IL NEVROTICO E' UN MALATO CHE NON VUOLE GUARIRE " or non ricordo bene se la cosa l'abbia detta Freud o Lacan... però... ecco c'è un però: come la mettiamo se il nevrotico è arrivato ad una età così avanzata, da non solo riprendere la questione del processo di individuazione Junghiana, ovvero funzione trascendente, archetipi, la Persona e magari anche la ricostituzione regressiva della Persona, ma raddoppiati i fatidici 35 anni, sia andato ipotizzando un ulteriore processo che non ha più a che fare con l'individuarsi, ma con il definirsi....appunto un Processo di Definizione! Settantanni , quell'accenno sfumato e lontano della Commedia che, non a caso ha avuto l'epiteto di "Divina", tutto un cammino, qualche gioia, qualche soddisfazione, una marea di dolori, veri o presunti, si sopratutto presunti, ma quell'insistere ossessivo della "paura di aver paura di..." che fa quasi mettere in ombra anche quel poco di buono conseguito, e...si rifà pressante la necessità di un nuovo transfert indotto, non naturale o casuale alla Capria Li Masi o alla Francesco o allo spiritoso Medico del Centro Universitario Del Vecchio . "Vedi Mario" mi faceva osservare l'altro giorno Simone, tu non sei affatto guarito dalla nevrosi, sei sempre lì al terribile Ovatta e alla paura della tubercolosi, al terrore dei terrori dello sputare sangue, si d'accordo non ci sono più il "morta di dura tisi" e neppure i denti di Dracula, però c'è altro, c'è sempre una nuova veste che la paura della paura è capace di indossare " quest'ultima osservazione non l'ha fatta lui, ma io che ovviamente sono diventato un campione a infarcire di conoscenza e significato e con straordinaria insistenza qualsiasi manifestazione dell' esistenza; capirai al rozzissimo Ovatta, a sua madre che faceva la balia, ci ho appiccicato nientemeno che gli insiemi infiniti di Mattè Blanco e la perfetta simmetria inconscia nella traslazione delle classi di appartenenza, roba da far invidia a Freud e al suo uomo dei lupi. Mi sono tanto applicato per cambiare indice di riferimento referenziale, e lo vedi : anche con la sola coscienza dell'io, ci sono perfettamente riuscito (però suvvia non era difficile e sostanzialmente era specifico e congruo del mezzo, difatti era ed è "una metafora", quindi richiedeva solo una certa apertura mentale e ovviamente un cervello pensante), ma adesso si apparecchia un'operazione ben più ardua: l'adesione ad un "indice di accostamento proiettivo" e qui siamo su tutt'altro registro, non più una metafora, ma una metonimia, ovvero lo strumento non dell'io, ma dell'Es e quindi una comprensione non più solo intellettiva, ma emozionale. Roman Jacobson certamente, Pierce, Levi Strauss, De Saussure, Chomsky, ma mettici anche Lacan, Mattè Blanco, Jung, Jaynes, Bateson e... si, anche un andamento alla Milton Erickson; pacifico dunque che parlando di psicoterapia e non di psicoanalisi, che è un'altra cosa, io faccia conto solo di una psicoterapia che si rifaccia a Milton Erickson: ergo da una parte la PNL di Bandler e Grinder, divenuta però dopo la separazione dei due, un pò troppo commerciale, specie sulla focalizzazione impressa dal solo Richard Bandler che è divenuto una serie di guru di troppa Hubbardiana memoria; dall'altra ovviamente il Mentalt Research Institute di Palo Alto fondato da Donald De Avila Jackson con Grigory Bateson, che annovera tra i suoi protagonisti gente del calibro di Paul Watzlavitch, Jay Haley, Richard Fish, Joan Weakland e che appunto si rifà a Milton Erickson e non solo, anche ad altri "maghi" della terapia come Fritz Perls e Virginia Satir e ha una sua, diciamo così, tradizione di pragmatica comunicazionale in Harry Stack Sullivan l'ideatore della terapia interpersonale
il nome è ripreso da un vecchio locale di Praga Solidni Nejistota dei primi tempi dopo la liberazione dal comunismo
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