E se tornassimo sul desiderio? folletti, barbe impigliate e a "cominciare con tre", numero magico rappresentante la perfezione, ma io non ne sono affatto convinto, il senso di compiutezza semmai me lo dà il quattro, oppure la zoppicatura/mancanza del sette, ecco ! sette, in una accezione più moderna direi quasi contemporanea è un altro numero magico e non solo nelle favole, difatti qualche decina di anni fa lo psicologo George Miller stabilì una specie di formula sul limite di capacità umana di rattenere informazioni che vedono il sette appunto investito della qualifica di "magico" mettendoci però un più o meno due: " The Magical Number Seven, Plus or Minus Two: Some Limits on Our Capacity for Processing" la tesi di questo psicologo afferma che il numero di informazioni che una mente umana media può tenere in mente mentre è in funzione di questo 7 ± 2. ed è una tesi che addirittura è assurta a livello di legge: la "Legge di Miller" appunto e ha molto influenzato le ricerche in tal senso della famosa scuola di Palo Alto diretta da Grigory Bateson. Ha influenzato anche le prime formulazioni di Bandler e Grinder che hanno diminuito non il sette, ma quel due portandolo a uno (7 ± 1), però attenzione le informazioni non sono desideri, il desiderio ha sempre qualcosa che ha che fare con la magia e quindi ritornano i folletti, i nani (che anche loro sono canonicamente sette). Il desiderio, a ben vedere è la pietra angolare di tutta la psicoanalisi: cos'è l'infanzia difatti se non l'albergare del desiderio a livello di quasi infinito? ci somiglia anche l'infanzia all'eternità col suo tempo rallentato, col suo mondo a "portata di mano", sotto il balcone, coi suoi caschi di glicini che accompagnano i tuoi passi e i fiori che sembrano spuntare solo per te e che, a posteriori, da adulti si ritrova in un romanzo di Carlo Levi o in racconto di Hermann Hesse, se ne giustifica l'impatto con la ricapitolazione della filogenesi e la teoria dell'Animismo, si legge e si rilegge Freud, come diceva Lacan, si inizia col defilè degli archetipi dell'inconscio collettivo di Jung e si va alla ricerca degli insiemi infiniti di Mattè Blanco. e in buon ultimo (ideale... non cronologico) si cerca il folletto, la barba impigliata, il genio della lampada.Per arrivarci a questo benedetto desiderio, se non proprio dentro, perlomeno nei pressi, all'intorno, come diceva Eraclito, e scoprire magari che non c'è nessun dio nei paraggi, ma piuttosto un demonio. Il detto di Eraclito suona infatti : "ηθος ανθρωπω δαιµων" c'è anche chi ha tradotto quell' Ηθος con carattere e quindi sarebbe il carattere degli uomini ad essere prossimo ad un demonio, ma Ηθος significa anche soggiorno, luogo dell’abitare ed ecco allora che secondo la parola di Eraclito: non il carattere, ma il luogo è δαιµων! e siccome Eraclito usa indifferentemente tale parola sia per demonio che dio, Il detto, significa che l’uomo, abita nella vicinanza del dio che però è anche demonio, ovvero !al di la' del bene e del male! tra le strade e stradelle di questo cammino possiamo quindi imbatterci nella curiosa scenetta del nanetto colla barba impigliata sotto un tronco d'albero o in quella famosa lampada che contiene il genio imprigionata. "bhe", come diceva Julia Roberts nel film "Pretty Woman" ...."voglio la favola!"
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