martedì 7 maggio 2024

MA QUALE ORIGINE?

Di ipotesi sull’origine  dell’uomo ce ne sono a bizzeffe e quella di Darwin, che postula una continua incessante evoluzione accompagnata da una sorta di selezione naturale per favorire gli elementi piu’ adatti alla vita,  e’ solo una, che anche se piuttosto avversata sugli inizi, poi ha finito per dominare quasi incontrastata  nel panorama,  diciamo cosi’ scientifico, della conoscenza umana. Per la verita' la teoria evolutiva di Darwin che come detto ai suoi inizi fu ferocemente avversata dalla scienza ufficiale vigente, mostra piu’ che altro la sua perfetta aderenza ad un’altra teoria non sull’origine, ma piuttosto sulla relativita’e variabilita’  delle modalita’ di conoscenze
umane, quella di Thomas Kuhn che per suffragare le sue tesi ha imposto  l’utilizzo del termine paradigma, intendendo con tale espressione l’insieme di teorie, leggi e strumenti  che definiscono una ricerca fino alla sua accettazione e ne ha messo in moto il suo procedere per fasi che finiscono appunto per determinare quelle che si intendono per rivoluzioni scientifiche. Tutta la teoria evolutiva di Darwin per la quale e’ stata ovviamente applicata la dicitura di una di queste “rivoluzioni scientifiche”  altro   non e’ che un paradigma che rappresenta l’inverazione della tesi di Kuhn, ovvero il suo prevalere sui precedenti paradigmi non e’ stato dovuto ad una particolare evidenzia o efficacia,  ma dall’abbandono degli schemi precostituiti dal paradigma precedente, quindi 
non sarà necessariamente il paradigma più "vero" o il più efficiente ad imporsi, ma quello in grado di catturare l'interesse di un numero sufficiente di scienziati, e di guadagnarsi la fiducia della comunità scientifica dominante. La scelta del paradigma avviene, come detto, per basi socio-psicologiche oppure biologiche, ovvero i vecchi scienziati, fermi nelle loro convinzioni muoiono e sono sostituiti da giovani scienziati che si sono familiarizzati col nuovo paradigma. Forti quindi della effettiva e riscontrabile validita’ della teoria delle rivoluzioni scientifiche di Kuhn, (l’unica cosa fissa e’ il cambiamento) passiamo ad esaminare altri paradigmi,  che non solo non contemplano  l’evoluzione come  motore della vicenda umana, ma  considerano il tempo come una sorta di caduta da un’epoca di splendore, grandezza e felicita’ a successivi stadi di decadenza e considerano l’attuale stato di cosidetto  progresso e i tempi moderni come il piu’ grande male.

E’ questa la tradizione piu’ antica, quella di cui parla  Esiodo  nel suo Le Opere e i giorni dove viene menzionata una primigenia eta’ dell’oro  equiparata agli dei e di  successive eta’ caratterizzate da metalli sempre meno preziosi fino ad una ultima eta’ che non ha piu’ neppure il referente di un metallo, ma di una lega, cioe’ una mescolanza, un ibrido:  il ferro che e’ correlato alla classe sociale piu’ abietta : i servi. Lo  stesso  si rimarca un po' in tutte le piu’ antiche culture, ivi compresa la grande tradizione indiana dove tali eta’ sono denominate Yuga e l’ultima detta kali Yuga ha una inquietante similarita’ con il ferro dei servi. Una tradizione  si badi bene che coerentemente ai passaggi di eta’, le societa’ piu’ evolute o piu’ decadenti (dipende dal punto di vista adottato) nel loro  frenetico perseguire  del progresso e del modernismo ha lasciato cadere, ma che  pensatori meno legati a interessi particolari e piu’ liberi mentalmente,  non hanno mancato di rilevare, sottolineando in genere lo stadio di decadenza piu’ appropriato  al periodo preso in considerazione.E’ questo il caso di Julius Evola un filosofo
 particolarmente ostracizzato dalle classi di potere e quindi condizionanti della cultura, che si sono affermate specie dopo la seconda guerra mondiale.  Fin dai suoi primi saggi Evola ha riconosciuto il particolare grado di decadenza della societa’, in particolare occidentale , riconoscendovi in essa l’appartenenza alla classe dei mercanti ovvero l’eta’ del bronzo con la prevalenza e sistematica progressiva dominanza dell’interesse commerciale, del denaro, del mercato, di un unico valore quello di scambio in tutti i rapporti della convivenza umana,  con ulteriore aggravio dovuto all’adozione di un esasperato tecnicismo inauguratosi con la Rivoluzione industriale di meta’ del XVIII secolo e ulteriori tasselli di supporto : una nazione come l’Inghilterra incline a scendere a patti con tale classe di i mercanti, in nome di interessi economici, la scelta di farsi paladina di tali  interessi e rinunciare in nome di questi a qualsivoglia privilegio di ordine dinastico  esemplificativo e modello dei secoli a venire il titolo di Lord conferito dalla regina Elisabetta detta la Grande, ad un volgare criminale e bandito  come Francis Drake, le manipolazioni della massoneria nel suo continuo fomentare di guerre, sommosse, rivoluzioni, rivalita’ tra stati, crisi economiche, epidemie su larga scala, etc.  e le sempre maggiori implicazioni e correlazioni tra il fattore economico e il fattore tecnico, fino addirittura ad una vera e propria  sostituzione della specificita’ umana con il referente del prodotto piu’ vincolante della rivoluzione industriale : la macchina. Anche Rene’ Guenon , un altro di questi liberi pensatori non asservito al carro del mercimonio delle societa’ di mercanti (che detto per inciso io definisco “bottegai”), ha denunciato in tutta la sua opera il modernismo e il progresso, astraendosi però in una temporalita’ molto piu’ dilatata e  ispirata alla filosofia indu’ che correla l’ultimo periodo quello del kali Yuga ovvero dell’estrema decadenza, a ben 6 mila anni fa. Con Evola restiamo nell’ambito del possibile e del vissuto perche’ sono numerosi gli indizi che correlerebbero l’inizio dell’eta’ dei mercanti e quindi del bronzo ai tempi della fine del Medioevo e dell’inizio dell’Umanesimo, un periodo che ha anche riscontro nella Grande Pandemia di peste del 1348 - curioso eh!?... questo inciso che  correla periodi di gran cambiamento sociale, perlopiu’ a beneficio di pochi e a detrimento di molti, ad una terribile emergenza sanitaria. Si tratta di  una cosa ricorrente proprio a partire da quella meta’ del trecento e ripresentatasi a scadenze quasi obbligate, praticamente fino ai nostri giorni… dopo una guerra, un assedio, una carestia, tutti frangenti presi a pretesto, sempre da quei pochi,  per imporre misure straordinarie inevitabilmente a tutto sfavore della liberta’ e della ragione, in quanto alimentate dalla menzogna di un abnorme gonfiaggio della gravita’ della pestilenza,  della letalita’ e da una sempre piu’ diffusa paura a bella posta innescata da compiacevoli servi (i garzoni dei bottegai, ovvero politici, informatori, comunicatori, pseudo esperti  e altre sottocategorie di umanita’). Antiche tradizioni quindi  con opportune rivisitazioni, prendendo in esame sia altre ipotesi evolutive come quella di Lamark, ma lasciando spazio anche a concezioni decisamente piu’ fantasiose tipo  gli antichi 
astronauti di Erich 
Von Danichen gli Elohim di Biglino, gli Annunachi di Zacharia Sitchin. 
 Diciamo che tutto concorre a formulare un ulteriore paradigma piu’ composito e forse un tantino piu fantasioso di quello di Darwin, che proprio le ultime battute del cosidetto progresso sociale,  nelle sue manifestazioni  più distopiche potrebbero forse indicare che siamo alla vigilia di un passaggio di fase.  Ipotizziamo che abbiano tutti una parte di ragione, tutti indiscriminatamente,  anche quello che siamo andati a formulare prendendo un po’ da questo un po’ da quello, prendendo anche parti  da quello che di solito non rientra nelle teorie dell’origine dell’uomo, come ad esempio nel libro di Julian Jaynes “Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza (1976) dove viene presa in considerazione solo una porzione dell’essenza umana  - be’ una porzione “di tutto rispetto ” visto che e'
stata tirata in ballo probabilmente la specifica piu’ rilevante che fa l’uomo uomo, quella da cui non a caso cominciano tutte le storie, la civilta’, e tutto sommato l’idea stessa di uomo che abbiamo potuto farci, proprio in quanto abilitati in tal senso dalla coscienza, la facolta’ di stabilire una connessione tra la nostra presenza e il mondo : l’io in relazione all’ambiente. Una ulteriore componente da non sottovalutare in alcun modo e’ quella del pensiero psicoanalitico con la messa in campo
dell’inconscio e quindi la teoria di Freud, in particolare quella della seconda parte del suo pensiero inaugurata con il saggio Al di la’ del principio del piacere e  la formulazione della pulsione di morte, dove tra l’altro sempre Freud si produce in una vera e propria ipotesi cosmogonica di un impatto tra una cometa staccatosi dalla spirale primordiale e il nostro pianeta con quindi una prassi metodologica di continua creazione  previa coazione a ripetere. Assieme a Freud tanto per rimanere in ambito psicoanalitico  possiamo quindi aggiungere Sandor Ferenczi  con il suo straordinario  libello “Thalassa” sottotitolato “psicoanalisi delle origini della vita sessuale” che io scherzosamente ho sempre chiamato la teoria del pescetto primordiale, ovvero ….” la teoria del cazzo”.
Un’’ultima  aggiunta  e’ data infine da un medico operativo  Ricke Geerd Hamer che ha scoperto (1978) l’origine di un’altra componente che a rigore non fa parte della struttura umana, ma ne condizione lo stato, l’essenza, il suo essere al mondo : una origine della malattia. 
Forti di tali  premesse tracciate su tutte le componenti di una questione delle origini (Darwin-Lamark-Esiodo-Kali yuga-Bibbia-Guenon-Evola-Freud-Ferenczi-Van Danichen-Biglino-Sitchin-Jaynes-Hamer) andiamo a comporre una narrazione su quella che potrebbe essere stata l’origine dell’uomo, tenendo anche ovviamente conto delle varie accezioni ed eccezioni di ognuno degli apporti sopracitati.  Non chiamiamoli Astronauti dello spazio, Annunachi e neppure Elohim, non chiamiamoli in alcun modo,  però conveniamo che in effetti un qualcosa di estraneo alla nostra biologia e persino alla natura del nostro pianeta, dovette presentarsi.
No io non vedo omini verdi, ne’ giganti, ne’ esseri con tre occhi, vedo semmai una forma di energia del tutto incommensurabile al pensiero umano, che in una qualche maniera ebbe modo, in un determinato momento, di entrare in contatto col nostro pianeta.   come? Non ne ho la minima idea;
  quando ? bhe quando, precisamente non sono in grado di rispondere, ma di certo parecchio tempo fa senza dubbio, diciamo senz’altro prima di tremila anni fa, cioe’ prima dei periodi che possiamo andare a denominare storici, prima che…,  ecco qui cominciamo a convenire con le componenti che abbiamo elencato, prima che l’essere umano pervenisse ad un linguaggio articolato ben delineato con segni e quindi con capacita’ di trascrivere pensieri in grado di essere compresi da altro e senza bisogno di intermediari tipo auguri, sciamani, profeti, profetesse, sibille – diciamola papale papale, prima che l’uomo pervenisse a quell’analogia tra se e l’ambiente che e’ sostanzialmente quello che viene definito coscienza. Ecco quindi di para patta Julian Jaynes e il suo straordinario saggio “Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza”  che ci dice che la coscienza e’ un meccanismo neuronale posteriore al linguaggio e del cui linguaggio utilizza gli assi portanti della sua struttura,  ovvero la condensazione per similarita’ di significazione di una appartenenza, che e’ stata chiamata metafora (cosa e’ questo? ….Be’ e’ come quello!....) , e lo spostamento non tanto di una significato, quanto di un significante ovvero secondo la distinzione di De Saussure:  tutto quello che ha a che fare con una data cosa (per intenderci oltre al netto significato di rassomiglianza, piuttosto tutto quello che e’ annesso a qualla data cosa, il sentito dire, l’odore, il gusto?) - un insieme di conoscenza e sensazione che e’ stato denominato metonimia. Torniamo quindi a quel “quando?” riferito alla temporalita’, ma aggiungiamoci anche le preposizioni “per quanto?”  per quanto tempo si e’ avuto questo quando? Eh qui sono davvero dolori, perche’ manca qualsivoglia dato, ci sono solo una serie di manufatti impossibili tipo le piramide egizie, ma anche quelle del sud
america, mura ciclopiche, costruzioni del tutto 
inspiegabili con il metro di giudizio delle nostre conoscenze,
  che hanno appunto dato adito alle ipotesi piu’ fantasiose e che non sono assolutamente catalogabili e databili, non sono neppure minimamente concepibili nel racconto della nostra vicenda che ripeto ha un calendario che non riesce ad andare oltre ai tremila anni . La domanda quindi “per quanto” puo’ essere durata questa correlazione tra queste misteriosissime entita’ quasi certamente neppure corporee e la nostra invece concreta corporeita’ in una accezione neuronale e intellettiva del tutto  imprecisata, non puo’ neppure essere ipotizzata – determinate scoperte o calcoli astrofisici su condizioni climatici o eventi meteorologico o tellurici  ci danno manufatti costruiti  con una approssimazione temporale  databile a cinque, sei, sette , anche oltre diecimila anni fa. Anche le stesse considerazioni sulla fisicita’ degli uomini o ominidi, come si voglia denominarli, sono quanto mai imprecise  e suscettibili di errori e continui aggiustamenti; le diatribe su homo sapiens, homo di Neanderthal e altre supposte appartenenze e qualificazioni non hanno alcun serio fondamento e c’e’ poi la sconvolgente constatazione che tutte le civilta’ dell’antichita’,  egiziana, sumerica, assiro, babilonese, indiana, cinese, non abbiano affatto  quello che somiglia ad una evoluzione, passaggio cioe’ da uno stadio piu’ primitivo e rozzo ad uno via via sempre piu’ evoluto, ma comincino praticamente d’acchitto, gia’ belle e e confezionate in tutto il loro armamentario e il loro bagaglio di conoscenze, cultura e civilta’ – d’altronde e’ quanto mai indicativo che quegli autori liberi, originali e non asserviti ad un precostituito ordine sociale, tra cui annoveriamo Guenon, Evola, Pound, Eliade, non abbiano mai preso nella minima considerazione il passaggio da uno stadio meno evoluto ad uno piu’ elaborato ed anzi, Evola ad esempio, nel suo “Rivolta contro il mondo moderno” abbia mostrato l’inconsistenza della stessa dicitura del termine “uomo delle caverne” sottolineando che mai e poi mai e’ stato dimostrato  che l’uomo abbia vissuto in caverne, ma semmai le frequentava occasionalmente per scopi ritualistici o di raduno. Quando e per quanto dunque potrebbe essere stato il periodo di contemporaneita’ tra entita’ e umani? Si va da un minimo di limite di tremila anni fa, ad un massimo che non  e’ assolutamente definibile : diecimila, ventimila, cinquantamila, centomila anni fa, tutto e’ possibile, poiche’ nessun riscontro di datazione effettiva puo’ essere esperito e difatti i miti di
Atlantide, Lemuria, Pandeia e quant’altro di narrazioni di luoghi e tempi non determinati, abbondano in tutte le civilta’. Diciamo dunque che non sappiamo niente di e su queste entita’ e del loro rapporto con l’uomo,
  possiamo solo supporre certe modalita’ anche di frequentazione o magari di subordinazione nostro nei riguardi loro, soprattutto in virtu’ di un fortissimo  divario di conoscenze e abilita’.  Ammettiamo dunque che queste entita’ capitate per chissa’ quale caso o necessita’ sulla terra si siano trovate nella necessita’ di utilizzare, come manovalanza, come supporto, come schiavi,  gli esseri viventi presenti nel pianeta,  animali di vario tipo tra cui ovviamente anche questo strano bipede, un tantino piu’  composito degli altri e in grado di poter apprendere certe tecniche, che avrebbero potuto tornare utili a chissa’ quali  fini dei nostri particolarissimi viaggiatori. Certo loro avrebbero messo le tecniche piu’ raffinate, i calcoli piu’ che infinitesimali per una stretta correlazione con l’intero cosmo, gli allineamenti coi pianeti, con le costellazioni, i codici di orientamento, mentre per gli uomini si sarebbero riservati compiti più umili, dapprima poco piu’ di quelli di una bestia da soma, ma via via sempre piu’  elaborati e complessi, tipo quello di riuscire da soli a costruire edifici, templi, monumenti, dighe, argini, innalzare difese e anche cominciare a edificare citta’. Per riuscire appieno in tale compito bisognava pero’ innescare nel cervello  umano una specie di codice, che assicurasse una pronta e assoluta risposta ad ogni richiesta da loro effettuata ed ecco che torniamo al nostro Jaynes e alla sua mente bicamerale. 
Quale miglior codice di un meccanismo di suddivisione cerebrale, dove una parte del cervello restava deputata ad ampliare una conoscenza del proprio ambiente fondata sulla condensazione di significati accostati per somiglianza e similarita’ ovvero attraverso metafore (emisfero sinistro) ed un’altra nell’emisfero opposto (destro) specializzata invece nel ricevere informazioni trasmesse per trascinamento di significanti, metonimie  incentrate su prescrizioni, accorgimenti, suggerimenti ordini, tutta una serie di prescrizioni che dovevano avere la peculiarita’ di essere immediatamente recepite ed eseguite senza indugio, senza alcuna pausa  di incertezza e dubbio, senza la minima riflessione. Per la prima di questi due meccanismi  cioe’ la metafora, andava  benissimo il linguaggio articolato che forse proprio grazie a qualche intervento  delle nostre entita’, si rese subito abbastanza disponibile con progressiva accellerazione, per la seconda,   il linguaggio articolato era fuori gioco, non c’era alcun bisogno di stabilire paragoni o di capire cio’ che si doveva fare, doveva essere fatto e basta, quindi bisognava utilizzare nel trascinamento di esperienze ripetute, ammaestramenti, comandi, financo imposizioni,  qualcosa che non potesse essere dissuaso, meno che mai discusso, qualcosa che dovesse essere solo obbedito. La parola obbedire viene dalla radice del verbo latino audire piu’ il prefisso ob, che conferisce al termine il significato  di “ascoltare stando di fronte”, quindi   l’uomo in quuesta sua seconda modalita’ di apprendimento, con tutta probabilita’ anche questa  propiziata da un intervento genetico di predisposizionamento da parte delle misteriose, incommensurabili entita’,  deve disporsi ad ascoltare la disposizione che di volta in volta gli verra’ impartita a secondo del compito assegnatogli per interagire efficacemente con l’ambiente che lo impegna- una faccenda piu’ che altro auditiva  e difatti viene scelta la modalita’  delle voci per impartire tali disposizioni, voci ingenerate automaticamente dall’emisfero destro del cervello non appena una situazione raggiunga il grado di stimolo per innescarla. (oggi lo chiameremmo stress da impegno). L’udito, si badi bene e ‘ il senso  di minor controllo dell’apparato umano, noi possiamo gestire le immagini, la  vistam  chiudendo gli occhi, distogliendo lo sguardo, possiamo evitare il contatto di un oggetto, evitare un percorso, non bagnarci in un fiume, ma non possiamo per quanto  ci turiamo le orecchie, non sentire una voce, specie se questa promana dal nostro interno, innescata da un certo grado di eccitazione; ecco perche’ le entita” avevano scelto la voce, una loro voce,  assertiva, categorica, imperativa per assicurarsi che gli uomini non mancassero di ricevere questo tipo di comunicazione, di loro comunicazione. Come spiega esaurientemente Jaynes nel suo gia’ citato libro, si trattava in sostanza di un cervello suddiviso in due distinti comparti : uno per articolare sempre piu’ un linguaggio pratico fondato sulla condensazione metaforica di significato e quindi interagire piuì che altro con i proprio simili, un altro di carattere allucinatorio auditivo (sentire le voci)  di carattere di trascinamento di significanti per assolvere a compiti piuì impegnativi, per lo piu’ assegnati dalle entita’ In altre parole: una mente bicamerale. Del tutto superflua in una tale struttura cerebrale la presenza di una coscienza , ovvero un analogo-io, cioe’ un io in situazione in grado di narratizzare la sua presenza in un dato contesto, anzi non solo superflua, ma dannosa, specie nell’organizzazione metonimica delle voci allucinatorie che dovevano conservare sempre il loro impianto categorico/imperativo, senza contemplare alcuna obiezione o anche discussione. Si ripropone quindi il quesito: quanto puo’ essere durata una simile organizzazione cerebrale e tutto sommato comportamentale? A mio parere “molto, moltissimo" parecchio” ma e’ un po’ troppo indistinto, sopratutto da un punto di vista temporale, un qualcosa sulla quale in effetti non si puo’ dire niente; .diciamo pero’ che se ne ammettiamo un lasso piuttosto lungo, molti misteri trovano spiegazione e plausibilita’ : gli
undicimila anni della Sfinge sull’indizio della sua umidita’ sulle fondamenta che ha riscontro in una era riscontrabile solo in un periodo di tale
  piovosita’, la vera eta’ delle piramide di Giza, le modalita’ costruttive senza malta ad incastro di blocchi di spropositata grandezza e tanti tantissimi altri esempi. L’elemento di assoluta novita’, abbastanza sconvolgente, riguarda una ripresa della famosa tesi delle eta’ del mondo di Esiodo per coniugarla appunto con l’ipotesi della mente bicamerale  di Jaynes  che in effetti ha una evidente rassomiglianza con quella che pottrebbe essere stata l’eta’ dell’oro. “perche’ gli dei non ci parlano piu ?’” si chiede disperato Esiodo, ed e’ una geremiade comune a tutte le civilta’ , a tutti i popoli della terra in quel periodo di passaggio che,  quello si che e’ un  tempo ben precisato, segna l’inizio della coscienza, ovvero un io metaforizzato sulla base del linguaggio articolato,  che mette in relazione l’uomo e il suo ambiente, e che,  se dovessimo continuare a seguire Esiodo e compagnia, indicheremmo come il passaggio all’eta’ dell’argento, dove non ci sono piu’ gli dei, che come abbiamo appurato non parlano piu’, non ci sono piu’ le loro  voci allucinatorie  che ci dicono quello che dobbiamo fare, ci sono i guerrieri correlati all’argento come gli dei lo erano all’oro. Quindi l’eta’ dell’oro, indefinita, fumosa, senza limiti e’ la mente bicamerale, mentre con l’argento comincia la decadenza della coscienza: non ci sono piu’ le voci che regolano il comportamento, ora l’’uomo e’ in grado di prendere le decisioni, in quanto dispone di un analogo tra se e l’ambiente che gli consente di essere in situazione e quindi prendere quelle  decisioni, che prima riceveva in forma di voci allucinatorie dagli dei, ovvero dalle entita’ che si erano interposta tra uomo e contesto. Sono decisioni pero’ quasi sempre sbagliate, soprattutto sono decisioni che comportano rivalita’, rabbia, violenza e   cattiveria. E’ questa la peculiarita’ della coscienza fin dalle sue prime battute  e difatti i suoi rappresentanti sono guerrieri, persone cioe’ votate alla guerra, alla distruzione, al sangue, alla violenza. E’ questo il primo piu’ appariscente riscontro di essere,  gli uomini pervenuti alla coscienza, e’ questo il segno piu’ evidente che le voci  degli dei  non dirigono piu’ il comportamento, la volizione, il pensierio umano:  non a caso Jaynes parla di “crollo” dell’organizzazione  della mente bicamerale, cui fa riscontro l’origine della coscienza, contrassegnata da violenza e distruzione, per cui e’ ribadito il senso di una “caduta! “ non tanto una caduta degli dei, quanto una caduta dell’uomo. Gli dei, difatti esauriti i loro interessi, non cadono, se ne vanno, partono e checche’ ne dicano certi scoop giornalistici e alcuni fantasiosi scrittori, non sono mai tornati. Dalla violenza dei guerrieri, ovvero comunita’ rissose, violente, guerrafondaie che hanno contrassegnato una  narrazione della storia fondata su uno stato di continua tensione  fatta di lotte, contrasti, (non a caso c’e’ sempre l’imbecille di turno, tipo Hegel, tipo Marx, tipo Fuckayama che strombazza una fine della storia appena la tensione tende a venire meno), siamo passati ad un’epoca dove all’elemento di violenza guerriera si e’ sostituita una violenza economica, non meno distruttiva, ma soprattutto sempre piu’ orientata verso la decadenza: la cosidetta eta’ del bronzo caratterizzata dalla classe dei mercanti, ovvero non piu’ una classe  dedita prevalentemente alla violenza e alla sopraffazione fisica come erano stati grosso modo i primi duemila e trecentocinquant’anni dall’inizio della coscienza (Grandi Imperi, continue guerre, conquiste, etc.)ma con un epocale cambiamento provocato a bella posta da una gonfiatissima  e quasi del tutto inventata pandemia (quella del 1348), e quindi il proseguo
di violenza guerre e distruzione, con l’aggiunta pero’ di un meccanismo di ipocrisia fondato sul tornaconto economico e quindi sul denaro che diviene in breve l’unico referente di valore in un mondo sempre piu’ turpe, un mondo ulteriormente aggravato da  uno sviluppo tecnologico totalmente asservito al principio economico. E’ il nostro mondo moderno che ben conosciamo e che a quasi settecento anni da quella trasformazione dall’argento al bronzo, le recentissime iniziative di quegli  stessi mercanti che si sono denominati imprenditori, industriali, magnati e tutto lo stuolo dei loro lacche’ (la solita questione dei bottegai e loro garzoni), ha voluto accorciare le distanze per un passaggio di eta’ dal bronzo al ferro, che non e’ neppure un metallo, ma una lega, riproponendo l’esacamotage della pandemia, altrettanto falsa e inventata come quella di settecento anni fa,  per creare appunto un mondo fatto solo di pochissimi padroni e di uno stuolo di Servi. 
Ecco a cosa ha portato, magari ecco diciamo, che sta portando quella partenza degli dei di tremila anni fa, ecco a che cosa ha portato la tanto decantata coscienza, quell’analogo io fondato sul linguaggio che ha cercato anche di raccontarci, con  l’invenzione della scrittura, non contemplata dalle entita’ che ci avevano dato la mente bicamerale, una storia della sua affermazione. Peccato che questa storia non sia sempre lì lì per finire per mancanza di tensione, come hanno cercato di spacciare  alcuni professionisti della menzogna, tipo Heghel,  Malthus, Say, Spencer, Marx, Van Eyeck, Popper , ma sia sempre stata, in particolar modo con l’avvento dell’eta’ del bronzo e certe sue dirette conseguenze,  sempre inventata e contrabbandata come unica verita’  (rivoluzione industriale, sommosse e rivoluzioni create  ad hoc, emergenze climatiche, buchi dell’ozono e altre scempiaggini del genere). Se quindi la storia e’ tutta una menzogna, che si e’ andata sempre piu’ sviluppando, in sostanza quella che l’ha ingenerata e’ proprio la coscienza, ovvero la metafora analogale dell’io costruita sulla base del linguaggio, un meccanismo neuronale
                                                        Puvis de Chavannes 
sviluppatosi
  a seguito del ritiro delle entita’ che avevano impostato invece un tutt’altro funzionamento del cervello umano, e che ha creato un mondo impostato sulla violenza e sulla prevaricazione. D’accordo l’eta’ del bronzo e’ senza dubbio peggiore, soprattutto piu’ ipocrita di quella dell’argento, la mentalita’ bottegaia di assimilazione del mondo ad uno squallido mercato e’ senza dubbio molto piu’ meschina dello spirito del guerriero che al di la’ del sangue e della morte che diffondeva, poteva anche avere,  in qualche sua secondaria manifestazione, degli elementi di fascinazione:  la gloria della vittoria, il fascino delle schiere in battaglia, la perizia di determinate azioni, il talento di qualche comandante, insomma episodi e personaggi che sono stati quanto mai enfatizzati ed anzi hanno costituito il nerbo del racconto storico.

.

Nessun commento:

Posta un commento

ENTUSIASMO PER GLI DEI DELL'ETA' DELL'ORO

  La Techne' fu una  pratica di rappresentazione sempre piu’ raffinata - termine che nella accezione antica aveva pero’ un significato m...