Fino al periodo precedente la grande farsa della pandemia di covid 19, e detto in termini anagrafici personali arriviamo alla venerada eta' di 72 anni, credevo poco ai vari complotti
di Societa’ Segrete, associazioni piu’ o meno esoteriche, massoneria, o meglio non che ne negassi l’esistenza, piuttosto ne negavo la rilevanza, un po’ alla Alberto Sordi in “Un borghese piccolo piccolo” che si fa massone solo per trovare un loculo al cimitero del proprio figlio: diciamocela schietta : un buffonata! Buona al massimo per il film di James Bond : come la famigerata Spectre e il Dr.NO. Embe’ debbo convenirne : per settanta e passa anni non avevo fatto altro che toppare. Prendiamo ad esempio questa Fabian Society di cui oggi si parla tanto per essere di pertinenza di piu’ di un politico attuale, in ispecie di quelli piu’ coinvolti nel processo di ribaltamento dei valori tradizionali di tutta la nostra civilta’in nome di un astratto sociale di stampo socialdemocratico e la entusiastica adesione ad un mondo iper tecnologizzato con i piu’ avanzati mezzi informatici e digitali. Eppure questa Fabian Society non ha dalla sua, moltissima storia come chesso’ i Rosacroce, le varie Logge Massoniche, la Thule e altre Societa’ piu’ o meno segrete in quanto nasce meno di centocinquant’anni fa a Londra nel 1884 con uno statuto di semplice associazione, priva di personalità giuridica, cosa che conserva ancor oggi , laddove pero’ come fatto notare, molti suoi membri rivestono rilevanti ruoli di potere e sono molto influenti e dentro ai sistemi di comando di mezzo mondo…. bhe si citano il Presidente del consiglio italiano Draghi, quello inglese Johnson e quello francese Macron, molti ministri come ad esempio l’impossibile Ministro della Salute italiano Speranza la cui incompetenza e razzaffoneria sono balzati agli occhi, eppure ancora oggi detiene un posto al parlamento e nessuno lo ha rimosso; ed ancora ci sono non troppo velate corrispondenze persino con i principali artefici dell’attuale situazione distopica internazionale, ovvero gli Schwab, i Gates, i Rotschild, i Soros. Ad esempio, il termine Nuovo Ordine Mondiale (New World Order), che abbiamo sentito riecheggiare tante volte in questi ultimi vent'anni, è di loro conio. New World Order è il titolo del saggio di uno dei fabiani più illustri: Herbert George Wells. In questo libro del 1940, a pochi mesi dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo scrittore, quattro volte candidato al premio Nobel, vagheggiava un governo mondiale socialista fondato sul primato della scienza. Ma procediamo con ordine, torniamo alla fondazione della Società Fabiana. Alcuni membri dell'elite vittoriana di fine '800, fra i quali lo scrittore e spiritista Frank Podmore e l'aristocratico Henry Hyde Campione, diedero vita alla Fabian, il cui nome si ispira a Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore,il console romano noto per aver combattuto Annibale con la sua speciale tattica militare fatta di attese, piccoli scontri,soprannominato quindi il Temporeggiatore proprio per quel fatto di logorare le forze nemiche, evitando scontri in campo aperto, ma cercando invece una guerra tattica, fatta di atti di guerriglia, di nascondimenti, di avanzamenti e arretramenti. Un prendere tempo per arrivare a colpire in maniera decisiva solo al momento opportuno. È esattamente questa la via attraverso la quale i fabiani intendono imporre una dittatura collettivistica, uno Stato socialista mondiale che stabilisca il nuovo ordine. Vogliono instaurare un socialismo guidato da una ristretta aristocrazia del potere, ma non attraverso un atto rivoluzionario immediato quanto piuttosto attraverso il gradualismo, un prendere il potere un po' alla volta, con riforme da attuare inserendosi man mano nei gangli delle istituzioni esistenti, trasformandole, in modo quasi impercettibile, dall'interno. Solo quando si saranno realizzate le condizioni ottimali, allora occorrerà dare la zampata finale, colpire duro e, se necessario, usare anche la violenza per completare l'opera. Un piano che richiede pazienza e tecniche molto più raffinate rispetto a quelle "rozze" e immediate dei bolscevichi sovietici, anche se il fine è molto simile. Per questo i contatti e i rapporti fra i fabiani e i comunisti russi ci furono e furono importanti. Il grande scrittore George Bernard Shaw, uno dei fabiani più famosi di sempre, teneva i ritratti di Stalin e di Lenin ai lati del camino della sua abitazione e i coniugi Sidney e Beatrice Webb, fabiani anch'essi, scrissero nel 1941 la seconda edizione del loro libro sull'URSS, Soviet Communism: A new civilisation?, togliendo il punto interrogativo, ossia la Russia sovietica era, per costoro, una nuova civiltà senza alcun dubbio. E lo fecero mentre in Unione Sovietica le purghe contro i dissidenti, i gulag, le deportazioni e gli stermini erano fatti già noti. Bernard Shaw fece un viaggio in Russia nel 1931, probabilmente incontrò Stalin, e scrisse: «ammiro il realismo di Stalin», affermando che «la Russia non aveva alcun problema alimentare... e che disponeva di un sistema carcerario modello». Aggiungendo: «in Inghilterra un delinquente entra in prigione come un uomo normale e ne esce criminale, mentre in Russia egli entra che è un criminale e ne viene fuori rigenerato... A tal punto che molti carcerati, per migliorare se stessi, si prolungano spontaneamente la pena». Shaw così concludeva: «Stalin ha mantenuto tutte le promesse; ha creato una società giusta e di conseguenza mi tolgo il cappello davanti a lui». Si possono trovare altre dichiarazioni d'amore di questo genere anche da Wells e perfino il grande economista John Maynard Keynes, nei primi anni '30, ebbe qualche simpatia per i Fabiani, per poi per fortuna rigettare tutta la loro concezione socialistoide unitamente all’ideologia e prassi del comunismo sovietico. In verita’ le visioni della Fabian erano ben più sofisticate e avanzate di quelle sovietiche, come si comprende anche da un esplicito discorso tenuto da George Bernard Shaw in quegli anni: «Il nostro tipo di propaganda è permeare. Abbiamo spinto i nostri aderenti a iscriversi alle associazioni liberali e radicali del loro distretto o, se preferivano, alle associazioni dei conservatori. Ci siamo infiltrati nelle organizzazioni di partito, e con la più grande abilità e con la massima energia, abbiamo tirato tutti i fili sui quali siamo riusciti a mettere le mani. Abbiamo avuto tanto successo che, nel 1888, abbiamo ottenuto il vantaggio di una solida maggioranza progressista piena di idee che a nessuno sarebbero venute in mente se non ce le avessero messe i fabiani». Fin dall’inizio della loro attivita’ la Fabian Society intraprese un'intensa attività propagandistica attraverso conferenze e opuscoli - i cosidetti Fabian Tracts – che precisano i connotati del socialismo che intende si promuovere, massimalista negli intenti ma gradualista nella strategia. La pressoché definitiva fissazione delle idee avviene con la pubblicazione, nel 1889, dei Saggi fabiani - Fabian Essays in Socialism -, una raccolta di conferenze dei fabiani più eminenti, il cui significato è più tardi così descritto da Edward Reynolds Pease (1857-1955), fondatore, a lungo segretario e storico della Fabian Society; "I Fabian Essays presentavano il socialismo come fondato non sulle speculazioni di un filosofo tedesco, ma sulla naturale evoluzione della scienza economica così com'era insegnata dai professori inglesi accreditati; costruivano l'edificio del socialismo sulle fondamenta delle istituzioni politiche e sociali esistenti da noi; dimostravano che il socialismo era semplicemente la prossima fase dello sviluppo della società, resa inevitabile dai mutamenti comportati dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo." Nei Saggi i fabiani si accreditano come eredi del radicalismo britannico che, ricollegandosi all'esperienza dei levellers - i "livellatori" - al tempo della prima Rivoluzione inglese (1642-1646), doveva portare, attraverso l'utilitarismo di Jeremy Bentham (1748-1832) e di James Mill (1773-1836), a John Stuart Mill (1806-1873). Ravvisano il compimento dell'utilitarismo - che aveva criticato in nome dell'utile individuale e sociale i concetti di diritto naturale, di legame storico e di obbligazione politica - nella lotta contro la proprietà privata, giudicata un irrazionale residuo del passato, e nella rivalutazione del ruolo dello Stato come promotore della felicità pubblica, l fabiani non attendono dunque - secondo Sidney Webb - "improvvise palingenesi immaginate dagli utopisti e dai rivoluzionari", ma " propugnano soltanto la crescente adozione di un principio di organizzazione sociale che il mondo ha già scoperto essere lo sbocco inevitabile della democrazia e della rivoluzione industriale"; infatti - come afferma Sydney Olivier (1859-1943) - "il socialismo è figlio dell'individualismo. il socialismo non è che individualismo razionalizzato, organizzato, rivestito e con la testa a posto". Individuano perciò promettenti segnali di slittamento verso il collettivismo nelle nazionalizzazioni e nelle municipalizzazioni dell'industria, nello spostamento dell'onere fiscale a carico della rendita e dell'interesse, nella crescente regolamentazione governativa dell'impresa privata, negli elementi di razionalizzazione economica insiti nei cartelli e nei trust, nell'eliminazione, attraverso le società per azioni, dell'elemento personale nell'amministrazione degli affari, a favore di un'anonima burocrazia industriale. Particolare importanza attribuiscono alle municipalizzazioni, ritenute forme collettivistiche più flessibili rispetto alle nazionalizzazioni: fino alla conclusione della prima guerra mondiale i fabiani operano quasi esclusivamente nelle amministrazioni locali, guadagnandosi l'appellativo di socialisti water and gas, "dell'acqua e del gas", e realizzando significative riforme in senso socialista come l'Education Act del 1902-1903, che disegna la fisionomia della pubblica istruzione inglese». Nello stesso periodo manifestano la propensione al lavoro dietro le quinte, la cosiddetta "permeazione", che consiste nell'inoculare -scrive Beatrice Webb - «a ogni classe, a ogni persona la giusta dose di collettivismo che erano in grado di assimilare», e che si rivolge ad ambienti e a personaggi politici locali e nazionali - in primo luogo del Partito Liberale - e del mondo sindacale e cooperativo per spingerli, senza formali conversioni o addirittura inavvertitamente, a scelte pratiche in senso socialista. Il lavoro dietro le quinte ben si addice alla mentalità dei fabiani, che si sono sempre considerati una ristrettissima élite di "ingegneri sociali."Nel 1895, per iniziativa di S. Webb, la Fabian Society si dota di un istituto parauniversitario, la London School of Economics and Social Sciences, destinato a un notevole ruolo nella formazione dei quadri della pubblica amministrazione anglo-americana e dei paesi dell'impero, prima, e del Commonwealth, poi; nel 1912, inizia la pubblicazione di un settimanale, il New Statesman. «Ho introdotto lo studio del diritto amministrativo alla London School of Economics perché il diritto amministrativo è il germe del collettivismo», ebbe a dire S. Webb a conferma dell'importanza attribuita alla classe dei funzionari pubblici nell'edificio sociale concepito dai fabiani. Durante il primo conflitto mondiale, come poi durante il secondo, S. Webb apprezza le potenzialità socialiste dell'economia di guerra, con la sua razionalizzazione dell'apparato produttivo e con la forzata mobilitazione di uomini e di risorse. Occupandosi di temi di politica internazionale, i leader fabiani manifestano l'aspirazione a uno Stato mondiale a guida tecnocratica - del quale l'impero britannico doveva essere il germe -, incaricato di amministrare pianificatamente le risorse materiali e umane del pianeta. Dagli anni 1890 i fabiani, pur non rinunciando mai completamente alla "permeazione", si dedicano alla consulenza politica dei raggruppamenti socialisti, radicali e sindacali, fino alla nascita, nel 1906, del Labour Party, di cui costituiscono non solo la componente intellettuale, ma anche l'anima realmente socialista. "Per ispirazione fabiana" - scrive lo storico George Douglas Howard Cole (1889-1959), economista e presidente della Fabian Society dal 1939 al 1946 - il partito laburista si trasforma "da vaga federazione di socialisti e sindacalisti in un partito socialista appoggiato dai sindacati". Durante gli anni 1930 i leader fabiani rivolgono la loro attenzione al grande esperimento sovietico. Nel 1931 Shaw visita l'Unione Sovietica ricevendo accoglienze trionfali; L'ammirazione per il socialismo sovietico porta Shaw ad affermare, nel 1947, che i primi fabiani «sono vissuti tanto da vedere il gigantesco esperimento russo convertito completamente al fabianesimo sotto Lenin e Stalin». Gli anni 1930 portano a un parziale rinnovamento dei quadri intellettuali della Fabian Society, la cui attività di ricerca e di propaganda è alla base del programma laburista con il quale tale Partito vincera’ le elezioni del 1945:politica di pieno impiego;
nazionalizzazione di importanti rami dell'industria - combustibili, energia elettrica e trasporti interni -;
pianificazione dei settori industriale e agricolo;
controllo del settore creditizio;
marcata imposizione fiscale sui patrimoni;
controllo degli affitti e dei prezzi;
ampi poteri di espropriazione per pubblica utilità;
allargamento dei servizi sociali e riforma della pubblica istruzione.
La vittoria laburista del 1945 assegna ai fabiani rilevanti responsabilità politiche: oltre al primo ministro Clement Richard Attlee (1883-1967) e a nove ministri, erano fabiani altri trentacinque membri dello staff governativo. Nei sei anni di governo laburista molto di quanto previsto nel programma elettorale viene realizzato o almeno impostato. Quando, nel 1951, cade il gabinetto Attlee, la fisionomia del Welfare State britannico è pressoché definitiva o in via di completamento, e destinata a permanere, sia con i governi laburisti che con quelli conservatori, fino all'era Thatcher, che ha segnato una decisa fuoriuscita della Gran Bretagna dal tunnel del socialismo Con il fabianesimo si enfatizza, a mio parere quel sempiterno compromesso della Societa’ Inglese tra potere e populismo : da Elisabetta la Grande che creava Pari del Regno banditi e corsari, ai tempi della sua grande lotta alla Rivoluzione francese, l’Inghilterra e’ stata sempre il Paese del compromesso, delle abilita’ diplomatica, di non essere mai da una parte precisa, ma sempre da quella piu’ conveniente. Nazione “bottegaia” la defini’ Napoleone ma il suo essere bottegaia e quindi maestra nei raggiri economici e sociali, l’ha sempre portata a prevalere sia contro un Napoleone che contro un Hitler e in tempi recentissimi anche con l’ultima incarnazione del male e della perfidia ovvero la cosidetta Europa Unita, la UE delle banche e della finanza, da cui tuttavia lei Inghilterra il Paese piu’ capitalista di tutti ha preso le distanze: forse perche’ anche il piu’ individualista, ma di un individualismo pronto a perderci la faccia, come fece chesso’ colla rivolta delle Colonie americane o anche con la perdita di tutto il suo Impero Coloniale dopo la seconda guerra mondiale. Si rinuncia a tutto, dignita', onore, prestigio pur di non perdere i propri tornaconti. Non stupiamoci dunque che l’Inghilterra sia la patria della Fabian Society cosi’ come lo e’ delle piu’ potenti logge massoniche .
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