Oramai mi lascio influenzare e qualche volta convincere solo da scrittori che non sono di sinistra , eh gia’ …. perche considero la sinistra (comunismo, socialismo, socialdemocrazia, anche radicalismo e all’estero laburismo o tout court i cosidetti democratici) solo la faccia oscura, un tantino frustrata in quanto sempre invidiosa del Liberalismo che altro non rappresenta che i “padroni delle ferriere” e cioe’ i bottegai che da un bel po’ di secoli si sono oramai impadroniti piuttosto capillarmente del mondo e non solo quello occidentale: Dugin, De Benoist anche il nostro Giorgio Agamben sulla cui validita’ del concetto di “nuda vita” espresso nel suo propedeutico saggio “Homo Sacer” (un inciso necessario : i nove libri che formano il progetto Homo sacer acquistano il loro vero significato nel fitto gioco dei rimandi interni, ove la ripresa e lo svolgimento dei temi di volta in volta enunciati disegnano un’architettura imponente, articolata in quattro sezioni. Nella prima viene tracciato il programma di una messa in questione dell’intera tradizione politica dell’Occidente alla luce del concetto di nuda vita o di vita sacra (Il potere sovrano e la nuda vita, 1995). Nella seconda sezione questo programma viene svolto attraverso una serie di indagini genealogiche: (Iustitium. Stato di eccezione, 2003; Stasis. La guerra civile come paradigma politico, 2015; Horkos. Il sacramento del linguaggio, 2008; Oikonomia. Il Regno e la Gloria, 2007; Opus Dei. Archeologia dell’ufficio, 2012). La terza sezione sottopone l’etica alla prova di Auschwitz (Auschwitz. L’archivio e il testimone, 1998).La quarta sezione, infine, elabora i concetti essenziali per ripensare da capo l’intera storia della filosofia: forma-di-vita, uso, inoperosità, modo, potere destituente (Altissima povertà, 2011; L’uso dei corpi, 2014).) L’archeologia del pensiero politico e filosofico occidentale sviluppata nel progetto Homo sacer non si limita, infatti, semplicemente a criticare e correggere alcuni concetti o alcune istituzioni; si tratta, piuttosto, di revocare in questione il luogo e la stessa struttura originaria della politica e dell’ontologia, per portare alla luce l’arcanum imperii che ne costituisce il fondamento e che era rimasto, in esse, insieme pienamente esposto e tenacemente nascosto. “È bene non dimenticarlo” , dice personalmente Giorgio Agamber in un recentissimo articolo su Quodlibet la sua eccezionale rubrica che è una sorta di faro in questo mondo volgarizzato e sinistrato appunto dalle dominanti del pensiero e della prassi postmoderne di neoliberalismo (il padrone della bottega) e di buonismo sinistrorso (i garzoni nella stessa bottega) “quando vediamo oggi che l’Europa, che si è costituita come un patto fra stati nazionali, non solo non ha né ha mai avuto alcuna realtà al di fuori della moneta e dell’economia, ma è oggi ridotta a un fantasma, di fatto integralmente assoggettato agli interessi militari di una potenza ed essa estranea. Tempo fa, riprendendo un suggerimento di Alexandre Kojève, avevamo proposto la costituzione di un «impero latino», che avrebbe unito economicamente e politicamente le tre grandi nazioni latine (insieme alla Francia, la Spagna e l’Italia) in accordo con la Chiesa cattolica e aperta ai paesi del mediterraneo. Indipendentemente dal fatto che una tale proposta sia o meno tuttora attuale, vorremmo oggi portare all’attenzione degli interessati che se si vuole che qualcosa come l’Europa acquisisca una realtà politica autonoma, ciò sarà possibile solo attraverso la creazione di un’Impero europeo simile a quello austro-ungarico o all’Imperium che Dante nel De monarchia concepiva come il principio unitario che doveva ordinare come «un ultimo fine» i regni particolari verso la pace. È possibile, cioè, che, nella situazione estrema in cui ci troviamo, proprio modelli politici che sono considerati del tutto obsoleti possano ritrovare un’inaspettata attualità. Ma per questo occorrerebbe che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovassero un legame con i propri luoghi e con le proprie tradizioni culturali abbastanza forte da poter deporre senza riserve le cittadinanze statuali e sostituirle con un’unica cittadinanza europea, che fosse incarnata non in un parlamento e in commissioni, ma in un potere simbolico in qualche modo simile al Sacro Romano Impero. Il problema se un tale Impero europeo sia o meno possibile non c’interessa né corrisponde ai nostri ideali: nondimeno esso acquisisce un significato particolare se si prende coscienza che l’attuale comunità europea non ha oggi alcuna reale consistenza politica e si è anzi trasformata, come tutti gli stati che ne fanno parte, in un organismo malato che corre più o meno consapevolmente verso la propria autodistruzione” Lo ripeto , ho una ammirazione fortisssima per Agamben, ma ad essere sincero un impero rappresentato da Francia, Spegna e Italia con accordo della Chiesa cattolica proprio non lo vedo, anzi lo considero una vera e propria mostruosita’ non fiosse altro per l’inadeguatezza delle componenti proposte, prima fra tutte metto proprio la nostra nazione l’Italia, che la recente farsa pandemica ha mostrato, senza se e senza ma, che e’ proprio l’Italia, forse in virtu’ della complesse e anche piuttosto vergognose vicende di formazione nazionale, il Paese che si e’ maggiormente distinto in servilismo ossequioso verso quei famosi padroni delle ferriere. La Francia le e’ subito a ruota con un Presidente e una politica davvero senza identita’ e senza dignita’, ne’ maggiore considerazione merita la Spegna. Non vedo poi perche’ da tale compagine venga esclusa la Grecia, che in termini di tradizione e’ il Paese che ha da offrire di piu’, sia pure ammettendo che la tradizione che abbisogna oggi a qualsivoglia nuova compagine che voglia porsi come alternativa al Liberalismo quasi trionfante e suoi lacche’ entrambi tronfi, e’ quella tradizione senza tradizione, proposta dal grande filosofo Julius Evola nel suo saggio “Cavalcare la tigre” e che Aleksander Dugin ha ripreso a proposito di un “soggetto radicale” titolo di un suo saggio in grado appunto di traghettare non solo l’Europa, ma tutto il mondo ad accettare una visione non piu’ unipolare quale si e’ conformata la visione dominante del mondo, ma multipolare (altro saggio dello stesso autore “Teoria del mondo multipolare” ) Neppure prendo poi in considerazione quell’ accenno ad un fantomatico “accordo” con la Chiesa Cattolica: quale chiesa ? quella dei gesuiti seguaci del folle esaltato Ignazio De Loyola, con le loro ipercapitaliste idee di supremazia culturali e che annovera oggi lo stesso Capo della Chiesa, il sedicente papa Bergoglio oltre ad una nutrita schiera di laici che si dichiarano suoi seguaci come il ben noto ragionierucolo che ha infarcito la sua prassi di governo con provvedimenti che neppure i peggiori dittatori della storia si erano mai sognati di applicare e persino il mediocre precedente capo del governo italiano . Ecco semmai posso essere molto, ma molto piu’ attratto e anche favorevolmente possibilista in merito alla formazione di una nuova entita’ socio politica, fondata non sulle singole nazionalita’ e neppure su quella alquanto improponibile oggi di un Impero, ma come osserva ancora Dugin, sull’alquanto dimenticato concetto di civilta’. Il punto e’ che individuare la civilta’ come concetto ideologico e’. oggi che ci troviamo nell’attuale stadio di transizione, piuttosto discordante e cio’ come giustamente osserva Dugin, e’ dovuto soprattutto all’oramai compiuto passaggio dalla modernita’ alla postmodernita' che ha preso un ritmo vertiginoso in questo terzo millennio. Spengler nel suo famosissimo saggio “il tramonto dell’occidente” comparava la civilta’ con la cultura di un popolo e quindi ne dava anche una determinata area di diffusione necessariamente ampia che poteva anche essere intesa con il significato del termine “Impero” poi e’ arrivato Schmitt con la sua suddivisione in Imperi di terra e Imperi di mare, ma solo dopo l’avvento della eta’ dei mercanti e cioe’ dopo la buriana della epidemia di peste, molto molto gonfiata, e tutto ha preso una diversa connotazione : come definire ad esempio la piu’ palese esternazione dell’Impero di mare ovvero l’Inghilterra a partire dalla Regina Elisabetta detta la Grande a partire dalla fine del trecento in termini territoriali, quando l’elemento marino per sua stessa struttura sfugge a qualsiasi delimitazione? Abbiamo visto che considerando tutt’altra accezione di analisi, quella del saggio di Jaynes “il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza” la stessa coscienza e’ con tutta probabilita’ originata dall’elemento marino (i Fenici costretti a far ricorso ad una metafora io in relazione ai diversi compiti richiesti da una lunga permanenza in mare non catalogabili in prescrizioni affidate alla consuetudine ), quindi l’elemento fluido, mutevole, discontinuo, non circoscrivibile in comportamenti ritualizzati e trasmettibili metonimicamente, si pone di per se’ come elemento di rottura con un ordine precedente e tale da delinearsi costantemente come continua forzatura di limiti e quindi di nessuna considerazione di tutto quello che invece ha costituito la forza degli Imperi di terra, fondati sul concretismo della terra quindi la tradizione, gli usi, i costumi . Civilta’ puo’ quindi alternativamente significare cambiamento e stabilita’, innovazione e tradizione e i suoi confini non sono necessariamente circoscrivibili. Eppure cio' malgrado si abbisogna di un nuovo soggetto che cancelli quello di unipolarismo su base Liberalista di stampo anglo/statunitense diffusosi dopo il crollo del sistema comunista della URSS, che ha anche decretato il fallimento degli Stati Nazionali che appunto si sono rivelati solo meschini servi del liberalismo postmodernista,non resta che rifarsi ad un piu' variegato concetto di civilta' , non esclusivo, ma anzi fondato sul rispetto tra le diverse civilta' e mai sulla supremazia di una sola fazione : ecco quello che Dugin chiama Multipolarismo e ne ha anche individuato una sorta di registro di civilta' che aggiunge a quelle otto canoniche stabilite da Huntington (1-occidentale,2-cinese,3-giapponese, 4-islamica, 5-indiana. 6-slavo-ortodossa, 7- latino-americana, 8-africana) quella dell'Eurasia.Una civilta' che potrebbe comprendere anche noi gli europei che non sono allineati ai diktat dei bottegai e loro garzoni, ma che potrebbe preludere ad un qualcosa di davvero promettente, in ispecie mantenendo quei propositi di rispetto e pluralita' secondo il pensiero del grande filosofo e vogliamo sperarlo anche secondo la prassi operativa di un grande statista quale si sta dimostrando Vladimir Putin, che ha dichiarato guerra non solo ad una pilotata Ucraina (pilotata proprio da quel concetto di supremazia unipolare degli USA sostenuto e promosso dal grande capitale bancario e finanziario internazionale) ma anche a tutti i propositi di "nuovo ordine" tramite "great reset" di cui con tutta probabilita' la recente farsa di pandemia e' stata una sorta di prova generale
il nome è ripreso da un vecchio locale di Praga Solidni Nejistota dei primi tempi dopo la liberazione dal comunismo
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