domenica 22 agosto 2021

INTREPIDI TIGROTTI

 

La lettura dei libri di Evola, non solamente “rivolta contro il mondo moderno” mi sta portando, contrariamente a come potrebbe supporsi, ad un pessimismo di fondo, assai più di quello che assale quando ti misuri con idiozie tipo il “cio’ che è reale è razionale” di Hegel,  la sua risibile dialettica, poi scopiazzata da un  Marx ed infine la summa  di corbellerie ratificata da un vero e proprio ronzino della filosofia come Popper che sembra avere la sua pragmatizzazione grazie al suo allievo preferito George Soros che va senza dubbio annoverato tra uno degli esseri più spregevoli e nefandi che abbiano mai popolato questo pianeta Leggendo non di tali  scempiaggini, ma di cose serie, cioè Evola, Guenon, Mircea Eliade , e attenzione anche roba non dichiaratamente di destra, tipo  Schopenauer, Freud, Jung, Mattè Blanco, Lacan, Jaynes, Hamer , ci si preoccupa per certe considerazioni avanzate da tali autori  che potrebbero far supporre che ci troviamo un po’ al capolinea della storia del mondo (la famosa  età del ferro, ovvero  dei Servi o il Kali-Yuga della sapienza indiana.) Non solo la saggistica, ma anche una certa narrativa  distopica di valore tipo Orwell, Huxley, Breadbury , Matheson, London, e perfino più di evasione  alla Phil Dick e ai romanzi fantascientifici  a puntate della Urania, per non parlare poi della sterminata produzione di film , filmetti, serie televisive  che  da perlomeno un cinquantennio ci ammorbano, tutta una certa parte di informazione ha concorso e concorre a farci accettare come sequenziale quello che stiamo  sopportando sulla nostra pelle, in ispecie negli ultimi 18 mesi. Siamo davvero nell’ultima era contemplata dagli antichi testi e dalle persone più profonde come pensiero?  non c’è alcuna possibilità di sovvertire o invertire l’attuale corso di questa storia dove si applica la inquietantissima formula del “ciò che reale è irrazionale, cio’ che è irrazionale è reale” contraddicendo cioè platealmente  l’antico trombone della filosofia , Hegel?  C’è in tal senso un libro parecchio successivo a “La rivolta….”  di Evola, dal titolo accattivante Cavalcare la tigre, ove  viene indicata la prassi da seguire in una società che sia oramai definitivamente sprofondata nell’abisso della decadenza, il kali Yuga  profetizzato dalla cultura indiana.
Nel 1953, quando uscì in prima edizione, sembrava che in Italia fossero presenti le 
condizioni per dare inizio alla formazione di uno schieramento di Destra: di Destra non nel senso politico, ma soprattutto  ideale e spirituale, magari con l’intento di indicare una direzione di marcia  a chi non si fosse lasciato irretire dalla distopia capital/comunista, dall’ultimo atto di sopraffazione di quei mercanti (età del bronzo)  che avevano sopraffatto i “guerrieri”  (età dell’argento) e avevano rintuzzato proprio con una pandemia (1348)  il tentativo di ritorno all’età aurea della piena tradizione e spiritualità da parte di pochi “eroi” ovvero l’idea del Sacro Romano Impero, la Cavalleria, le caste, la coralità delle Cattedrali medioevali Il presente libro fu quindi  scritto non senza relazione con una determinata situazione italiana, La fine della infiammata legislatura dopo il periodo eroico della grande vittoria sul Fronte Popolare (1948) , la cosidetta “Legge Truffa” l’eclissarsi della influenza Degasperiana,  un libro,  quindi dedicato a chi non può o non vuole staccarsi dal mondo attuale, che è pronto ad affrontarlo e a viverci persino nelle forme più parossistiche senza però cedere interiormente, mantenendovi la propria differenziata personalità". Una visione pessimistica d’accordo , ma ma né passiva, né rinunciataria. Questo - dunque - per il pessimismo. L'altro aspetto del saggio è l'estremo, crudo realismo. Esso deriva dal fatto che l'autore, e i destinatari della sua opera, adottano un criterio di valutazione e giudizio che si rifa alla tedesca Neue Sachlichkeit, la Nuova Oggettività, vale a dire una visione chiara, distaccata e oggettiva dell'esistenza,  vissuta da posizioni non straccamente democratiche e di stampo moderno/consumista. Dunque, è chiaro: un periodo di crisi da affrontare positivamente. Si va allora oltre il nichilismo, questa malattia del mondo moderno: dobbiamo  ricercare gli  strumenti adatti per combatterlo e superarlo, quasi un "manuale"di salvezza interiore, spirituale, per uscire indenni dai marosi del mondo moderno.La contrapposizione fondamentale, di cui parla Evola, tra "mondo storico"e "mondo della Tradizione", è in realtà una contrapposizione paradossale tra azione nella storia e azione metastorica. La prima è il segno distintivo del mondo moderno che si basa sul concetto di tempo, cioè sulla successione che separa e distingue gli eventi. In questo concetto è rappresentata l'idea di sviluppo, di riscatto teleologico, di emancipazione, di progresso. Insomma, è l'azione in atto che lascia rovine al suo passare. La seconda è il segno distintivo della Tradizione, che si basa sul concetto di eterno: l'azione è; è sempre in atto ma non è più espressa in scansioni temporali,bensì spaziali. È l'azione tipica del mito, cioè quella sovratemporale quasi non umana, ma di ispirazione divina. Ma tra i due mondi, quello della Tradizione e quello della Storia, definiti attraverso il  concetto di azione "spaziale" e di azione "temporale", non c'è successione cronologica. Certo, tutta la ricerca di Evola mette in luce come l'abbandono del mondo della Tradizione abbia innescato un irreversibile processo di decadenza dell'Occidente. E si può supporre che,all'epoca della Tradizione, segua cronologicamente  quella della Storia, che all'integrità sacra dell'esistenza segua la decadenza. Questa è, credo, una lettura lecita della sua filosofia, però così non si comprenderebbe il suo carattere eversivo determinato dalla particola revisione eraclitea con cui Evola mette in rapporto i due mondi e, quindi, le due forme dell'azione. La loro opposizione non è stabilita da un "prima" e un "poi", ma da un'opposizione simultanea (cioè non temporale). Il che significa che è sempre in atto un mondo della Tradizione e un mondo della Storia, e che la loro opposizione è sia metafisica, sia reale - nel senso di ciò che definisce socialmente e politicamente la condizione dell'Occidente. L'azione è il segno di questa ineludibile contrapposizione: l'azione non è Storia e non è atto puro. L'azione è "polemos", conflitto in senso eracliteo, luogo dell'origine e principio della scelta. La Storia non potrà mai essere giustificazione dell'evento, e il pensiero non sarà origine metafisica dell'azione. Il pensiero evoliano della "rivolta" è un ideale movimento transitivo dalla Tradizione alla Storia, e da qui nuovamente alla Tradizione e poi ancora alla Storia. È una dinamica che ben si comprende se si riflette su un frammento di  Eraclito ricordato da Evola: "Un uomo è un dio mortale e un dio un uomo immortale". La filosofia diventa allora testimonianza della necessità del conflitto: "Un silenzioso tener fermo di pochi, la cui presenza impassibile da 'convitati di pietra' serve a creare nuovi rapporti, nuove distanze, nuovi valori" Il punto di riferimento qui è dato dalla dottrina tradizionale dei cicli e dall'idea che l'epoca attuale, con tutti i suoi fenomeni più tipici, corrisponde alla fase terminale di un ciclo. Il passaggio da quanto si è detto fin qui a quest'ordine di idee può esser dato dalla formula scelta come titolo del libro: «Cavalcare la tigre». È, questo, un detto  orientale, esprimente l'idea che, se si riesce a cavalcare una tigre, non solo si impedisce che essa ci si avventi addosso, ma, non scendendo, mantenendo la presa, può darsi che alla fine di essa si abbia ragione. E’ un tema prettamente orientale  quale lo Zen giapponese, che recentemente anche un autore italiano maestro di psicoterapia direttiva  Giorgio Nardone ha  adottato per il titolo di un suo manuale d’uso pragmatico  ma  ha  anche un parallelo nell’antichità  con il dio Mithra che si fa trascinare dal toro furioso e non lascia la presa, finché l'animale si arresta, permettendogli di ucciderlo. Questo simbolismo trova applicazione su diversi piani. Lo si può riferire anzitutto ad una linea di condotta per la vita interiore personale, ma anche all'atteggiamento da assumere proprio dinanzi a situazioni critiche,storiche e collettive, quali l’attuale che di certo molto più che ai tempi dello scritto Evoliano risente di una massiccia offensiva delle più turpi forze di quel male che i “mercanti “ hanno diffuso nel mondo in settecento anni di predominio da quando proprio con una Pandemia (quella del 1348 che a questo punto non ha più un riscontro, per così dire “naturale” ma indotto)hanno impresso una vistosa accelerazione per  il  raggiungimento del loro fine di irretire l’intera umanità allo stato di “servi”, contraddistinguendo il passaggio ad un’era che è appunto una mescolanza, una lega come il ferro ovvero  non  più qualcosa di naturale, un metallo puro come l’oro, l’argento, il bronzo. Ecco perchè  ci rivolgiamo a stabilire una  relazione simbolica  con appunto  l'accennata dottrina dei cicli, riguardante la struttura generale della storia e, in particolare, con quell'aspetto di essa che si riferisce alla sequenza delle «quattro età». È, questo, un insegnamento che, come abbiamo avuto occasione di mostrare altrove, ha avuto tratti identici sia nell'Oriente che nell’ Occidente  E giovera’ anche in questa sede ri-assumerne i tratti essenziali  : Nel mondo classico esso è stato presentato nei termini di una discesa dell'umanità dall'età dell'oro via via fino a quella che Esiodo chiamò età del ferro. Nel corrispondente insegnamento indù l'età terminale è dettakali-yuga (= l'età oscura), e l'idea essenziale qui viene precisata col sottolineare che al kali-yuga è proprio appunto un clima di dissoluzione, il passaggio allo stato libero e caotico di forze individuali e collettive, materiali, psichiche e spirituali che in precedenza erano state in vario modo vincolate da una legge dall'alto e da influenze d'ordine superiore. Di questa situazione i testi tantrici dettero una immagine suggestiva dicendo che in essa è «completamente desta» una divinità feminile - Kàli - la quale simboleggia la forza elementare e primigenia del mondo e della vita, ma che nei suoi aspetti «inferi» si presenta anche come una dea del sesso e di riti orgiastici. 
Dopo di che, esaminiamo il principio del cavalcare la tigre nella sua applicazione al mondo esteriore, all'ambiente complessivo. Il suo significato eventuale può allora venir precisato nei seguenti termini: quando un ciclo di civiltà volge verso la fine, è difficile poter giungere a qualcosa resistendo, contrastando direttamente le forze in moto. La corrente è troppo forte, si sarebbe travolti. L'essenziale è di non lasciarsi impressionare dall'onnipotenza e dal trionfo apparente delle forze dell'epoca. Tali forze, per essere prive di connessione con qualsiasi principio superiore, hanno, in fondo, la catena misurata. Non bisogna dunque fissarsi al presente e alle cose vicine, ma aver anche in vista le condizioni che potranno delinearsi in un tempo futuro. Allora il principio da seguire può essere quello di lasciar libero corso alle forze e ai processi dell'epoca, mantenendosi però saldi e pronti ad intervenire quando «la tigre, che non può avventarsi contro chi la cavalca, sarà stanca di correre».  Abbandonando l'azione diretta, ci si ritira su di una linea più interna di posizione. Implicita è, qui, la prospettiva offerta dalla dottrina delle leggi cicliche: chiuso un ciclo, un altro comincia, e il punto in cui un dato processo raggiunge la sua fase estrema è anche quello in cui esso si capovolge nella direzione opposta. Resta tuttavia aperto il problema della continuità fra l'un ciclo e l'altro. Secondo una imagine dell'Hoffmannsthal, la soluzione positiva sarebbe quella dell'incontro fra coloro che hanno saputo vegliare durante la lunga notte e coloro che forse appariranno nel nuovo mattino. Ma questo esito non lo si può tenere per certo: non si può assolutamente prevedere in che modo e su quale piano potrà aversi una certa continuità fra il ciclo che volge al termine e quello successivo. Perciò alla linea dell'accennato comportamento per l'epoca attuale devesi dare un carattere  autonomo e un valore individuale immanente. Vogliamo dire che non deve avervi una parte di rilievo l'attrazione esercitata da prospettive positive a più o meno breve scadenza. Queste potrebbero anche mancare del tutto, prima dell'esaurirsi del ciclo, e le possibilità offerte da un nuovo movimento di là dal punto zero potrebbero riguardare altri che, dopo di noi, abbiano tenuto egualmente fermo, senza attendersi nulla per quanto riguarda effetti diretti e mutamenti esteriori. Anche Evola quindi e tutto il pensiero, antico e moderno , a lui correlato non induce ad alcuna sicurezza, anzi ….conduce a quello che un locale di Praga di qualche anno fa induceva col suo titolo ambiguo  e inquietante “Solidni Nejistota” ovvero dal ceco “Una solida insicurezza”
….e’ questa l’unica cosa certa, appunto solida che i tempi moderni ci consegnano : l’incertezza ovvero l’insicurezza. Questo articolo fa seguito e integrazione con i numerosi articoli
  sullo stesso tema  riportati nel blog  Lenardullier.blogspot, dove ci si è spesi nel tentativo di correlare l’attuale spazio/tempo a tutta una serie di considerazioni dettate anche dalla necessità di ri-assumere le acquisizioni cultural/conoscitive di un preferenziato cammino di vita  - una sorta di parallelismo con un tipico espediente della fisica quantistica : il cosidetto “Integrale sui cammini “ di Richard Feynman (1948) . Ci si era proposti di trovare  correlazioni tra eventi storici così come ci sono stati  tramandati (al 99%  sbagliati o comunque fortemente manipolati) e una interpretazione diversa, ecco magari saccheggiando principi ed effetti di un altro scibile di comprensione (fisica quantistica ) o lasciandosi trasportare da suggestive ri-letture di ardite teorie ( inconscio e pulsione di morte di Freud, inconscio come insiemi infiniti di Mattè Blanco, mente bicamerale e origine della coscienza di Jaynes, Elohim di Biglino,  inconscio come luogo dell’Altro di Lacan, etc.) per magari azzardarne di nuove operando frammistioni tutte tese a comprendere il momento attuale, ed ecco appunto questa sorta di “fermata” per accettare il consiglio del libro qui preso in esame  “Cavalcare la tigre” ….terminata anzi sbaragliata dai mercanti  la precedente età dei guerrieri (ciclo greco romano da noi in occidente)  e anche quella degli eroi (il medioevo della coralità della cattedrale) siamo al cospetto del passaggio dal bronzo al ferro che non si applica più ad un primitivo  passato ancestrale, di imprecisata cronologia, che anzi si suppone non essere mai esistito, ma anzi è oggi disseminato di microchips, codici binari, tecnologia iper informatica e digitale e la solita immotivata assurda paura che ieri era diffusa dal supporre un dio irato (chissà poi da che?) e quindi da una struttura su di esso costruita (Religione) mentre oggi si riveste di supposta scientificità applicata ad inesistenti morbi e affezioni . (2020 come tutte le precedenti panzane delle cosidette pandemie, ordite dalla terza classe delle età del mondo  i bottegai  “mercanti” . Contro quest'ultima fase quindi che non dispone più nè di guerrieri, nè di eroi , dobbiamo trovare la forza di essere come dei tigrotti, si una qualche rammemorazione ai "tigrotti di Mompracen" è di prammatica,  assieme ai nomi di Sandokan, Janez de Gomejra , tigrotti abbastanza intrepidi da salire, per ora, sul dorso della tigre /Materna/Kalì e lasciarsi trasportare fino al momento in cui.... Tigrotti intrepidi come dal titolo : 
al riferimento salgariano del ciclo malese si aggiunge per gente della mia classe il fumetto L'Intrepido dove uno dei protagonisti era il principe indù ma biondo Chiomadoro che aveva sempre con se la sua fida tigre Marana 

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