SCHMITT CON JUNGER : due pensatori da ri-assumere |
il nome è ripreso da un vecchio locale di Praga Solidni Nejistota dei primi tempi dopo la liberazione dal comunismo
SCHMITT CON JUNGER : due pensatori da ri-assumere |
Fatte le debite premesse sul concetto di verita’ storica, ma anche sociale, (ecco una delle poche volte in cui si dovrebbe applicare quell’uno che sta per molti, proprio del concetto platonico) e' quanto mai necessario rivisitare alcuni personaggi che la melliflua cultura di sinistra e il viscido liberalismo dei bottegai e loro garzoni (comunismo e consumismo le due facce della stessa medaglia del liberalismo) ha subdolamente occultato dall’intero consesso della cosidetta cultura occidentale; sono molti i personaggi ed anche gli eventi che la pseudo cultura sopracitata ha osteggiato e spasmodicamente cercato di occultare : recenti, come Dugin, Putin, Trump, Luckacensko, Bolsonaro, Orban, passati e anche antichi, antichissimi come ad esempio De Maistre, Metternich, Radetzsky, Ezra Pound, Julius Evola, Rene’ Guenon , Mircea Eliade. Voglio cominciare questa sorta di proto/vera storia , da un personaggio diciamo così minore, o perlomeno che che in Italia e’ quasi sconosciuto Corneliu Zele Codreanu, il fondatore della Guardia di Ferro : Corneliu Zelea Codreanu era un uomo affascinante, carismatico, che dava un’idea di innate onestà e lealtà; un monaco guerriero, tutto preso nel suo impegno etico-politico di creare l’uomo nuovo. Il nome di Codreanu dirà poco ai giovani di oggi, anche in Romania, dove era nato, in Moldavia, nel 1899, ma per uno come me che nel 1963/64 era Capo dei Volontari del MSI e Dirigente della Giovane Italia (che non aveva niente a che fare colla sedicente associazione mazziniana) era una leggenda, grazie soprattutto alle edizioni di Ar, e ad altre case editrici coraggiose, che fecero conoscere i suoi scritti in Italia : il Capo di Cuib, Guardia di ferro, Diario dal carcere, opere che raccontarono ai giovani italiani di destra i sogni e le speranze di questo carismatico personaggio , questo Codreanu, che finirà i suoi giorni a soli 38 anni, assassinato per ragioni politiche nel carcere di Tancabesti dove era stato richiuso insieme ad altri suoi legionari, camerati, diremmo noi, mediante strangolamento. Fascista, nazista, ma forse solo nazionalista romeno, comunque testimone di un misticismo politico e rivoluzionario. Chi lo ha conosciuto e intervistato, da Indro Montanelli a Julius Evola, ne parlano come di una persona eccezionale, profonda, ma assolutamente al di fuori della realtà: tanto che, dice Montanelli, non si curava né delle donne né del denaro, che la moglie gli sottraeva di nascosto per evitare che lo donasse a chi ne aveva bisogno. Non è qui il caso di raccontare la sua biografia, perché su Codreanu oggi vi sono innumerevoli scritti, ma forse è opportuno riproporre alcuen considerazioni che Evola fece su di lui sul giornale Il Regime Fascista nel 1938, in occasione di una visita del filosofo a Bucarest. Il capo delle Guardie di Ferro, racconta Evola: "abitava nella Casa Verde, un edificio fuori Bucarest in stile romeno, costruito dagli stessi legionari per il loro capo, come una sorta di rito. Ecco il primo impatto di Evola con Codreanu: “Ci viene incontro un giovane alto e slanciato, in vestito sportivo, con un volto aperto, il quale dà immediatamente una impressione di nobiltà, di forza e di lealtà. E’ appunto Cornelio Codreanu, capo della Guardia di Ferro. Mentre i suoi occhi grigio-azzurriesprimono la durezza e la fredda volontà propria ai Capi, nell’insieme dell’espressione vi è simultaneamente una singolare nota di idealità, di interiorità, di forza, di umana comprensione. Anche il suo modo di conversare è caratteristico: prima di rispondere, egli sembra assorbirsi, allontanarsi, poi, ad un tratto, comincia a parlare, esprimendosi con precisione quasi geometrica, in frasi bene articolate ed organiche. “Dopo tutta una falange di giornalisti, di ogni nazione e colore, che altro non sapevano rivolgermi se non domande della politica più legata al momento, è la prima volta, e con soddisfazione” dice Codreanu “che viene da me qualcuno che si interessa, prima di tutto, all’anima, al nucleo spirituale del mio movimento. Per quei giornalisti avevo trovato una formula per soddisfarli e per dire poco più che nulla, cioè: nazionalismo costruttivo”. Codreanu conclude così l’intervista a Julius Evola: ” Ma, in ogni caso, resta sempre una apposizione di principio: vi sono da un lato coloro che conoscono solo la “vita” e che quindi non cercano che la prosperità, la ricchezza, il benessere, l’opulenza; dall’altro lato vi sono coloro che aspirano a qualcosa più che la vita, alla gloria e alla vittoria in una lotta interiore quanto esteriore.Le Guardie di Ferro detta anche "Legione" appartengono a questa seconda schiera. E il loro ascetismo guerriero si completa con una ultima norma: col voto di povertà a cui è tenuta l’élite dei capi del movimento, con i precetti di rinuncia al lusso, ai vuoti divertimenti, agli svaghi cosiddetti mondani, insomma con l’invito ad un vero cambiamento di vita che noi facciamo ad ogni legionario” Il grande storico delle religioni Mircea Eliade, che fu membro del Movimento Legionario scrisse in quegli anni «Quello che importa non è la conquista del potere a ogni costo, ma piuttosto, innanzitutto e soprattutto, un uomo nuovo, un uomo per il quale il cristianesimo viene vissuto responsabilmente, cioè in maniera tragica, ascetica. Se, come si dice, il nazionalsocialismo si fonda sulla nazione e il fascismo sullo Stato, allora il movimento legionario ha il diritto di rivendicare di essere l'unica mistica cristiana in grado di guidare le comunità umane, una rivoluzione cristiana, una rivoluzione spirituale, ascetica e virile mai vista prima d'ora nella storia d'Europa».Dello stesso segno la descrizione fisica del personaggio che ispirava tali valori, dello storico ebreo ungherese Nagy-Talavera (deportato ad Auschwitz nel 1944 e, dopo la guerra, rinchiuso per sette anni nei gulag dei comunisti sovietici): «Improvvisamente nella folla intervenne il silenzio. Un uomo alto, di una bellezza triste, vestito del bianco costume dei contadini romeni, entrò a cavallo nel cimitero. Si fermò vicino a me, e io non potei vedere nulla di mostruoso e di malvagio in lui. Al contrario. Il suo sorriso infantile e sincero si irradiava sopra la folla miserabile, ed egli sembrava essere misteriosamente lontano da essa. Carisma è una parola inadeguata per definire la strana forza che emanava da quell’uomo. E così, in silenzio, egli restò in mezzo alla folla. Non aveva nessun bisogno di parlare. Il suo silenzio era eloquente; egli sembrava esser più forte di noi, più forte dell’ordine del prefetto che gli vietava di parlare. In più di un quarto di secolo io non ho mai dimenticato il mio incontro con Corneliu Zelea Codreanu”, scrisse Nagy-Talavera, che non aveva assolutamente alcun motivo per simpatizzare con Codreanu, anzi. Montanelli da parte sua ne diede questo ritratto:“Era sobrio fino all’astinenza. Digiunava il martedì e il venerdì fino alle cinque del pomeriggio. Non si curava delle donne. E anche per questo, forse, non si curava dei suoi vestiti. Non aveva nessuna idea del denaro. Sua moglie doveva sottrargli di nascosto il denaro, quando ce n’era, per impedirgli di farne dono ai poveri e agli amici, che erano poveri anch’essi”. Insomma, un quadro ben diverso da quello di feroce nazista che i soliti storiografi antifascisti hanno voluto cucirgli addosso.Codreanu, in ogni evidenza, era un personaggio scomodo. Per questo fu assassinato. Dopo le elezioni del dicembre 1937 Codreanu e i suoi legionari, terzo partito della Romania, erano diventati popolarissimi nel Paese, con grande sorpresa e odio dell’establishment. Nel maggio 1938 Codreanu e altri suoi 13 legionari furono processati e condannati a 10 anni di lavori forzati per “tradimento”. La notte del 30 novembre, il “capitano” e i suoi legionari furono strangolati dai gendarmi, i loro corpi bruciati con il vetriolo e gettati in una fossa comune. Bisognerà attendere il 1990 prima che gli storici possano riprendere le ricerche sul destino dei legionari. Gli storici conclusero che il successo di Codreanu e del suo movimento fu quello che lo condannò a morte: la Casa reale e la classe politica romena erano letterlamente terrorizzati dal consenso che la Guardia di Ferro stava riscuotendo nel Paese, e anche la simpatia di Codreanu per la Germania non lo aiutò. Insomma, si temeva che in capo a pochi mesi Codreanu sarebbe andato al governo. Dopo la morte fisica, coerentemente alla prassi di menzogne che contraddistingueva sia liberalismo che comunismo, si comincio’ ad occultare la figura etica di Codreanu e del suo movimento, ed il nostro Paese non fece certo eccezione a tale assunto, relegando la sua memoria solo a poche frange di vera cultura e verita’ storica , delle quali ho fatto cenno all’inizio di questo articolo
Gli americani non si sono limitati a raccogliere il testimone della bottegaia Inghilterra che per piu’ di tre secoli aveva spadroneggiato per il mondo forte dei suoi commerci e del suo motore : il denaro. Hanno con il loro avvento, dopo la seconda guerra mondiale, al vertice del potere mercantile, commerciale, e tecnologico, cioe’ in sintesi al potere iperbottegaio hanno aggiunto e affinato metodi e modalita’, sviluppando la cosidetta “guerra della rete” ovvero una guerra condotta non solo in termini di mercato e di valore di scambio, ma di una informazione globale , basata su di uno spregiudicato uso, giustappunto della nuova rete informatica globalizzata e della risonanza dei cosidetti “media”, e cioe’ giornalismo, televisione, publicita’, social e computer, tutti aggiogati al carro dell’iperconsumismo del neo-liberismo, ( o probabilmente piu’ attinente la definizione Duginiana di post-liberismo). Contro questo post-liberismo di oramai gretta individuazione statunitense che si e’ imposto come comun denominatore di tutto il mondo occidentale, qualificandosi come iper modernismo, ovvero lo spregiudicato utilizzo tutte le idee e tecniche piu’ ipocrite e falsamente buoniste che mai abbiano avuto diffusione, non solo negli USA e nel loro diretto precedente l’Inghilterra, ma anche in seno a quella che avrebbe dovuta essere la tradizione europea con la sua storia, il suo spirito e appunto le sue tradizioni, dequalificatasi in una spregevole sigla la UE espressione di un solo potere quello del denaro, del mercimonio e di una tecnologia al suo esclusivo servizio Ecco perche’ ogni possibile conservatorismo da parte di una sia pure esigua minoranza dovra’ sempre estrinsecarsi in un perentorio “NO !” al modernismo, e dovra’ sempre riferisi ad una tradizione, anche se non espressamente manifesta nel contesto della realta’ circostante.Si riconosce subito quell’individualismo “differenziato” espresso dal grande e ovviamente ostracizzato dalla cultura modernista vigente, filosofo Julius Evola in special modo nel suo saggio “Cavalcare la tigre” ovvero una sorta di manifesto di un “tradizionalista senza tradizione “. E’ questo tradizionalismo l’unico atteggiamento perseguibile appunto dall'uomo che non si riconosce in nessun aspetto del post modernismo. ma cio’ nonostante si affida al piu’ totale e assoluto rifiuto di qualsivoglia parametro della Societa’ attuale, che dopo aver esaurito il moderno gia’ da mezzo secolo a questa parte e’ oramai in quella fase di post modernismo che non esprime null’altro che negativita’ e nefandezza. La parola d’ordine di tale atteggiamento, che ha i suoi araldi in pochi personaggi di cultura e spessore: Evola in prima istanza, ma anche Guenon, Eliade, Cioran, Drieu de la Rochelle, Ezra Pound, Heidegger, Schmitt, Jungher. Spengler in una qualche maniera Freud, Jung, Pauli, Heisenberg, Schrodinger e piu’ recentemente, Matte’ Blanco, De Benoist, Freund, Dugin, persino i nostri Agamben e Cacciari: “IL MODERNO E’ IL MALE, IL POST-MODERNO E’ IL PEGGIO". Ribadiamo che l’uomo differenziato di Evola ovvero il tradizionalista senza tradizione, deve trovare all’interno di se (in-sistere) i motivi piu genuini per opporsi con tutte le sue forze al mondo di oggi post-moderno che propugna solo motivi di interesse e profitti (ex-sistere) , in sostanza deve fare una sorta di calcolo infinitesimale del tutto simile a quello che fece Leibniz rispetto a Newton , tradizionalmente indicati come i due ideatori di tale procedimento matematico: preferenziare quella “vis viva” interna indicata dal primo in opposizione al secondo che la ricercava invece all’esterno nelle leggi e cose del mondo, e farlo assumendo numeri del campo reale ma con connotazione negativa, identificandoli con mancanze, debiti, interruzioni, distruzioni e facendoli tornare positivi ma con connotati immaginari, tramite proiezioni per stabilire quindi un nuovo registro, giustappunto quello dell’immaginario dove possono rientrare le nuove interpretazioni di un mondo che non sia quello che ci si presenta oggi con caratteri di quasi esclusivita’ e che e’ stato recentemente in grado di imporre un vero e proprio fermo alla ragione, alla liberta’, ad una umanita’ che non si e’ ancora fatta irretire dalla paura e che appunto deve trovare la sua “proiezione immaginaria” per uscire dal tunnel della post modernita’ che non solo ha dimenticato la tradizione (compito eseguito questo gia’ dal moderno) ma la vuole del tutto annichilire in nome di una feticizzazione estrema del movente economico per una debacle di ogni traccia di umanita’ e l’affidamento assoluto ad un nichilismo fatto di merci, di mercato, di denaro e della loro proiezione sotto veste virtuale ed informatica (paradossalmente un netto processo inverso di quello che deve fare l’uomo che si differenzia nella tradizione). Sotto il profilo meno individuale, ma piu' collettivo, si potrebbe fare proprio la controversa ed anche abbastanza navigata teoria dell'unione eurosiatica rivisitata e elaborata recentemente daAlekxandr Dugin in ispecie nei suoi due saggi La quarta teoria politica e La teoria Mondo multipolare, di cui ho gia' parlato e di cui conto di parlare in maniera sempre piu' approfondita, perche' dismettendo quella "ubris" che fino a pochissimo tempo fa , prima che questa distopia recente , mi svegliasse dal mio sonno dogmatico a proposito dell'occidente, vado anche io alla ricerca di una nuova direzione in cui incanalare il mio desiderio di liberta' , di giustizia, di vera umanita' e magari scoprire un nuovo Eldorado non fatto di oro come equiparazione di beni materiali, ma di quel vero purissimo oro di cui erano intessuti i tempi che nessuno e' mai riuscito a raccontare, se non come Mito, un Mito dell'eterno ritorno a cui tutto sommato un tradizionalista senza tradizione, scandita da precise metafore, deve sempre tendere: una Eta' dell'Oro per una tradizione che la coscienza umana non e' ancora riuscita a condensare, e che puo' solo intenderne un senso trascinando il suo significante che e' sempre altrove, sempre un tantino piu' in la' o un pochino piu' in qua, perche non e' una metafora : e' una metonimia e a parlare non sono piu' gli uomini, ma gli dei o perlomeno l'idea che di tali dei, se ne e' costruita la mente umana.
Nel blog capotesta ho manifestato l'intenzione di trattare malattia per malattia secondo l'accezione simbolica che al processo appunto della malattia da' Hamer e quindi mi vedo giocoforza indotto a rispolverare un mio vecchio scritto sulla suddivisione che in tal senso indicano i foglietti embrionali, altra grandissima scoperta del nostro Rick Geerd. Gli embriologi tradizionali suddividono lo sviluppo embrionale secondo i tre cosiddetti foglietti embrionali: l’endoderma, il mesoderma e l’ectoderma, che si formano già all’inizio dello sviluppo dell’embrione e dai quali derivano tutti gli organi ed ogni cellula del corpo. La medicina ufficiale non si era mai interessata in modo particolare a questi cosiddetti foglietti embrionali. Nessuno aveva intuito la loro importanza. Questa è la causa del perché nessuno era riuscito ad applicare un sistema alle cause del cancro, e non solo del cancro, ma di tutte le affezioni che ci colpiscono nel nostro essere in relazione con un mondo che ci impegna. La 3^ legge di Hamer cioè "il sistema ontogenetico dei tumori e degli oncoequivalenti", classifica tutte le malattie secondo l’appartenenza ai foglietti embrionali, classificandole secondo la loro storia evolutiva o secondo i criteri dei vari foglietti embrionali. Si può costatare che le malattie che appartengono allo stesso foglietto embrionale presentano anche altre caratteristiche e particolarità comuni. Ad ognuno di questi foglietti embrionali appartiene una specifica zona del cervello, a causa dalla storia evolutiva, una particolare istologia, specifici microbi imparentati al foglietto embrionale e oltre a questo anche ogni cosiddetta malattia, meglio nominata programma speciale biologico sensato della natura (SBS), secondo un senso biologico comprensibile alla luce dei parametri della storia evolutiva.Le cellule o gli organi che si sono evoluti dal foglietto embrionale interno hanno i relè, cioè i punti di comando dai quali vengono diretti, nella parte più antica del cervello. Anche lì troviamo una locazione sistematica che inizia dorsalmente a destra con le malattie della bocca, della cavità naso-laringea e prosegue in senso antiorario seguendo il tratto digerente per finire con il sigma e la vescica. Dal punto di vista istologico, in queste zone, tutti i carcinomi sono adenocarcinomi senza eccezioni. Gli organi appartenenti a questo foglietto embrionale fanno in caso di cancro aumento cellulare con tumori compatti di tipo adenoidale, come per esempio nel fegato, nell’intestino, e nel polmone (a focolai rotondi).Tutte le cellule o gli organi che si sono sviluppati dal foglietto embrionale esterno hanno i loro relè nella corteccia cerebrale, la parte più giovane del nostro cervello. Tutti loro fanno in caso di cancro diminuzione di cellule sotto forma di ulcere o diminuzione funzionale al livello organico, come per esempio nel diabete o nella paralisi. Nel foglietto embrionale medio differenziamo tra un gruppo più antico ed uno più giovane. Le cellule o gli organi appartenenti al gruppo più antico del foglietto embrionale medio, hanno i loro relè nel cervelletto, cioè appartengono al cervello antico e creano anche loro in caso di cancro tumori compatti di tipo adenoidale nella fase di conflitto attivo, per esempio nel seno, nei melanomi, nei mesoteliomi del pericardio, della pleura, e del peritoneo.Le cellule o gli organi appartenenti al gruppo più giovane del foglietto embrionale medio, hanno i loro relè nella sostanza bianca cerebrale e fanno, in caso di cancro, nella fase di conflitto attivo, necrosi o buchi nei tessuti, cioè diminuzione di cellule, per esempio nell’osso, nella milza, nel rene o nell’ovaio.La 4° legge di Hamer cioè "il sistema ontogenetico dei microbi", classifica i microbi secondo la loro appartenenza ai tre foglietti embrionali, in quanto ogni gruppo di organi correlato ad un dato foglietto embrionale si associa anche a microbi specifici per lo stesso foglietto embrionale. Insieme alla programmazione dei nostri organi da parte del nostro computer cervello sono stati programmati anche i nostri fedeli lavoratori specializzati: i microbi.Questo comporta che i microbi più antichi: funghi e micobatteri sono responsabili
La Techne' fu una pratica di rappresentazione sempre piu’ raffinata - termine che nella accezione antica aveva pero’ un significato m...