tali – disse – che non possa essere restaurato, ma debba essere cambiato». Sassarese, era stato fra i fondatori della Dc in Sardegna insieme a un predecessore sul Colle, Antonio Segni. Il cui figlio Mario – autore della prefazione – ha in comune con Cossiga l’essere stato a sua volta un 'picconatore', in quella fase, senza venirne a capo, essendone travolto a sua volta: «La crisi del sistema – scrive –, con la perdita di rappresentatività dei partiti e la loro crescente incapacità di governo, era già profondissima. Noi ci limitammo a stilare il certificato di morte di soggetti che avevano totalmente smarrito la loro funzione». Ma Cossiga resterà segnato dall’accusa di essersi limitato a «delegittimare la vecchia strada senza tracciare la nuova»
Sferzanti i giudizi sui contemporanei di cui si annovera quel "vile affarista" a proposito di Mario Draghi, ce n'è comunque per tutti: Ciriaco De Mita? «Bugiardo, gradasso, il solito boss di provincia»; Paolo Cirino Pomicino «un analfabeta»; Leoluca Orlando «un povero ragazzo, uno sbandato, che danneggia l’unità della lotta alla mafia, mal consigliato da un prete fanatico che crede di vivere nel Paraguay del ‘600» (il gesuita Ennio Pintacuda); Achille Occhetto «uno zombie con i baffi»; Stefano Rodotà un «piccolo arrampicatore sociale, uomo senza radici, parvenu della politica»; Luciano Violante «un piccolo Viscinski»; Giorgio la Malfa «figlio impudente e imprudente d’un galantuomo»; Claudio Martelli «un ragazzino». Nell’Italia degli Anni 90 non ancora avvezza alle intemperanze social, faceva scalpore una strana figura di giustiziere, che menava sulla politica e i suoi rappresentanti ma lo faceva dal podio più alto e istituzionale, quello di Presidente della Repubblica: tutte le frasi di cui sopra, con cui Francesco Cossiga bollava compagni di partito o avversari, sono ormai “passate” alla storia e certificate nel libro di Indro Montanelli e Mario Cervi L’Italia degli anni di fango.
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