La teoria che spesso riportava Manfredo Tafuri genialissimo professore a Venezia di architettura (ebbe la cattedra a 27 anni nel 1962) , ma amico di famiglia in quanto cognato del mio intimo amico Sandro Rapisarda, poneva il Classicismo direttamente correlato alla peste nera, ovvero individuava nell'emergenza di un mondo spopolato appunto dall'epidemia che aveva fatto 20 milioni di morti, (cosa però che a me sembra alquanto gonfiatella e comunque non la peste bubbonica che era in realtà una grave eruzione coetanea , ma la seconda ondata ovvero quella che colpiva i polmoni ovvero non c'entrava più tanto la sporcizia quanto la paura che difatti si appunta ai polmoni, secondo le giustissime tesi della teoria di Geerd Ryke Hamer e che si evidenziano anche oggi ) l'abbandono dell'esperienza artistica gotica che faceva leva sulla trasmissione del'esperienza della varie manovalanze, spesso e volentieri identificabili in una intera comunità cittadina, ed il ricorso invece ad un codice di pronta applicazione, quale quello desunto da una serie di ritrovamenti archeologici di antiche pratiche costruttive (un esempio classico il De re aedificatoria di Vitruvio) che potessero uniformarsi al pronto impiego nelle varie occasioni progettuali, nell'ambito sopratutto cittadino (una piazza, una strada, un edificio pubblico, una chiesa, una cupola etc) di cui tra l'altro se ne potevano misurare le correlazioni di impatto urbano grazie alla scoperta dello strumento tecnico della prospettiva. Un codice quindi tratto dall'antico , piegabile alle nuove esigenze emerse dal ripensamento del mondo dopo la grande tragedia, la cui efficacia e validità riposava nell'essere appunto una sorta di pellicola (l'ordine onico, Dorico, corinzio, la trabeazione, il capitello, l'arco, la cupola etc) da applicare alla bisogna e da non sottoporre ad eccessiva verifica, pena la perdita di questa straordinaria valenza di pronta adattabilità ad ogni circostanza , tra l'altro perfettamente prevedibile grazie alla prospettiva che poteva applicarsi a livello di ciascun manufatto - esemplare la vicenda artistica di un Filippo Brunelleschi che praticamente ha un esempio per ogni tipo edilizio (dalla più famosa Cupola, ad una piazza, una chiesa, una via , un ospedale) ma che troverà anche un esemplificazione a livello di una intera città , ovvero il Rossellino per la Pienza di Papa Pio II Piccolomini e il secolo dopo, l'Addizione Erculea di Biagio Rossetti a Ferrara. All'epoca (1971) trovai tale teoria entusiasmante, ma per capirla bene e sopratutto porvi una correlazione colla situazione attuale, bisogna che approfondiamo alcuni punti che sono da compendio al dato prettamente artistico sociale e anche codicistico. A monte difatti della Grande Pandemia del 1348, che in pochissimo tempo spopolò il mondo facendo oltre 20 milioni di morti, va analizzata al dettaglio la situazione che consentì al morbo di svilupparsi : tra il X secolo e gli inizi del XIV si assistette in Europa a una lenta ma costante crescita della popolazione, che arrivò a raddoppiare in Francia e in Italia e addirittura a triplicare in Germania. Ciò fu favorito da una stabilizzazione delle strutture politiche che portò maggior sicurezza e a un periodo di clima mite, conosciuto come periodo caldo medievale. L'economia prosperò: dopo secoli le vie di comunicazione tornarono a essere mantenute in efficienza e così gli scambi commerciali fiorirono spingendosi fin verso il Mar Nero e l'impero Bizantino. All'inizio del Trecento molte città europee contavano oltre 10 000 abitanti, alcune arrivarono ad averne anche 10 volte tanto; in Italia Milano aveva una popolazione di circa 150 000 anime, Venezia e Firenze 100 000, Genova 60 000 mentre Verona, Brescia, Bologna, Pisa, Siena e Palermo si fermavano alla comunque ragguardevole cifra di circa 40 000 cittadini. Ma coi primi del '300 , quasi all'improvviso si ebbe un generale peggioramento del clima, passato poi alla storia come “piccola era glaciale”, la produzione non riuscì più a soddisfare la domanda.Tra il 1315 e il 1317 l'Europa fu investita da una grande carestia, come non ne accadevano da tempo che in alcune città, in particolare del nord, portò alla morte del 5-10% della popolazione. Altre carestie si succedettero negli anni seguenti, si ricordano quelle del 1338 e del 1343 che interessarono maggiormente l'Europa meridionale. Tra il 1325 e il 1340 le estati furono molto fresche e umide, comportando abbondanti piogge che mandarono in rovina molti raccolti e aumentarono l'estensione delle paludi esistenti. Già nel 1339 e nel 1340 vi furono epidemie, si suppone prevalentemente di infezioni intestinali, che provocarono nelle città italiane un deciso aumento della mortalità. Ad aggravare ulteriormente la situazione, nel 1337 tra il regno di Francia e il regno d'Inghilterra scoppiò un conflitto destinato a durare oltre un secolo. I contadini, impauriti dalla guerra e non più in grado di sopravvivere con gli scarsi prodotti dei loro campi, si riversarono nelle città alla ricerca di sussistenza, andando a creare insediamenti sovrappopolati dalle condizioni igieniche assai precarie, con cumuli di rifiuti giacenti a marcire per strada e assenza di fognature, con rifiuti organici versati direttamente in strada da finestre e balconi. È questo il quadro nel quale, nell'ottobre 1347, la peste, comparsa nei porti del mar Mediterraneo, trovò le condizioni ideali per scatenare una pandemia. La denominazione di "PESTE NERA" contribuì non poco a terrorizzare l'immaginario collettivo : oltre alle devastanti conseguenze demografiche, la peste nera ebbe un forte impatto nella società del tempo. La popolazione in cerca di spiegazioni e rimedi arrivò talvolta a ritenere responsabili del contagio gli ebrei, dando luogo a persecuzioni e uccisioni; molti attribuirono l'epidemia alla volontà di dio, e cominci . Il soggetto della "danza macabra" fu un tema ricorrente delle rappresentazioni artistiche del secolo successivo. Terminata la grande epidemia, la peste continuò comunque a flagellare la popolazione europea, seppur con minor intensità, a cadenza quasi costante nei secoli successivi, per quasi scomparire nel XVIII secolo, ma ripresentarsi magari con altri nomi in tempi più vicini e riesplodere improvvisamente oggi in pieno terzo millennio, lasciandoci tutti, è il caso di dirlo, trasecolati . Se però dovessimo dare per buona la tesi di Tafuri e accettare il famoso vecchio adagio che non tutto viene per nuocere, potremmo anche ipotizzare che tutto il presente squallore distopico da racconto di Orwell e Huxley possa riservarci un futuro radioso dove magari le molte discrasie che probabilmente la cattività contingente ha messo drammaticamente in evidenza (sovrappopolazione, iper consumismo, buonismo sinistrorso, monopolio sanitario/farmaceutico, neo liberismo, regime comunista, etc,) possano venire meno
il nome è ripreso da un vecchio locale di Praga Solidni Nejistota dei primi tempi dopo la liberazione dal comunismo
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