Un cosidetto virus può essere visto solo con microscopio elettronico a scansione tramite elaborazioni computerizzate e solo in vitro. Dal vivo non si può vedere nulla. Quindi aveva pienamente ragione Hamer quando asserisce che i virus in realtà non esistono. Fu il ricercatore russo Dimitri Ivanovskij che nel 1892 con un microscopio ottico descrisse un agente patogeno non batterico in grado di infettare le piante di tabacco. . Successivamente sono state classificate definitivamente come "virus" nel 1898 dal botanico olandese Martinus Willem Beijerinck, il quale, usando esperimenti di filtrazione su foglie di tabacco infette, riuscì a dimostrare una serie di macchie a manifestazione della presenza di virus che defini "mosaico del tabacco". E quindi con l'inizio del XX secolo che si e ' sempre tentato di attribuire una crescente nocivita' a questo nuova entita' microbica quanto mai misteriosa in quanto non verificabile se non attraverso simulazioni in vitro e la cosa non e' cambiata con l'avvento dei microscopi elettronici (anni trenta) e a a scansione di fasci di elettroni (anni sessanta) fatti convergere con lenti elettromagnetiche e successivamente avallate con elaborazioni computerizzate Da allora, circa 5 000 specie di virus sono state descritte in dettaglio, sempre pero' su elaborazioni computerizzate e si ritiene che ve ne siano milioni. Gli elettroni utilizzati dal microscopio a scansione si comportano come radiazioni con lunghezza d’onda molto minore rispetto a quella della luce visibile, offrendo una risoluzione che può arrivare a 0.2 nanometri, con ingrandimenti fino a 100.000 volte. Tali elettroni peraltro sono molto energetici (l’energia è proporzionale alla frequenza della radiazione, quindi inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda) per cui il loro passaggio è ostacolato solo da atomi pesanti, e ha effetti distruttivi sul campione. Per questa stessa ragione l’immagine creata dal fascio di elettroni non può essere osservata a occhio nudo, ed è di solito visualizzata su un monitor. I materiali da osservare sono colorati con metalli pesanti, e si ottiene una fotografia in bianco e nero in cui le zone scure corrispondono all’assorbimento degli elettroni da parte degli atomi, le zone chiare al passaggio degli elettroni attraverso il campione. Sempre più spesso però si effettuano rielaborazioni dell’immagine al computer, introducendo falsi colori che permettono di accentuare i contrasti. Nel microscopio elettronico il preparato è posto all’interno di un tubo a vuoto, ove l’acqua evaporerebbe provocando il collasso delle strutture cellulari; per questo il materiale deve essere preventivamente disidratato e fissato. La preparazione è lunga e costosa, ma questo svantaggio è ripagato dalla quantità sorprendente di dettagli che il microscopio elettronico permette di osservare all’interno della cellula. Va notato che quella della elaborazione computerizzata e' l'unico modo di vedere i virus e risente sempre, come una sorta di macchia di Roscharch, dell'interpretazione questa volta non dell'uomo, ma dello strumento con cui viene fatta la lettura, perche' lo si ribadisce, i cosidetti virus che proprio per la loro invisibilita' e quindi inverificabilita' "de visu", hanno costituito una specie di panacea per tutti i magnati della nascente industria farmaceutica di fine ottocento e vieppiu' negli anni a venire che sempre piu' hanno visto nella paura della gente verso l'ignoto, specie se riguardante la malattia, la modalita' piu' opportuna per condizionare l'opinione pubblica e piegarla ai loro interessi. Ratifico' tale assunto uno dei primi di questi magnati David Rockfeller servendosi della collaborazione di un antenato dell'attuale Bill Gates e del protocollo sancito da un educatore Abrham Flexner che pero' aveva anche un fratello virologo che lavorava per Rockfeller che giustappunto si presto' ad individuare la presunta efficacia di vaccini elaborati chimicamente per combattere appunto qualche cosa che in realta' non esiste. Su tale protocollo del 1910, denominato appunto Flexner, quindi elaborato su tratti di pura fantasia dato che in tale epoca si poteva disporre solo di approssimati microscopi ottici, e' fondata tutta la teoria dei virus e dei vaccini, creati non a caso proprio dai magnati che avevano commissionato lo studio sui microbi. Niente e' cambiato da quel 1910, e una intera disciplina cosidetta scientifica si fonda su di una fantasia, anzi peggio, si fonda sulla peggiore delle speculazioni del consumismo, quella sulla salute
il nome è ripreso da un vecchio locale di Praga Solidni Nejistota dei primi tempi dopo la liberazione dal comunismo
sabato 21 maggio 2022
domenica 8 maggio 2022
LE STRINGHE DI SUSY
Secondo la teoria della supersimmetria e delle superstringhe le ipotesi di natura corpuscolare e ondulatoria della materia non sono alternative. A livello microscopico, la materia appare composta da particelle, come abbiamo visto con l’esperimento della Doppia Fenditura diventano onde , che in realtà risultano aggregati di cariche energetiche. Ad una dimensione di analisi crescente, queste particelle si presentano composte da energia e quindi il costituente primo della materia si può ipotizzare come stringhe di energia che vibrano ad una determinata frequenza o lunghezza d’onda caratteristica. Gli infiniti universi paralleli potrebbero coesistere nello stesso continuum di dimensioni, vibrando a frequenze differenti. Il numero di dimensioni necessarie è indipendente dal numero di universi, ed è quello richiesto per definire una stringa (al momento 11 dimensioni). Questi universi potrebbero estendersi da un minimo di 4 a tutte le dimensioni in cui è definibile una stringa. Se occupano 4 dimensioni, queste sono il continuo spazio-temporale: nel nostro spazio-tempo, coesisterebbero un numero infinito o meno di universi paralleli di stringhe, che vibrano entro un range di lunghezze d'onda/frequenze caratteristico per ogni universo. Coesistendo nelle stesse nostre 4 dimensioni, tali universi sarebbero soggetti a leggi con significato fisico analogo a quelle del nostro universo. La novità di questa teoria è che gli infiniti universi non vivono in dimensioni parallele, e non necessita di postulare l'esistenza di più di 4 dimensioni di spazio-tempo. Ciò che consente di definire una pluralità di universi indipendenti non è un gruppo di 4 o più dimensioni per ogni universo, ma l'intervallo di lunghezze d'onda caratteristico. L'intervallo teorico di frequenze/lunghezze d'onda per le vibrazioni di una stringa determina anche il numero finito/infinito di universi paralleli definibili - ovviamente sulla base di questi studi più o meno fantastici ma con un sostrato di plausibilità dovuto alla lusinga di calcoli matematici trasferiti nella categoria dell’immaginario/simbolico dovuto alla coniugazione di numeri complessi ecco che ciascuno di noi può immettere nel calcolo infinitesimale serissimo ed accreditato da quel pop o di scienziati e filosofi, le proprie fantasie che sono della stessa materia dei sogni ovvero quell’equivalente di materia oscura che compone il simbolico e quindi il funzionamento dell’inconscio o ES, suscettibile anche questi di appropriarsi dell’epiteto di Super. Le indicazioni di simili esperienze sono molteplici e costellano tutta la storia della letteratura e della creazione artistica: dalla poesia alla prosa, alla pittura, alla scultura, all’architettura e con forse maggiore frequenza nell’ultima delle arti la settima ovvero il cinema.Quanti film abbiamo visto con la trama del cambiamento alternativo, del salto di stato: Frank Capra, Ernest Lubitsh, Billy Wilder, Ingmar Bergman, Louis Bunuel? Uno degli ultimi che si è impresso nell’immaginario con una certa forza anche per il particolare fascino della protagonista Gaynor Paltrow, è “Slinding doors” , dove un quotidiano banalissimo evento determina due differenti destini della stessa persona che viaggiano appunto su due universi paralleli, ma su contesti di cui uno è alternativo all’altro proprio in virtù di quell’evento banale. Quanti eventi più o meno banali abbiamo riconsiderato nella nostra vita “ah se non avessi fatto questo, ma invece quello? Oppure il canonico “non ti avessi mai incontrato! La mia vita sarebbe stata tutt’altra cosa!” Abbiamo detto che le fantasie, così come tutti i processi creativi artistici e letterari sono della stessa materia dei sogni e in passato abbiamo ipotizzato che un sogno da svegli guidato alla maniera di Desioille, magari riveduto e corretto, potrebbe essere equiparato al collasso dell’equazione d’onda così come supposto da Schrodinger e portare ad un nuovo integrale sui cammini di Feynman, quindi pervenire a qualche cosa di inusitato che merita ovviamente l’epiteto di “Super” sia che si voglia così considerare l’inconscio che appunto si nutre del simbolico dei sogni, ma anche di tutti gli altri meccanismi di rappresentazione : così la simmetria che guida il suo funzionamento diventa super e le stringhe che si compongono di quell’energia vibrante che potrebbe dare origine al tutto, diventano Super anche esse. Dopo il calcolo infinitesimale, i numeri immaginari ovvero proiezioni di negativi e l’accesso al simbolico grazie alla moltiplicazione per il numero coniugato dobbiamo anche prendere in esame la classica teoria della relatività di Einstein e il suo modo di affrontare la gravità, ovvero il modo in cui lo spazio e il tempo, e il nostro intero universo, si evolvono sotto la presenza della materia, che curva lo spaziotempo: SI Immagina lo spaziotempo come un lenzuolo sospeso, coperto di sabbia (piccole particelle che viaggiano nel vuoto), ma bloccato ad un supporto sui quattro lati lati che lo tengono in tensione. Se appoggiate ora un’arancia (una stella) sul lenzuolo, questa formerà una buca e tutta la sabbia cadrà dentro la buca. La gravità generata dalla stella attrae tutte le particelle che ci passano vicino. Se poi concentriamo troppa massa nello stesso punto, il lenzuolo si strappa e tutta la sabbia cade fuori dal lenzuolo: ecco creato un buco nero, che inghiotte tutta la materia che gli gravita attorno! La teoria classica di Einstein spiega molto bene l’effetto dell’arancia, ma non riesce a spiegare cosa succede di preciso quando si “strappa il lenzuolo.” La forza di gravità diventa infatti così intensa che gli effetti quantistici diventano importanti e la teoria di Einstein non basta più. Qui entra in gioco la stringa, che oltre al “gravitone” contiene tutta una serie di modi di vibrazione più elevati . Nella vita di tutti i giorni, non riusciamo a vedere queste stringhe ma nella situazione estrema che si crea nelle vicinanze di un buco nero, queste stringhe diventano le protagoniste per capire cosa succede e quindi sono davvero Super come Super è la simmetria di come le abbiamo supposte. In termini di associazione e anche possibile sinergia tra fenomeni di fisica quantistica e inconscio grazie al simbolico che si è appiccicato al reale nel nostro spassionato calcolo infinitesimale della equazione d'onda e del suo collasso abbiamo però la possibilità di adottare il simbolico come possibile alternativo principio di rapportarci con il reale e quindi di immaginare o meglio simbolizzare quale fosse il comportamento della gravità a livello atomico e finalmente conciliare la relatività con la meccanica quantistica. Difatti tutti i tentativi di descrivere la gravità con il linguaggio della meccanica quantistica fallirono miseramente e, dopo la morte di Einstein, nessun scienziato prese seriamente in considerazione il problema di unificare le leggi della fisica. Da allora, la fisica è come divisa in due branche, da un lato abbiamo la relatività generale che ci permette di descrivere l’universo macroscopico, dall’altro la meccanica quantistica che ci permette invece di descrivere l’universo microscopico. E’ un pò come avere due famiglie che non vanno d’accordo e non si parlano mai pur vivendo nella stessa casa. Sebbene entrambe le teorie descrivono con precisione il dominio in cui esse sono valide, sembra che non sia possibile conciliarle in un’unica teoria che sia in grado di descrivere l’Universo a tutti i livelli. Ma è proprio necessario riscrivere le leggi della fisica? E’ proprio importante che le due teorie siano incompatibili? Tra i vari tentativi di unificare la teoria quantistica e la gravità, adottiamo quindi il registro del simbolico e utilizziamo la teoria delle stringhe che ha la peculiarità di permetterci di passeggiare su questo simbolico : il mondo è fatto di minuscole stringhe. Queste particolari strutture possono essere chiuse o avere le estremità aperte, possono vibrare, allungarsi, unirsi o separarsi. È in queste diverse manifestazioni che si cela la spiegazione di tutti i fenomeni che osserviamo in natura, compresa la struttura della materia e dello spaziotempo. Inoltre, tra tutte le particolari e, in certi casi, bizzarre proprietà della teoria delle stringhe una risulta fondamentale: le stringhe non contemplano il concetto di infinito, in altre parole non possono collassare su un punto infinitesimale. Sull’altro fronte, la gravità quantistica a loop o LQG cambia il modo di inglobare la relatività nella meccanica quantistica, lasciandola, per così dire, intatta. La gravità quantistica a loop ha meno a che fare con la materia presente nello spaziotempo rispetto alle proprietà quantistiche dello spaziotempo stesso. In questo modello matematico, lo spaziotempo è una sorta di rete. Quel “tessuto” liscio e regolare caratteristico della teoria della gravità di Einstein viene qui sostituito da “nodi” e “collegamenti” a cui corrispondono delle proprietà quantistiche: ciò dà luogo ad uno spazio costituito da “strutture discrete”. che essendo simbolico ha la possibilità di descrivere tutto il reale sia quello razionale , sia quello irrazionale. Ecco quindi che possiamo lanciarci nei nostri loop fantastico/simbolici che hanno, sia carattere individuale "se non avessi fatto quello...se avessi preso quell'altra strada...? insomma una miriade di crocicchi della Focide con tanto di Sfinge, indovinelli cretini e ineluttabilità del fato del quanto mai chiacchierato Edipo , sia carattere universale e sopratutto sociopolitico"se Napoleone non avesse sposato Josephine, se Desaix non fosse tornato indietro a Marengo, se fossimo riusciti a deviare il colpo di Gavrilo Princip ....e così via
mercoledì 4 maggio 2022
IL RINASCIMENTO DI EVOLA
Ho piu' volte espresso la mia tesi che la storia e' tutto un inganno, o meglio una grande farsa con tanto di copione di messa in scena, e non e' che la cosa sia un fatto recente, io dico che è perlomeno dal 1348 con l'occasione di forse la prima grande pandemia dell'occidente che si e' continuato con questa farsa che ha forse avuto, ecco nei tempi odierni, in questo secondo ventennio del terzo millennio la sua manifestazione piu' eclatante e piu' preoccupante. Le revisioni della nostra storia si rendono quindi assolutamente necessarie se vogliamo uscire dall'attuale dittatura ideologica fondata sulla menzogna e anche su tutti quegli pseudo punti di vista fino ad ieri prevalenti possono ed anzi debbono presentare un carattere decisamente iconoclastico. E' di grande aiuto tornare al pensiero di uno studioso realmente libero e originale quale solo un pensatore di "destra" puo' essere, ecco come Julius Evola che affronta proprio il concetto di evoluzione secondo il suo reale andamento che e' stato di involuzione e decadimento: giustappunto una delle prime revisione affrontate da Evola fu quella del cosiddetto Rinascimento. Il Rinascimento viene correntemente considerato come una delle massime glorie della storia italiana. Forse non è stato il Rinascimento, più che una antichità troppo remota, a conferire all’Italia la dignità di madre delle lettere e delle arti? Certo: ma altrettanto vero è che non per ultimo alla “tradizione” del Rinascimento si deve il fatto, che l’Italia fino ad ieri valse sì come un meraviglioso paese delle lettere, dei musei e dei monumenti, però abitato da un popolo, che dal punto di vista etico e politico non godeva proprio della miglior fama.
In problemi del genere bisogna del resto partire da una questione di principio. E tale questione si riferisce al significato che lettere ed atti hanno, in genere, nell`insieme di ogni civiltà da dirsi “normale”. In ogni civiltà “normale” il centro non può cadere nelle lettere e nelle arti: esso cade invece nei valori ascetici ed eroici, in una salda severa formazione della vita aliena da “espressionismi”, nella quale i principii superindividuali, le opere e le azioni stanno al disopra della “genialità” e della soggettività del singolo. Non è detto che in sensibilizzazione intuitiva ai principii generali – in sé stessi superiori al mondo delle arti e della “creatività” – che stanno al centro di una determinata civiltà.
Ora, proprio l’opposto si è verificato nella civiltà del Rinascimento. In essa si è avuta una vera e propria orgia della soggettività “mediterranea” liberata da ogni vincolo, un pullulare tropicale di “creazioni” di ogni genere prive, in fondo, di ogni nesso unitario, non obbedienti ad un significato superiore, staccate da ogni forza formatrice politica o spirituale unitaria. Perciò, malgrado il suo splendore esteriore, la civiltà umanistica della Rinascenza rappresenta, da un punto di vista superiore, una caduta di livello, lo spezzarsi delle fila di una più seria e più profonda tradizione. Essa fu la controparte culturale e artistica di quell’individualismo disordinato, che si espresse politicamente nello stile delle Signorie e nelle eterne liti delle città italiane e dei loro condottieri. Essa contenne i germi, che dovevano dare a conoscere la loro vera natura nell’ illuminismo, nel razionalismo, nel naturalismo e in altri fenomeni della decadenza moderna. Infatti non è un caso che il Rinascimento goda di una predilezione non solo in ambienti letterari “neutri”, ma anche in ambienti massonici. Ancor parlando della famigerata Società delle Nazioni, in un congresso massonico internazionale, nel 1917, a Parigi, si celebrò “la rivolta, di cui l’umanismo della Rinascenza e la filosofia della grande rivoluzione francese sono le fasi salienti, più note e più prossime, e di cui lo spirito massonico esprime la stessa anima”. Il miraggio delle meravigliose creazioni del Rinascimento non deve in realtà far dimenticare il significato profondo relativo al fatto che la sua contemporaneità appunto con l’umanismo, col naturalismo e con la stessa Riforma, né deve far perder di vista la precisa funzione polemica e dialettica che tutti questi fenomeni, nel loro insieme e nella loro sinergia, ebbero di fronte alla precedente civiltà medievale. Chi non conosce la retorica della “affermazione della vita”, della “riscoperta della sacralità del corpo e della bellezza”, del superamento del “despotismo teologale e politico” e di tante altre espressioni di colorito fra l’immanentismo e il massonico che sono state applicate alla civiltà e al pensiero della Rinascenza? E lo stesso termine “Rinascenza” non svela già di per sé stesso l’istanza polemica, rivoluzionaria e antitradizionale ora accennata? Si rinasce da una morte o da un sogno: e ciò sarebbe stato il Medioevo imperiale, ghibellino, feudale e dantesco; il Medioevo, che noi possiamo senz’altro chiamare ario e romano-germanico e che come tale, per noi, fu esso la vera Rinascenza. Là dove forze prima contenute rigidamente in una unità per via di una tensione superiore passano di nuovo allo stato libero, si può aver la sensazione ingannevole di una maggiore vitalità, di un dinamismo, di un risveglio. invece non si tratta che di dissoluzione e di dispersione centrifuga. Questo è il vero senso del Rinascimento. Non è che in esso si manifestasse una vita nuova e giovane: al contrario. Tutte le sue creazioni non si spiegano che sulla base della lesione della tensione metafisica e politica del precedente mondo imperiale c feudale medievale: esse rientrano nella via di colui che – per usare l’espressione di Guénon – si e distaccato dai cieli con la scusa di conquistare la terra e, possiamo aggiungere noi, di scoprire l’“uomo”. A chi abbia un senso della “terza dimensione della storia” su tale base si rendono comprensibili altri fenomeni connessi all’epoca del Rinascimento; come per es. l’intero ciclo delle “scoperte” e lo slancio dell’Europa verso le avventure e le conquiste transoceaniche. Quel potenziale, che prima si concentrava sulla direzione verticale, che trovava cioè il suo oggetto adeguato in valori trascendenti, nel punto in cui perdette contatto con tale punto di riferimento, si scaricò, per dir così, sulla direzione orizzontale, cioè nel dominio umanistico, fisico, naturalistico, particolaristico: da qui uno slancio senza precedenti, da qui l’orgia delle arti, delle lettere, del “pensiero”, della “libera soggettività”; da qui la espansione illimitata verso mari e terre sconosciute: ma, soprattutto, come conseguenza, da qui una fondamentale irrequietezza ed instabilità, una insoddisfazione che nulla varrà più a placare, quell’impulso, che Spengler dirà “faustiano” e che, a parte tutti gli orpelli intellettualistici, tradisce solo un male simile a quello del morso della tarantola.
Non si può infatti placare con oggetti di questa terra un impulso cui poteva esser solo adeguata una realtà trascendente e l’approssimazione temporale ad essa, cioè l’Impero. Nel punto in cui l”uomo occidentale tradì la sua più alta vocazione, si è creato in sé stesso, nell’inquietezza e nell’insoddisfazione già indicata, la pena per questo tradimento.
Da un altro punto di vista, col Rinascimento va a prender definitivamente il sopravvento una componente razziale “mediterranea”, individualistica, insofferente di ogni superiore principio di ordine, che già nel Medioevo era stata un focolare perpetuo di anarchia e di divisione, resistendo ad oltranza alla renovatio romani imperii, al tentativo romano-germanico di formare l’Occidente cristiano secondo una superiore concezione. Là dove nella civiltà dell`alto ghibellinismo, nell’etica feudale dell’onore e della fedeltà, nell’ideale umano dei grandi ordini Cavallereschi, nel simbolo ascetico-guerriero del crociato e così via tornarono ad imperare, in Occidente, vene della razza “solare” dell’uomo ario, ario-romano e nordico-ario, nella civiltà del Rinascimento venne invece al primo piano la razza obliqua dell’uomo “bottegaio"
Chi non ricorda la ballata di Lorenzo de Medici che sottolinea la caducità dell’esistenza e conclude con le parole: «chi vuol esser lieto, sia – di doman non v`è certezza»? Questa è la controparte pratica della “grande parata” dei creatori di quel periodo: è l’antitesi di quel senso dell’eterno e di quella volontà dell’eterno, che caratterizzò l’alto Medioevo. Qui deve anche esser chiarito l’equivoco di coloro che pensano davvero che la Rinascenza sia stata una ripresa dell’antichità classica e “pagana”: ciò che fu ripreso, effettivamente, furono solo gli aspetti negativi, già decadenti e “afroditici”, esterioristici e razzialmente sospetti della civiltà antica, non quelli originari, eroici, sacrali, tradizionali. Non Sparta e non il simbolo dorico, ma Atene e Corinto. Non la Roma sacrale e catoniana, ma la Roma ellenizzata e soprattutto il crepuscolo dell’antichità: il mondo ellenistico-alessandrino. In più, nella Rinascenza mancavano i presupposti per poter cogliere e discriminare quel che di valido, malgrado tutto, poteva sussistere perfino in questa parte del mondo antico Oltre che di un uomo “afroditico”, abbiamo parlato di un uomo prometeico. Ad esso si riferisce propriamente l’umanesimo della Rinascenza. Contro quel si è or ora detto, qualcuno, a testimoniare la ripresa di elementi spirituali e perfino iniziatici del mondo antico da parte della Rinascenza, potrà citare nomi, come quelli di Bruno, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola. La funzionalità di simili elementi nella Rinascenza, peraltro, si connette proprio a quanto di più oscuro ha agito in una tale epoca. Noi abbiamo infatti un vero e proprio processo di inversione consistente nel materializzare lo spirituale per divinificare la materia, Dio divenendo l’uomo e l’uomo divenendo Dio. Questo, in fondo, è il senso ultimo dell’Umanesimo. Questo è l’oscuro mistero che fu celebrato in sette e in gruppi occulti, i quali dovevano continuarsi proprio nella massoneria e qui tradurre senz’altro in termini di una azione sovvertitrice politica metodica e cosciente la “tradizione” da essi ricevuta. Si ricordi che la stella dei Soviet, simbolo dell’uomo collettivizzato e materializzato onnipotente e senza Dio, è il pentagramma, un simbolo magico che proprio nei gruppi “iniziatici”, dei quali non pochi esponenti della Rinascenza subirono direttamente o indirettamente l’influsso, ebbe una parte speciale. È un segno, tra i tanti, della inversione propria all’“umanismo”, culto terrestre dell’uomo divinificato. Bisogna rendersi dunque conto che la sovversione combattuta oggi nelle sue forme estreme dalle nostre rivoluzioni restauratrici, ha avuto origine nella Rinascenza, secondo le intime connessioni di essa con l’umanesimo, la riforma e il naturalismo. Non siamo partiti dal punto di vista artistico, quindi il valore che nel dominio tecnico delle arti hanno la creazione della Rinascenza resta del tutto impregiudicato. A chi esplora la “terza dimensione” della storia, ciò non impedisce tuttavia di riconoscere, che lo splendore apparente, l’opulenza e la genialità di simili creazioni sono valse, un po’, come le cortine di fumo che in una guerra moderna talvolta si usano per coprire una avanzata. E l’avanzata è stata di forze, nelle quali chi oggi si sente compenetrato da una nuova serietà, da una nuova volontà di formazione ario-romana tradizionale e virile del carattere e della vita, difficilmente saprebbe riconoscersi.
Iscriviti a:
Post (Atom)
ENTUSIASMO PER GLI DEI DELL'ETA' DELL'ORO
La Techne' fu una pratica di rappresentazione sempre piu’ raffinata - termine che nella accezione antica aveva pero’ un significato m...
-
Non c'e' dubbio che la parola “virus” (ed anche diciamo i ridicoli disegnetti elaborazioni computerizzate che hanno fatto dire ad ...
-
UN connubio tra psicoanalisi e matematica, laddove v'e' la correlazione tra desiderio secondo l’accezione di Freud in Al di la ‘...
-
Di ipotesi sull’origine dell’uomo ce ne sono a bizzeffe e quella di Darwin, che postula una continua incessante evoluzione accompagnata da ...