domenica 31 gennaio 2021

IRRAZIONALE COME FANTASIA

 0GGI CHE LA REALTà SEMBRA DAVVERO UN LUNGO RACCONTO DI FANTAPOLITICA, COME SPESSO SI DICE AD ALTA CONCENTRAZIONE DISTOPICA E QUEL REALE CUI UN TEMPO SI FACEVA RIFERIMENTO E' ANDATO CARICANDOSI DI VALENZE DI PURA IRRAZIONALITA', CONTRADDICENDO PLATEALMENTE LA FAMOSA AFFERMAZIONE HEGELIANA "CIO' CHE E' REALE E' RAZIONALE----

 E VICEVERSA MI PIACE RIPRENDERE una storia creata da Juanjo Ramírez , che è uno dei grandi maestri della tweet fiction, ovvero aggrapparsi a elementi reali per costruire su di essi uno spettacolare universo di fantascienza. E non c’è nulla che abbia ispirato tante storie di fantascienza come la presunta tecnologia nazista. Cosa potrebbe esserci di più interessante di una simile cospirazione? Mille volte più intrigante della Spectre del Dr.No di james Bond: Un progetto esperimento che si avvale dell'utilizzo di un pesce : la rana pescatrice catalogata come AF-67, presso la Pleanville University. I ricercatori Hanno selezionato 77 pesci abissali e li hanno dotati di microcamere e dispositivi di localizzazione, per esplorare attraverso di loro il mare profondo. Una volta installate le microcamere e i segnali di localizzazione, l’AF-67 fu rilasciato nell’Oceano Indiano, con la speranza che avrebbe deciso di immergersi nella fossa abissale di Lamu-Rhino. È una tomba con una profondità di circa 10.500 metri. AF-67 si è immerso fino in fondo. La rana pescatrice era uno dei pesci scelti per questo progetto perché ha una sua sorgente luminosa. Questo è importante per ottenere immagini a 10.500 metri di profondità, dove la luce solare non arriva e dove le cose non emettono calore. La rana pescatrice ha ottenuto dozzine di immagini interessanti, ma non particolarmente rilevanti. Ma tra così tante informazioni irrilevanti, AF-67 ha fatto una scoperta inaspettata. Inizialmente lo hanno scambiato per il cadavere di un capodoglio. Dopo aver analizzato attentamente alcune delle cornici, si sono resi conto che invece si trattava di un manufatto creato dall’uomo. Probabilmente un sottomarino affondato.
Ipotesi confermate vedendo una svastica nel casco a pressione … E un numero di serie. Questa “registrazione” ha permesso di identificare il dispositivo: EL U-515. Un sottomarino nazista che ha causato molti mal di testa ai servizi di intelligence americani e di cui si è parlato molto nel mondo delle cospirazioni. Perché? Perché quel sottomarino scomparve mentre trasportava “La campana di Wöhlenbach” un aggeggio sviluppato dagli scienziati nazisti alla fine della seconda guerra mondiale, progettato per viaggiare nel tempo. I più scettici presumevano che i nazisti non fossero mai riusciti a far funzionare La Campana. I più audaci hanno invece fantasticato sulla possibilità che la scomparsa dell’U-515 evidenziasse esattamente il contrario:

Il sottomarino svanì senza lasciare traccia perché viaggiava nel tempo?
Le menti più calde sostengono addirittura che Hitler stesso era a bordo dell’U-515 e fuggì in un’altra occasione attivando “La campana” del sottomarino.
La rana pescatrice AF-67 una volta recuperata, è stata sezionata per un’autopsia, ed è stato scoperto che presentava sintomi nello stomaco e nelle cellule che appaiono solo quando si è esposti a isotopi radioattivi. Il tipo di radiazione che, secondo i fisici dell’Università di Pleanville, potrebbe rilasciare (sempre “in teoria”) un dispositivo destinato a modificare i parametri spazio-temporali. Usando questi dati, fu presa in considerazione un’ipotesi piuttosto suggestiva: cosa sarebbe accaduto se l’equipaggio del sottomarino, una volta bloccato sul fondo della fossa profonda, nel disperato tentativo di scappare, avesse deciso di attivare “La Campana”? E se “La Campana” facesse veramente viaggiare nel tempo? Per confermare o negare questa follia, i ricercatori di Pleanville hanno studiato a fondo gli scritti di uno degli scienziati più criptici e portentosi del nostro secolo, Ilja Mladenek: ingegnere serbo, discepolo di Nikola Tesla. Ha lavorato alla progettazione di tecnologie avanzate per i nazisti fino a quando fu salvato dal governo degli Stati Uniti nel contesto dell’operazione Graffetta per poi beneficiare della sua conoscenza.Mladenek era uno degli architetti della campana di Wöhlenbach.Secondo i suoi quaderni di ricerca, l’artefatto è stato in grado di muoversi attraverso la quarta dimensione, permettendo a qualsiasi oggetto entro 8 metri dal suo epicentro di viaggiare nel tempo. Ma secondo le note di Mladenek, quella tecnologia aveva dei limiti. “La Campana era solo in grado di viaggiare indietro nel tempo.” Nelle note dell’ingegnere serbo c’era segnato l’anno esatto in cui Hitler intendeva tornare con La Campana: 12.103 a.C. Questo, inizialmente, indusse gli investigatori di Pleanville a scartare l’idea che l’U-515 avesse viaggiato nel tempo. Perché? Perché in quel caso il sottomarino, affondando nella tomba abissale, ci sarebbe atterrato sopra alla “Campana” perchè la stessa sarebbe stata già li da millenni. E le immagini della rana pescatrice non mostravano oggetti diversi dall’U-515.
Fu Margaret Canker, professore di astrofisica alla Pleanville University, a rendersi conto che stavano facendo un piccolo errore. Nei loro calcoli non hanno tenuto conto della rotazione terrestre. “La Campana” viaggia nel tempo, ma non nello spazio. Mentre si muove attraverso gli anni e i secoli, il pianeta ruota alla latitudine corrispondente alla fossa Lanu-Rhino, a più di 1.000 chilometri all’ora. Questa velocità di rotazione è aumentata negli ultimi secoli a causa della sovrappopolazione. Abbiamo aumentato significativamente la massa del pianeta, e questo implica che non ruotiamo più lentamente come pochi millenni fa. A peggiorare le cose, anche l’angolo dell’asse di rotazione terrestre è cambiato. In altre parole: Un oggetto che risale al 12.103 a.C. non apparirebbe nello stesso punto geografico in cui iniziò il suo viaggio. Canker ha effettuato i calcoli tenendo conto dei cambiamenti nell’asse e della velocità di rotazione negli ultimi 14.021 anni e ha concluso che “La Campana”, se fosse regredita verso la data per la quale era programmata, sarebbe arrivata in un area dell’Himalaya, alta quasi 5.000 metri, all’interno di quello che oggi conosciamo come il Tibet. La Pleanville University ha inviato una spedizione in quella zona del Tibet. Hanno trovato La Campana lì? Ovviamente no.
Ma hanno trovato dei resti metallici che potrebbero appartenergli e ancora più importante: isotopi radioattivi identici a quelli trovati nella rana pescatrice AF-67. La Campana quindi era arrivata a destinazione? Qualcuno l’ha trovata in quelle terre più di 14000 anni fa? Ciò spiegherebbe i riferimenti nelle scritture sanscrite ad alcuni “gadget” di cui abbiamo già parlato qui in altre occasioni: I Vimana. Le menzioni sui vimana nella mitologia indù confondono gli scienziati di oggi. In alcuni testi religiosi vengono citati “carri di fuoco”, creature volanti, ecc. Ma il caso delle vimana è diverso. Gli antichi li descrivevano come macchine. Una missione nazista in Tibet, guidata dal Dr. Ernest Schäfer, partì alla ricerca delle origini della razza ariana e finì (forse) per trovare i resti di un vimana, o la tecnologia che li rese possibili. Si dice che grazie a queste scoperte, gli scienziati del Terzo Reich siano stati in grado di costruire La Campana e altri prototipi bellici che sembravano dischi volanti. Hanno usato la tecnologia della “Campana” nel passato remoto, per sviluppare quelle “navi volanti” che finirono per trascendere sotto il nome di “vimana”? iN questo caso, coloro che si definivano “ariani” ricorsero alla saggezza del passato per viaggiare verso quel passato, iniziando il mito della “razza ariana” e lasciando lì in quel posto le istruzioni che li avrebbero aiutati in futuro a costruire lo strumento necessario per poter chiudere il cerchio. Hitler affondò di proposito quel sottomarino in quel punto nell’Oceano Indiano? Che cosa hanno fatto gli Stati Uniti con tutta quella tecnologia da quando se ne appropriata alla fine della seconda guerra mondiale?

venerdì 29 gennaio 2021

INSOFFERENZA VERSO QUESTA MEDICINA

  

Il terrorismo dell'attuale cattività sanitaria, proditoriamente iniziata oltre 10 mesi fa, mi spinge vieppiu' a prendermela con l'attuale status di quella pseudo scienza che è la medicina,  la  esecranda medicina, cosidetta tradizionale, che  segue con forse ancora più malafede, la metodologia scientifica dell'analisi dei fenomeni, senza per questo potersi minimamente annoverare come fenomenologia, ma rientrando a tutto tondo nella pretestuosità e forzatura, tipica del procedimento statistico, cui è da addurre ogni conclusione e significanza della sua essenza: un gigantesco, sterminato "effetto pompieri" che si insinua in ogni sua formulazione e stesura di protocolli nosologici.la esecranda medicina, cosidetta tradizionale, segue con forse ancora più malafede, la metodologia scientifica dell'analisi dei fenomeni, senza per questo potersi minimamente annoverare come fenomenologia, ma rientrando a tutto tondo nella pretestuosità e forzatura, tipica del procedimento statistico, cui è da addurre ogni conclusione e significanza della sua essenza: un gigantesco, sterminato "effetto pompieri" che si insinua in ogni sua formulazione e stesura di protocolli nosologici.
Ho il più grande disprezzo per la medicina dunque, anche perchè in tale sua forzatura, per forzarne e imporne i termini, ha sempre dovuto far ricorso alla "paura" la più nefanda delle emozioni che ha ereditato dagli antichi stregoni del villaggio e verificato l'efficacia in grandi calamità collettive tipo una epidemia come osservava Manzoni a proposito della peste di Milano "cabala ordita per far bottega sul pubblico spavento" (e qui, detto per inciso, ci sarebbe a lungo di che parlare) Si in effetti ho il massimo disprezzo per la medicina, non le riconosco nessuno dei meriti cui un pò semplicisticamente le si attribuiscono: non credo assolutamente nella teoria dei microbi di Pasteur e propendo semmai per l'affermazione di Bernard "il microbo è niente, il terreno è tutto"  non credo nei vaccini e meno che mai credo nella medicina preventiva il cui unico scopo è quello di diffondere la paura della malattia anche quando non c'è, non credo in tutte le sofisticate macchine che non fanno altro che avallare le malefatte della diagnosi,
ecco l'unica cosa in cui sono disposto a dare un minimo di credo è il supporto che essa può offrire in caso di effettivo trauma e di lenimento del dolore , quindi solo una medicina di rimozione, cioè chirurgica e di anestesia Sono disgustato dalla medicina tradizionale anche per via del mercimonio che essa di concerto con le lobbies farmaceutiche (più lucrose dell'industria degli armamenti internazionali) opera su noi poveri, fin troppo "pazienti" però non si creda non è che ci vada molto meno pesante sulle cosidette medicine alternative, ovvero tutte quelle tendenze, prescrizioni, metodi, anche diverse scelte di vita, che proprio facendo leva sui fallimenti e le insufficienze della medicina tradizionale, optano per soluzioni differenti (omeopatia, fitoterapia, agopuntura, massaggi, etc.) che appunto vengono definite alternative; ma di alternativo c'è solo il metodo, difatti anche per queste, chiamiamole terapie, la malattia è sempre in nemico, una "brutta cosa" da combattere con ogni mezzo, foss'anche un fiore, una bacca o un rituale da cadenzare Non si esce da questo abbaglio se non decideremo di cambiare radicalmente punto di vista, se non utilizziamo un altro indice referenziale, ecco come faceva Milton Erickson, forse qualcosa di ancora più categorico del diavoletto di Maxwell, non un angolo della stanza, ma proprio un'altra stanza. Non potremo mai tentare un approccio verso la nostra biologia, verso il nostro corpo, finchè non adotteremo qualcosa di veramente alternativo alla stereotipata concezione che vede la natura come qualcosa di maligno sempre pronta ad un cieco e casualissimo attacco verso la nostra presenza in una sorta di anghingò "a te si e a me no" dove vengono usati parametri a dir poco fantasiosi (una sfiga biologica, qualche volta addirittura genetica, supposte cattive abitudini di vita, il fumo, l'alcool, il caffè, il sale, lo zucchero e chi più ne ha più ne metta e ciliegina sulla torta quel velleitario ma manipolabilissimo strumento statistico che può fare del pompiere il responsabile degli.incendi)  E' gia il termine "malattia" che è insufficiente, anzi radicalmente sbagliato, non c'è alcun male nel suo processo, ma anzi come per i batteri, i funghi e anche i virus, si tratta di un qualcosa di estremamente utile, dato che si tratta di un sensatissimo processo biologico che cerca di porre riparo ad una forzatura in cui la nostra entità corporea è stata fatto oggetto da un ambiente, non maligno e neppure ostile, ma semplicemente indifferente alla nostra "presenza" e pertanto una sorta di geometrale di traumi di adattamento e relativi conflitti. 
Spiegavo in un precedente articolo del referente che ciascuna epoca preferenzia nel suo adattamento al mondo: ai tempi dei Romani era lo Stato come entità sovranazionale, con l'avvento del Cristianesimo è subentrato quello religioso e catartico dove l'uomo era in netto sottordine ad un ipotetico dio e la sua azione demandata ad un altrettanto fantasioso  "al di là", molto ripreso dal concetto di iperuranio di Platone;  con la Rivoluzione industriale il referente umano ha subito un'altro spostamento, non più un dio, ma la macchina... ecco la macchina è diventata il paradigma su cui impostare ogni co-relazione, una macchina coi suoi ingranaggi, i suoi pezzi che possono rompersi ma possono essere aggiustati e anche sostituiti - è innegabile che lo stesso paradigma è stato utilizzato dalla medicina tradizionale ma anche da quelle alternative : il corpo funziona e si deteriora, ma può essere ri-aggiustato, cambiato questo o quel pezzo - quindi l'operatore di detta, o meglio cosidetta, scienza si configura come aggiustatore,
come meccanico, ma ahiahiai il materiale grezzo dove questi signori, ex stregoni, ora medici, si trovano ad operare...eh si! siamo proprio noi, etichettati non a torto con il termine di "pazienti" che pazientemente entriamo nell'officina e attendiamo di uscirne riparati.

martedì 26 gennaio 2021

REALE, IMMAGINARIO, SIMBOLICO al di qua e al di la' dell' EDIPO

 

Siamo d'accordo che io giochi parecchio con i registri lacaniani del Reale, Immaginario e Simbolico, però non si creda, non è che non tenga a mente tutto il costrutto originario, c'è solo una cosa che va evidenziata: che io non sono affatto d'accordo con l'assunto di riferirsi all'Edipo, per me la cosa assumerebbe tutt'altra valenza se fosse invece ascritta ad una altra figura : NARCISO....Ecco Lacan circoscrive il campo dell'esperienza ai sopracitati tre registri, ma l'interazione di queste tre istanze si dimostra strutturalmente isomorfa alla dialettica edipica della quale Lacan, nel solco di Freud, specifica la dinamica a partire dallo stadio dello specchio, dalla funzione fallica, dal complesso di castrazione e dalla metafora del Nome-del-Padre . Dall'altra parte, l'andamento di questi tre registri delinea il modo di strutturazione della soggettività che Lacan non cesserà di approfondire nel prosieguo della sua opera. Così appare subito la disparità intrinseca dalla costituzione del soggetto: vale a dire la separazione irriducibile dall'oggetto del desiderio attraverso la mediazione del fantasma. Il principio della strutturazione soggettiva è fornito a partire dalla costruzione dello schema R di cui Lacan espone la logica nel suo articolo del 1957-58: "Una questione preliminare ad ogni possibile trattamento della psicosi" .
La densità concettuale dello schema R si coglie profondamente solo a livello della sua infrastruttura interna. Alle soglie di questa situazione originaria, abitualmente chiamata relazione di indistinzione fusionale, il bambino è impegnato in una dinamica desiderante alienata al desiderio della madre, dato che è esattamente identificato al suo fallo. Si osserva questa alienazione tipica che rappresenta l'identificazione fallica a livello dell'esperienza della fase dello specchio .L'interazione dinamica del desiderio tra la madre ed il bambino non è, tuttavia, coerente se non interviene il concetto di mancanza. Difatti, la madre sentita come mancante può sempre immaginariamente essere colmata con l'oggetto del desiderio che le fa difetto. È per questo che, in modo non meno immaginario, il bambino si identificherà più volentieri all'oggetto che manca all'Altro. Lo spazio di questa relazione non traduce dunque l'esperienza di una pura e semplice dualità, e ancor meno si tratta di "simbiosi", come molto spesso si trova scritto. L'indistinzione fusionale si attua perché le preesiste un terzo termine: la mancanza e l'esistenza immaginaria di un oggetto capace di colmarla: il fallo. Ne consegue dunque che è proprio l'oggetto della mancanza in quanto tale, che chiama e nutre la dinamica della relazione fusionale. Di qui la necessità di modificare lo schema originario facendo posto all'intercessione del fallo immaginario. Questa prima configurazione triangolare che fonda la logica del desiderio nell'edipo, non mette in gioco che una serie di componenti immaginarie. All'oggetto fallico immaginario, che è supposto colmare la mancanza dell'Altro, risponde l'identificazione immaginaria del bambino a tale oggetto della madre. Questo primo triangolo madre-bambino-fallo, che rappresenta lo spazio stesso del registro immaginario, costituisce la cellula di base dello schema R. Da questo livello arcaico possiamo già cogliere come l'oggetto del desiderio interferisca nell'organizzazione potenziale del soggetto considerato, in questo stadio, come "assujet" [termine usato da Lacan].Identificandosi immaginariamente all'oggetto del desiderio della madre, il desiderio del bambino si realizza già come desiderio di desiderio. La strutturazione dinamica del desiderio del soggetto come desiderio del desiderio dell'Altro trova così il suo punto fisso in questo processo originario di identificazione al fallo immaginario. Portiamo ancora più avanti il corso della dialettica edipica fino a quella tappa decisiva segnata dall'intrusione della figura paterna nella relazione d'indinstinzione fusionale madre-bambino. Questa intrusione si manifesterà attraverso una rimessa in causa dell'identificazione fallica sottesa da una doppia traccia di simbolizzazione. Da una parte, il bambino si mostra sempre più sensibile all'interesse che nella realtà la madre ha per il padre. Dall'altra egli sviluppa la convinzione che non arriverà mai ad essere tutto per l'Altro (la madre). La ripetizione di queste esperienze reali susciterà progressivamente, nel bambino, alcune correlazioni significanti. Se il bambino non è tutto per la madre - prova ne è il suo interesse per il padre - è dunque chiaro che non potrà neanche essere l'oggetto che colmerà la sua mancanza. Così la madre si rivela tanto più sprovvista del fallo, nello spazio immaginario della relazione d'indinstinzione fusionale, quanto più il padre si pone come polo d'attrazione che mobilita il suo desiderio. Queste due circostanze significanti bastano, per un certo tempo, a sostenere l'incarnazione del padre immaginario, come fallo rivale del bambino presso l'Altro. Soltanto questa figura del padre può supportare una serie di spostamenti decisivi nella logica desiderante del bambino ormai sospesa alla domanda. «essere o non essere "to be or not to be", il fallo?» [della madre] .In primo luogo un nuovo protagonista, il padre, si inserisce nella triangolazione immaginaria madre-bambino-fallo. In secondo luogo, il fallo circola a partire dalla rimessa in questione dell'identificazione fallica. [Il bambino arriva a rappresentare con qualcosa ciò che manca all'altro (Edipo)]. D'altronde, questo vacillamento del posto del fallo induce uno spostamento della madre stessa, nei confronti dello spazio della configurazione immaginaria originale.Infine tutte queste traslazioni vengono a distribuirsi in funzione della consistenza che assumono le contingenze della realtà, alle quali ormai il bambino non può più sottrarsi.la prima fase caratterizzata da questi diversi spostamenti sarebbe tuttavia inoperante nella strutturazione psichica del soggetto, se restasse fissata allo stadio della rivalità fallica immaginaria tra il bambino e il padre presso la madre. La dinamica che permetterà al bambino di superare la rimessa in gioco della sua identificazione fallica, e di conseguenza, di separarsene, presuppone che egli stesso effettui uno spostamento. Ciò è determinato non solo da diverse evenienze della realtà, al di là del campo immaginario originale, ma è anche - addirittura soprattutto - richiesto dall'incidenza di una mediazione significante operata dalla madre [staccarsi dal bambino]. Per altro, è attraverso questa mediazione che la dimensione simbolica fa irruzione nella dialettica edipica.
Quali sono i moventi di tale mediazione? Quello che importa è che la madre, sia nel suo modo d'essere, sia nel discorso che fa al bambino, si dia da fare per fargli sentire il ruolo privilegiato svolto dal padre nei confronti del suo - di lei - desiderio. In questo modo è in gioco una prescrizione simbolica che consiste nel significargli, senza equivoci né ambiguità, che è da lui - dal suo uomo - che lei conta di ottenere l'oggetto che le manca. Il bambino riceve così, dal discorso materno, la sicurezza che egli non ha nulla da attendersi dalla sua identificazione immaginaria al fallo, nella misura in cui la madre sa simbolicamente significarsi dipendente dal padre e non da lui, quanto all'oggetto del suo desiderio. Infatti - questo accade quando la significazione simbolica di questa dipendenza materna ha l'aria di una parodia - possono risultare compromesse certe vie di strutturazione psichica ulteriormente aperte al bambino. Lacan vi ritrova esattamente il "punto di ancoraggio" delle perversioni in cui ambiguità simboliche ed equivoci, diventando regole nella realtà, fissano il bambino nel luogo del godimento della rivalità fallica . La mediazione indotta da questa prescrizione simbolica è strutturante nella misura in cui l'esistenza intrusiva del padre vi fa, lei stessa, simbolicamente eco. Tanto la madre deve significare al bambino la sua dipendenza desiderante nei confronti del padre, tanto quest'ultimo non deve mancare di confermarne l'incidenza ponendosi come colui "che fa da legge per la madre" . Un notevole avanzamento può allora essere fatto nella logica degli spostamenti evocati precedentemente. Un elemento supplementare esige d'essere preso in esame: l'incursione del registro simbolico che interviene, ormai, nelle nuove relazioni istituite dal bambino tra il padre e la madre. Questa dimensione fa precipitare in effetti il bambino verso un altro luogo in cui il suo desiderio sarà messo alla prova in una nuova posta in gioco: la dialettica dell'avere. Questo suppone che il bambino abbia rinunciato ad identificarsi all'oggetto del desiderio della madre, che abbia quindi accettato di riconoscere il padre non solo come colui che ha il fallo, ma anche come colui che può darlo alla madre, che quindi è dipendente da lui sotto questo punto di vista, perché lei non lo ha.Questo riconoscimento testimonia del fatto che il bambino è costretto a passare sotto le forche caudine della castrazione. Inoltre illustra uno spostamento caratteristico. Cessando di assoggettarsi al desiderio della madre, egli abbandona la sua posizione iniziale di assujet a vantaggio della posizione, che viene delineandosi, di soggetto desiderante. Di conseguenza, questo spostamento modifica il tipo di legame madre-bambino, che quindi non partecipa più esclusivamente allo spazio immaginario della triangolazione d'origine. Al di là della prova di realtà, questo legame si fissa nello spazio simbolico in cui si trovano ormai collocati il padre e la madre. Questi diversi spostamenti comportano delle relazioni interattive nella strutturazione soggettiva del bambino. Se la linea di collegamento madre-bambino traduceva graficamente un tipo di relazione strettamente originaria, lo spostamento rispettivamente della madre e del bambino lascerà due luoghi vacanti, in cui si cristallizzeranno, nell'organizzazione psichica, delle vestigia sempre presenti di questi luoghi immaginari anteriori. Nel luogo primitivo in cui il bambino aveva situato la madre, si costituirà una rappresentazione immaginaria dell'oggetto fondamentale del desiderio (la madre), cioè l'immagine speculare i. Quanto al posto in cui il bambino si era inizialmente collocato, esso darà luogo ad una rappresentazione immaginaria di se stesso: il suo io m, richiamando così alla memoria lo statuto alienato di assujet che egli era. All'altro polo, corrispondente alla nuova posizione del bambino, si delinea, in compenso, qualcosa del soggetto che egli verrà ad essere sotto l'istanza dell'Ideale dell'io I che non può avvenire se non con l'incidenza simbolica del padre. Per questa ragione, l'Ideale dell'io, I, viene ad iscriversi logicamente in opposizione all'io, m, nello spazio simbolico. il triangolo immaginario e il triangolo simbolico si dispongono rispettivamente da una parte e dall'altra della striscia di realtà [il parallelogramma R che rappresenta la realtà], che Lacan chiamerà poi con l'appellativo di reale . L'ultima tappa della costruzione dello schema R rinvia direttamente al punto d'arrivo della dinamica edipica dialettizzata per intercessione della metafora del Nome del Padre. Tutti gli spostamenti innescati dopo lo spazio immaginario iniziale, sono stati indotti, infatti, dalla portata strutturante della funzione simbolica del padre, inauguralmente introdotta con la mediazione del discorso materno. La sinergia delle diverse figure paterne - padre frustrante, privatore, castrante, donatore - non può assicurare il passaggio strutturante dall'essere all'avere se non nella misura in cui il padre è investito, in ultima analisi, dell'attribuzione fallica. In quanto tale, vale a dire in quanto padre simbolico, egli è così supposto dare alla madre l'oggetto che le manca . In altri termini, la traslazione dallo spazio immaginario allo spazio simbolico traduce la circolazione dell'oggetto fallico senza la quale il bambino non saprebbe reperire il posto esatto dell'oggetto del desiderio della madre, che gli permette di passare dallo stato di assujet allo stato di soggetto. Questo riferimento, sotteso dal significante Nome del Padre, giustifica l'introduzione sistematica del simbolo P come luogo d'iscrizione del fallo simbolico F. L'oggetto del desiderio della madre si trova così collocato da parte del bambino, che ha la possibilità di divenire allora come un soggetto - al posto della sua identificazione primordiale immaginaria all'oggetto del desiderio materno j - da qui l'iscrizione del simbolo S al posto del fallo immaginario j. Al termine di questa strutturazione soggettiva, sussiste non di meno, la pregnanza dell'immaginario incarnata dai luoghi i ed m, vale a dire "i due termini immaginari della relazione narcisistica, cioè l'io e l'immagine speculare" . Così possiamo anche trascrivere sullo schema l'espressione risultante da tutte le rappresentazioni immaginarie dell'altro, che trovano il loro fondamento più importante nella figura primordiale immaginaria della madre M. Il [vettore] iM metaforizza così tutte le diverse figure dell'altro immaginario con l'espressione generale dell'immagine speculare i. Di qui l'opportunità di scrivere l'altro a al posto di M. All'opposto, sul [vettore] mI verranno ad iscriversi tutte le identificazioni immaginarie formatrici dell'io assogettate all'identificazione paterna dell'Ideale dell'io, I . È dunque legittimo situare al posto di I, il simbolo a', correlativo di a nella relazione immaginaria del soggetto con i suoi oggetti. 'altra parte, P non simbolizza il Nome-del-Padre se non riguardo ad un'operazione significante inaugurale che è, a dirla giusta, una metafora. Un tale significante non può dunque situarsi se non nel luogo dell'Altro in cui il bambino incontra il significante di un padre per lui. Di conseguenza, il simbolo A trova dunque la sua collocazione al posto di P. Nella struttura stessa dello schema R, viene così ad integrarsi quella dello schema L della dialettica intersoggettiva, che richiama all'ordine dell'alienazione del soggetto nell'Io come conseguenza diretta dell'accesso al simbolico attraverso la metafora paterna .La striscia del Reale [che ha per vertici le lettere] "MimI", non solo separa il triangolo immaginario dal triangolo simbolico, ma anche li lega altrettanto bene. Questa particolarità dinamica non può essere compresa altrimenti che accordando alla striscia MimI la struttura del nastro di Möbius . Se Lacan non ha proseguito su questo terreno nel suo seminario Les Psychoses, nondimeno egli evoca questa particolarità in una nota aggiunta nel 1966 al suo testo Una questione preliminare…. Più generalmente Lacan assimilerà, nella stessa epoca, lo schema R alla stesura di un piano proiettivo. La striscia del reale diviene in questo modo come il taglio di Möebius da cui dipende tutta la struttura del cross-cap: Dilungarsi un po' sulla funzione di questa striscia del reale sembra tanto più importante in quanto sono proprio certe modificazioni strutturali di questo trapezio miMI a permettere di rappresentare quello che avviene nelle psicosi così come lo schema I mette in evidenza.Per ottenere un nastro di Möebius, basta suturare i due bordi di un poligono fondamentale (un rettangolo) vettorizzati in modo opposto riconducendoli in una stessa direzione, vale a dire effettuando una torsione. Otteniamo così una superficie monolaterale (con una sola faccia e con un solo bordo) che si può percorrere completamente senza superare mai alcun bordo . Sullo schema R, se uniamo i ad I e m ad M, conferiamo alla striscia del reale una struttura möbica. Di conseguenza gli spazi dell'Immaginario e del Simbolico costituiranno una sola "rondella" completamente suturata dalla striscia del reale lungo l'unico bordo che costituisce la superficie del nastro di Möbius. In questo senso lo schema R è un piano proiettivo la cui rappresentazione in due dimensioni (il piano) è soltanto una "messa in piano" ottenuta con un taglio che apre la striscia, vale a dire un taglio che permette di ritornare al poligono fondamentale di partenza con i suoi due bordi vettorizzati .
Questo permette di capire come il Simbolico e l'Immaginario sono legati tra loro per mezzo del Reale, in modo tale che si possa passare dall'uno all'altro e dall'altro all'uno in modo continuo. La dinamica edipica mette particolarmente bene in evidenza questa proprietà mostrando quanto la conquista del Simbolico rinvii pur sempre all'Immaginario. Infatti, appena entrato nel Simbolico, il soggetto si aliena nell'Immaginario dividendosi. Da questo punto di vista, la striscia del reale concepita nella sua rappresentazione möbica, appare come una rappresentazione essenziale alla comprensione dell'organizzazione strutturale del soggetto. Ho riportato tutto questo "papier" proprio perchè non mi convince il ricorso al'Edipo, ipotizzo che un processo del genere porti a tutt'altre conseguenze se invece di Edipo scegliamo Narciso e quindi il desiderio va a identificarsi con il Thanatos di Al di là del principio del piacere

domenica 24 gennaio 2021

IO, ES, SUPER IO ......SUPER ES (UNA QUADRUPLA PER LA 2^ TOPICA)

 

UN TERMINE CHE DI QUESTI TEMPI MI INTRIGA DAVVERO TANTO : "SUPER" Non è da oggi che il termine “super” viene attribuito con intenti ovviamente di esaltazione e di “superiorità” un po’ a tutto il lessico della nostra lingua parlata e scritta, ma forse ancor più immaginata o meglio da immaginarsi: così anche Freud che della parola, bhè!… è considerato un po’ uno dei grandi “guru” (la talking cure, secondo la definizione della mitica Anna.O. la celeberrima paziente di Breuer) quel termine “super” doveva andare ad affibbiarlo a qualche sua nuova idea o formulazione, nella fattispecie, nientemeno che al suo nuovo modello strutturale del funzionamento psichico umano, andando a denominare uno dei tre agenti specifici di tale funzionamento: l’epiteto di “super” anteposto al termine “Io” stava così a delineare la focalizzazione di una nuova funzione, che, nella precedente fase teorica quella non ancora rivoluzionata con la scoperta della “pulsione di morte”era adombrata : il Super-io. Dice lo stesso Freud “Apprendiamo dalle nostre analisi che vi sono persone nelle quali l’autocritica e la coscienza morale – e cioè prestazioni della psiche alle quali viene attribuito un valore grandissimo – sono inconsce, e producono, proprio in quanto tali, i loro effetti più rilevanti… La nuova esperienza, che ci costringe – a dispetto della nostra migliore consapevolezza critica – a parlare di un “senso di colpa inconscio”, è molto più imbarazzante e ci propone un nuovo enigma, specialmente se finiamo col renderci conto che un tale senso di colpa inconscio svolge in un gran numero di nevrosi una funzione decisiva da un punto di vista economico, opponendo i più potenti ostacoli sul cammino della guarigione” Egli dunque andava paradossalmente a ricavare la genesi del Super-Io, da una “colpa” che aveva finito per individuare nell’Edipo, ovvero la ben nota figura della tragedia greca di colui che uccise il proprio padre e ne sposò la moglie, cioè la madre. Ora questa identificazione, così marcata con il complesso di castrazione, che verrà oltremodo sviluppato da Lacan, ed anche con quel concetto che in Freud ha sempre costituito un assioma, ovvero che il bambino abbia uno spasmodico desiderio di eliminare il padre e tenere la madre tutta per sé, con tanto di correlati sessuali, che appunto resterebbero individuati nell’Edipo, sono a mio parere, non solo un tantino stiracchiati, ma anche inesatti. Nessuno sano di mente, neppure un bambino che si affaccia alla sessualità, sarebbe tanto di cattivo gusto dal venire attratto da una donna molto più vecchia, spesso e volentieri dimessa, brutta, sciatta, né tanto meno ciò potrebbe essere indotto da un inconscio, un Es, deputato, prima della svolta del “al di là del principio del piacere” appunto al piacere (eros).
Solo dopo quel libro che è del 1920, quando cioè Freud aveva 64 anni, si giustapporrà quello opposto di morte (thanatos), che ha delle peculiarità assolutamente non coincidenti col complesso di castrazione e comunque con l’Edipo. La verità è che nessuno, salvo casi di vera psicopatologia, e’ attratto sessualmente dalla propria madre; quello di cui semmai si è attratti è il senso di sicurezza che la figura materna può infondere, quel tanto strombazzato “amore incondizionato” quel proverbiale “ogni scarrafone è bello a mamma sua” che fa si che ogni individuo sia portato a perseguire un desiderio che non si rifà all’Eros, ma piuttosto a Thanatos: il desiderio di sicurezza, di quiete, di far ritorno da dove si è venuti, insomma coazione a ripetere all’insegna del 2° principio della termodinamica e dell’entropia: la vita appunto come apparire di un qualcosa che turba un ordine costituito ovvero turbamento di uno stato di quiete e continuo aumento di disordine, cui la madre, l’utero, rappresentano una sorta di contro assicurazione, un mito dell’eterno ritorno. La vita è pericolosa, traumatica, una continua incessante lotta per la sopravvivenza e l’Io reagisce con il sintomo, perché è lui nella sua stessa costituzione originaria un sintomo come giustamente osserva Lacan, ma se potessimo tutti tornare alla quiete dell’utero, allo stato di pre-nascita ecco che non dovremmo lottare, non dovremmo faticare, non dovremmo soffrire e non ci troveremmo mai soli, sperduti nel buio. Se potessimo trovare la madre che informa quell’amore incondizionato e quindi quel “non rischio” di vita, tutto sarebbe perfetto, assoluto, ma ecco!… anche dannatamente coincidente con quel Thanatos scoperto da Freud in “al di là del principio del piacere” perché sostanzialmente la pulsione di morte e’ in verità desiderio di non-essere, desiderio di far ritorno in quel nulla dove non esistono contrasti, un qualcosa che gli antichi avevano perfettamente inteso e rappresentato con il segno dell’Uroboros, il serpente che si morde la coda, simbolo dell’infinito; un desiderio molto ma molto più ancestrale e più potente di quello di Eros, cui semmai il principio paterno, col suo amore condizionato, legato alla prassi, all’osservanza di leggi e prescrizioni e anche alla capacità, al talento, all’accaparrarsi donne giovani e belle, cerca di perseguire. A mio parere proprio la scoperta della pulsione di morte e della coazione a ripetere, scardina le fondamenta del contrasto tra principio di realtà e di piacere che si svolgerebbe tra Io e Es, immettendo nuovi parametri e nuovi termini di conflitto, dove quel “super” va ascritto si all’Io che può anche rappresentare certe influenze esercitate dall’ambiente sociale e culturale, ascritte all’identificazione paterna, e dove, detto per inciso, l’Edipo rappresenta solo una di tali identificazioni (quella riferita al complesso di castrazione) non escludendone altre, ma può benissimo essere addottata anche all’Es (l’inconscio) che non ha da apporre i suoi veti alla rigidità delle prescrizioni sociali, ed è invece è tutto devoluto ad un qualcosa che non si rifà all’Eros e quindi al sociale, all’ambiente, ai rapporti, ma si rifà a Thanatos, cioè al nulla, a quel non-essere nel quale se diamo per buona tutta la grande revisione del pensiero e della teoria freudiana, riposa la più profonda essenza del desiderio. Non c’è da sorprendersi se Freud riprende la teoria delle pulsioni che aveva affrontato in un saggio antecedente, ovviamente rivedendole nell’ottica di una opposizione radicale tra pulsioni sessuali e di morte, ma è proprio questo l’assunto che non convince, laddove pone l’io succube sia del servaggio del super io, sia dell’Es, senza distinguere tra i due che provocherebbero impulsi qualitativamente differenziati di natura erotica o distruttiva. E’ la strada che porterà al saggio “Inibizione sintomo e angoscia”, dando per scontato la preminenza del conflitto tra Io e Super Io, per approdare però nel suo ultimo saggio di rilevanza meta psicologica “Analisi terminabile e interminabile”, alla inutilità di tutta la terapia, inutilità messa in evidenza non dal Super io, bensì da un Es per il quale si potrebbe benissimo adottare la dicitura di Super Es, in quanto non amputabile alla conflittualità sociale, edipica, di adattamento all’ambiente col desiderio istintuale, bensì a quella molto ma molto più ancestrale e profonda di una pulsione di morte, che con la sua coazione a ripetere, e quindi anche ad un eterno ritorno, ritorno da dove si è venuti, cioè il nulla, comporta gioco forza la cessazione di ogni conflitto, e quindi anche alla necessità dell’analisi che di fatto è interminabile nei termini dell’aumento del disordine e della dispersione(entropia), mentre è terminabile solo nella totale e finalistica adesione alla pulsione di morte (2° principio della termodinamica “in un sistema chiuso tutte le forze tendono allo stato di quiete”)

TRASCENDENZA FILMICA (FINZIONE)

Trascendenza, iper-trascendenza, individuazione, definizione, il confronto è sempre con la "technè" ovvero chiamala tecnica, chiamala abilità, chiamala arte, dagli un "archè", uno svolgimento, e ovviamente i relativi mezzi di comunicazione e ti ritrovi sempre con uno strumento tra le mani di cui sei costretto a misurare le implicazioni: il graffite sulla roccia, la stele, la statua con gli occhi dilatati, il libello, il flauto e la lira, sono tutti mezzi di cui l'umanità si è servita per rapportarsi con il trascendere appunto, un qualcosa che si è sempre imposto come alternativa rispetto ad un organico, un biologico, eh si, anche un naturale, che con le loro "necessità" relegavano l'umano ad uno stato animale di cui tutti i Miti hanno valutato i tentativi di superamento. Così si comincia a cercare "un principio di tutte le cose", l'acqua, il fuoco, un non meglio precisato "Apeiron" arzigogolando su frecce che volano e sul "piè veloce Achille che non riesce a superare la sua tartaruga"... "l'uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono" diceva Protagora e certo la misura è importante, se si doveva decidere di mettere sul frontespizio all'Accademia la scritta "qui non si entra se non si è geometra!" Gheos = terra, Metros = misura, misuratore della terra; l'Accademia è quella di Platone l'inventore del "concetto" ovvero "quell'uno che sta per molti" e che pone una netta separazione tra "terra" e "cielo" inaugurando tutti i dualismi dell'occidente, che non hanno la quasi liquida sinuosità del simbolo dello Yin e dello Yang dell'Oriente, ma sono sempre opposti, contrastanti, antitetici, immettendo anche il principio del "valore" il mondo della terra dove l'albero non è l'albero, ma qualcos'altro, qualcosa che potrai ritrovare nella sua essenza solo in un iperuranio, "il mondo delle idee". Da una parte quindi qualcosa che non vale, dall'altra quello che vale e che costituisce l'essenza, direbbe Kant "la cosa in sè, maq anche il "noumeno" Ma il criticismo colla sua ragione pura e pratica, col suo giudizio e ovviamente le "categorie" non esaurisce il problema, dato che l'uomo non si è limitato ai giochetti della sua mente, ha anche sempre cercato di mettere, diciamo così, dei paletti al suo rapporto coi mezzi che la "technè" gli ha via via fornito: un costante omaggio a Prometeo il titano che col suo "pensare prima, in anticipo" = pro- methes, la technè, l'ha inaugurata, spezzando la necessità del tempo ciclico, quell'eterno ritorno dell'identico, che il pro-getto quell' altro tempo, quello del "kairos" che i greci antichi individuavano nel "tempo opportuno"riesce a sottrarre alla necessità. La prospettiva di Brunelleschi, di Alberti, di Rossellino e di tutti gli artisti a seguire, che sono si geometri, ma architetti e anche ingegneri, consente già qualcosa di nuovo, che racchiude quella parolina magica "pro": pro-gettare, pro-vvedere, pro-tendere.... e il mondo sembra prenderne atto fino ad andare anche alla ricerca dei "lumi" che possano rischiarare il cammino e non farci sentire "soli, sperduti nel buio" Una battaglia e' perduta, c'è il tempo di vincerne un'altra!" con questa frase, anche la prassi viene immessa nel contendere, si riveste di rutilanti uniformi, si impersona in un singolo, che viene gonfiato simulato, gli si fa recitare la parte del grande stratega e si convince la collettività manipolando, inventando, mentendo,(vedi mio articolo, anzi articoli sul "recitare una parte" nel blog principale Lenardullier.Blogspot.com ) si arriva a convincere persino lui che comincia a credere a quello che gli fanno recitare (Battaglia del Ponte di Lodi) entra nella parte e qualche anno dopo ha un ulteriore prestigiosissimo avallo dal filosofo per eccellenza, il filosofo della storia Hegel che vedendolo passare, sul suo cavallo bianco dopo la battaglia di Jena, esclama "ecco lo spirito del mondo!". La stampa , la comunicazione opportunamente manipolate servono a far passare idee e anche fatti come se fossero verità e la tendenza andrà moltiplicandosi : La nuova Musa, sul finire dell'ottocento, il cinema, fa scorrere, rende mobili le immagini e qualche decennio dopo vi immette anche la parola "signori, aspettate, aspettate un momento: non avete ancora sentito niente!" Poi arriva la televisione, che porta il mondo tra le pareti di casa e quindi l'informatica, il computer, il cellulare, con il moltiplicarsi delle possibilità, anche se c'è sempre il pericolo della ridondanza "tutti parlano, ma nessuno ascolta" il "ci" Heideggeriano diventa dominante e il mondo rischia di tornare "quel mondo spaesato del tacere!" da cui si era partiti. Il disagio però c'è, e viene rappresentato, si fa "tecnè" anche lui : per un Dante Alighieri è una "Commedia" anche se l'epiteto di "Divina" dovrebbe dare una qualche soluzione, Cervantes la riveste dello spettro della follia, i mulini a vento e l'illusione di Dulcinea, per Goethe è il "patto col diavolo" e ci sono le esaltanti melodie di un Mozart, di un Beethoven, di un Bach, ed ancora le melanconiche liriche di un Leopardi, il Mondo come volontà e rappresentazione di Schopenauer, ma sostanzialmente nessuna "Gaia scienza" per Nietzsche. Si arriva a Freud e al suo inconscio come discorso "sempre mancato", che ha però proprio in tale mancato, la sua riuscita. Inconscio che è sempre "discorso dell'Altro" ed è canonicamente "strutturato come il linguaggio" per Lacan, mentre Mattè Blanco ipotizza per esso "gli insiemi infiniti" e quindi anche il correlarsi alla fisica sub atomica, la teoria dei Quanti, i diavoletti di Maxwell, il gattino di Schrodinger, e tutta la relatività di Einstein e l'indeterminatezza di Heisenberg, ratificata da Niels Bohr e la sua Scuola di Copenaghen. Insisto nella mia tesi, che il cinema però ha una possibilità in più di esprimere compiutamente tutto l'assunto, anche il disagio, perchè è in grado di moltiplicare e condensare ogni aspetto della realtà: la scalinata di Odessa di Esestein in La corazzata Potemkin, la slitta di Orson Welles in Quarto Potere, la corsa della Magnani

in Roma città aperta, la danza notturna con le pietre,attorno alla Giara in Caos dei fratelli Taviani e tante altre sequenze che hanno la particolarità appunto di spostamento e condensazione della realtà (quelle che Freud aveva individuato appunto come precipua manifestazione del sogno, ovvero la "via Regia" dell'inconscio ).Un esempio ulteriore potrebbe essere il movimento della macchina di proiezione con lo schermo che scorre tra le case del paesetto in "Nuovo Cinema Paradiso" di Tornatore e restando a tale autore il recente film "La corrispondenza" dove i più moderni mezzi di comunicazione vengono impiegati per andare "oltre la vita" una sorta di partita a scacchi dove il risultato non è così scontato.
Il tema, questo eterno contrasto tra la vita e la morte, è affrontato in termini molto più esasperati, quasi da fantascienza in un recente film che si chiama giustappunto "la Trascendenza" con Jonny Deep e Rebecca Hall, Morgan Freeman dove è proprio l'on-line, internet, l'informatizzazione generalizzata, a condurre il gioco, e bisogna riconoscere, anche con plausibile possibilità. In effetti, sembra proprio che ne sia passato di tempo, anzi di pellicola, da quando Stanley Kubrick, in "Odissea nello spazio" passava dal monolite alla macchina, il cervello elettronico che prendeva il dominio sull'uomo.

venerdì 15 gennaio 2021

IL PONTE CON LE UOVA

 

TORNIAMO ALLO SPECIFICO DI QUESTO BLOG : LE  ESPERIENZE/CONOSCENZE RACCORDATE...A,DA,CON,QUANDO,COME,PERCHE....IN  PRAGA: BHE C'E' COSA TANTO PRAGHESE COME IL PONTE CARLO (KARLUV MOST)  DI CUI PARLA L'ARTICOLO , CUI MI PERITO DI FARE QUALCHE PRECISAZIONE : Tutto vero sui tuorli di uova utilizzati per rendere più coesiva la malta che doveva tener serrati i blocchi di pietra , ma l'articolo omette un particolare gustoso: di tutti i paesi che ottemperarono alla richiesta/editto dell'Imperatore Carlo IV,
di inviare appunto grandi carichi di uova, il paese di Velvary, ancor oggi additato ad un le uova le mando' sode.
Il ponte Carlo è uno storico ponte in pietra sulla Moldava, situato nella città di Praga, e collega la Città Vecchia al quartiere di Malá Strana. Misura 515 metri di lunghezza e 20 metri di larghezza Il ponte è una delle più grandi attrazioni turistiche della città, ed è molto frequentato dagli artisti di strada, dai musicisti e dai venditori di "souvenir" durante tutto l'anno.
La sua costruzione, iniziata nel 1357, fu appunto commissionata da Carlo IV, allora Re di Boemia e Imperatore del Sacro Romano Impero, all'architetto Petr Parléř, famoso anche per aver costruito la Cattedrale di San Vito ed il Castello di Praga. Fu terminato nel 1402. A modello venne preso il ponte di pietra (Steinerne Brücke) di Ratisbona. Venne edificato per sostituire il Ponte di Giuditta (che fu il primo ponte in pietra ad essere costruito sul fiume nel 1170 e che prende il nome dalla regina Giuditta di Turingia), spazzato via da una piena della Moldava nel 1342. Il momento della fondazione del nuovo Ponte venne stabilito dai principali astrologi dell’epoca: il 9 luglio 1357 alle ore 5,31 (135797531), un triangolo magico di numeri che doveva preservare nei secoli il Ponte.
Secondo una leggenda, si dice che all'atto di costruire il ponte, all'impasto della malta vennero aggiunti dei tuorli d'uovo, al fine di renderne più solida la struttura. Carlo IV chiese a tutti i villaggi del regno di contribuire alla costruzione. Le due estremità del ponte furono fortificate attraverso la costruzione di due torri, e la protezione del ponte fu affidata all'ordine dei Crocigeri della Stella Rossa. In origine il ponte era chiamato semplicemente "ponte di pietra" (Kamenný most) o "ponte di Praga"(Pražský most), assumendo la denominazione attuale solo nel 1870.

Nel 1432 tre pilastri vennero danneggiati da una piena. Nel 1464, su ordine di Giorgio di Poděbrady, venne costruita (presumibilmente sulle vestigia di una torre romanica) una torre di fortificazione, la Staroměstská Věž, all'ingresso occidentale del ponte. Durante la Guerra dei trent'anni il ponte fu teatro di cruente battaglie, allorché le truppe svedesi assediavano la città dalla sponda occidentale della Moldava. Ponte Carlo pare essere legato a doppio filo ai Vodink, i folletti che secondo gli abitanti del luogo vivrebbero nelle acque della Moldava. Si racconta che trascinino le persone cadute nel fiume nelle loro grandi pentole per “conservarle”, ma c’è un fatto – curioso e crudele – di cui si dice siano stati protagonisti. Arrabbiato col proprietario di un carretto per aver sporcato le acque del fiume, un Vodink avrebbe atteso l’uomo in prossimità del ponte, mentre i cavalli si abbeveravano, per trascinarlo nella Moldava e imprigionare per sempre la sua anima nella sua pentola. Se di giorno il Ponte Carlo è tutto un brulicare di vita, di notte sembra che le statue si animino, si muovano, parlino, e si dice che tali statue, realizzate con la pietra scura della Boemia, a somiglianza con quelle di Ponte Sant'Angelo a Roma, non avevano soddisfatto l'Imperatore, sicchè si era provveduto ad ornarle e ravvivarle con qualche suppellettile d'oro: una spada, una croce, una corona, una tiara, sicchè proprio da tale usanza che era stata estesa a tutti i monumenti cittadini, derivi derivi l'epiteto di Zlata Praha ovvero Praga la città d'oro.
Dal luccichio appunto color oro che tali ornamenti diffondano nell'atmosfera in contrasto con lo scuro della pietra locale. Una ulteriore leggenda , dic che quando sull’isola di Kampa (più che isola, una penisoletta formata dal canale detto della Certovka ossia del Diavolo, con il grande corso della Vtlava) nasce un bambino, tutte le statue con le loro suppellettili assumino un unico splendore dorato, per festeggiarlo e promettergli protezione.

mercoledì 13 gennaio 2021

VACCARO PARLA DI FAUCI

 

ANCORA UN ARTICOLO DI VALDO VACCARO CHE IN QUANTO A VIRUS,  MICROBI IN GENERE E' IL MIO REFERENTE PRINCIPALE DOPO OVVIAMENTE HAMER.  IN FODERINA  HO MESSO ANTHONY FAUCI UNO DEI PEGGIORI MOSTRI  AUTORI DELL'ATTUALE DEVASTAZIONE MONDIALE VICINO A TRUMP, CHE IL FATTO DI NON AVER NEI 4 ANNI CHE ' STATO AL POTERE FATTO PIAZZA PULITA DI SPREGEVOLI INDIVIDUI COME APPUNTO FAUCI E I SUOI COMPARI SOROS, GATES, ROCKFELLER, SCHWAB ETC,  VA ADDOTTO A MOTIVO DELL'ATTUALE PANDEMIA MONDIALE ED ANCHE DEL FATTO DI QUANTO MESSO IN ATTO DAI MOSTRI PER LIBERARSI APPUNTO DI TRUMP CHE ERA STATO DI OSTACOLO AI LORO PIANI GIA' NEL 2016 .....Ma veniamo a Valdo Vaccaro che  ci erudisce :  "Si parla di virus con presunzione e dogmatismo, con disinvoltura e con sicurezza, come si trattasse di qualcosa di accertato e di evidente. Se ne parla poi come si trattasse di orribili insetti spaziali pronti a distruggere l’intera umanità. Va a finire che a forza di menzionare questi fantasmi spaventosi e questi mostri immaginari prefabbricati e gonfiati con determinazione e perfidia dal sistema sanitario, mostri virali temuti come la peste da pazienti quanto mai vulnerabili sul piano della saldezza morale e della conoscenza autentica di se stessi, a forza di fare questo il virus diventerà davvero qualcosa di vero, trasformandosi da nano-particella innocente e fisiologica quale esso è, in entità patologica nemica, se non altro per accontentare le attese e le false credenze dei tanti poveracci presi dal panico. Senza contare che accanto ai virus naturali, esistono pure i virus politici, i virus da guerra biologica, i virus strategici ingegnerizzati con smisurata perfidia. C’è pure di mezzo il fatto che, quando si è mossi da genuina progettualità e da trasparente motivazione, quando non si è avulsi dalla energia universale ed inesauribile che tutto avvolge, che scaturisce dalla propria interiorità e dai Piani Superiori, si finisce per ritrovare l’entusiasmo e la combattività travolgente dei giorni migliori, per ritrovare quelle dotazioni indispensabili a scardinare l’indifferenza e la rassegnazione dei cittadini del mondo di fronte agli attentati e alle prepotenze liberticide del regime dominante. Quando lo scontro si fa più duro si moltiplicano le forze per ribellarsi alle mediocrità, alle cattiverie, alle piccolezze e alle falsità di un mondo sempre stupendo, ma ora degradato, deforme e infame. Questo colloquio odierno con voi, sia ben chiaro, merita di essere diffuso, promulgato e tradotto prontamente nelle varie lingue. Umiltà sì, ma non sottovalutiamo il nostro lavoro in comune.  Ho inoltre il privilegio e l’onore di poter contare sull’appoggio morale di un Maestro di sconfinato talento come Andrea Zaupa, capace di accantonare e persino trascurare a tratti le sue straordinarie performance e il compito di risvegliare le coscienze, capace pure di diffondere a vasto raggio su internet la mia immagine e il mio messaggio di lotta alle mascherine e alle falsificazioni circolanti su virus, Aids e Covid,  inquadrandolo come sequel storico ed oscurantista del Pasteurismo di inizio secolo e nel famigerato Rapporto Flexner  del 1909, dove le stelle nascenti della plutocrazia industriale petrolifera-sanitaria americana (vedi Rockefeller e Morgan) si accorsero della straordinaria importanza strategica ed economica della malattia e delle cure mediche, ed operarono una massiccia e violenta intrusione in questo settore, allineandosi con i media, con la politica, con la legge, con il cartello bancario e soprattutto con le nascenti multinazionali del farmaco e del vaccino, facendo piazza pulita di tutto l’esistente ricco e articolato mondo delle scuole di salute naturale. Diciamo subito una cosa fondamentale. La perversione e il pericolo grave non provengono per niente dai micro-organismi, siano essi funghi, batteri o virus, ma piuttosto dalle perverse e strampalate fantasie che si vanno a creare intorno al materiale invisibile, dai falsi miti che si intessono intorno ad esso. Non va mai scordato o sottovalutato il fatto che esiste la Legge della Attrazione, e che in forza di tale regola i timori e le paure evocate in continuazione dall’uomo mediocre, dall’uomo con la coda di paglia, finiscono per materializzarsi. Parli a ripetizione della malattia e della negatività ed esse finiscono per arrivare davvero tra capo e collo. I governatori regionali sono il prototipo della presunzione e della mediocrità professionale ai massimi livelli, al pari poi dei ministri della salute, al pari dei dirigenti dell’Istituto Superiore della Sanità, al pari di chi bazzica ai vertici della Medicina Convenzionale. Ma non si offendano questi eccellenti ed abili politicanti e questi mestatori di casa nostra. Negli altri paesi le cose non vanno per niente meglio, salvo che non si vada in diversi stati dell’Africa, considerati a torto sottosviluppati, quando invece stanno dandoci lezioni di saggezza e competenza, quando stanno pure ridicolizzando la presunzione che gira a ruota libera dalle nostre parti, quando stanno respirando a pieni polmoni, alla larga da lockdown e da vaccini, col risultato di non intasare ospedali e cimiteri. Questi nostri governatori non sono affatto dei pivelli. Meriterebbero anzi il Nobel della astuzia politica. Hanno preso al balzo l’occasione di farsi eleggere dal popolino. Pertanto il popolino se li merita ampiamente. Il problema è che di salute il più delle volte non ci capiscono un acca. Hanno in tasca sì e no un diploma di ragioniere, di perito industriale, di geometra, o a volte vantano persino una laurea in giurisprudenza. Non è poi che se anche possedessero la mitica laurea in medicina le cose cambierebbero di molto. Fatto è che, più autorevoli e impettiti sono, e più seriosamente coprono naso e bocca con la loro mascherina di repertorio. Mascherina che indossano con ostentazione davanti ai microfoni televisivi durante le loro frequenti interviste, quasi a voler impartire una lezione di comportamento esemplare ai cittadini che li ascoltano. Sono i primi a mantenere la museruola e i primi anche a farsi vaccinare, oltre che i primi ad ammalarsi, o meglio a cadere vittime delle proprie incongruenze. Sembra che nessuno gli abbia mai insegnato che la libera respirazione, profonda e senza impedimenti, è la prima norma per alimentarsi del cibo numero uno che è l’aria. Questa è gente che ha fiducia assoluta nel ministro della Sanità e nelle cliniche-lazzaretto del paese, gente che non sa nemmeno chi sia Ippocrate. Questi soggetti sono amanti del fumo e dell’aria viziata. La loro pantomima viene poi imitata sui piani più bassi dalla protezione civile, carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco, uscieri, bigliettai e controllori ferroviari, tutti eccitati nel diventare protagonisti della Decisiva Guerra al Mostro Virale  Passano i mesi e il mantra del potere rimane inalterato. Sacrifichiamoci a Pasqua in vista di tempi migliori con l’arrivo dell’Estate. Sacrifichiamoci a Ferragosto in vista di un recupero per Natale e Capodanno. Ed ora il giochino si ripete. La carota della ripresa ci viene fatta penzolare davanti al naso. Al disastro natalizio, tutto viene rimandato alla prossima svolta pasquale. Soltanto dei citrulli e degli illusi, soltanto degli spianati e dei trogloditi possono credere tuttora a queste favol L’idea poi che i vaccini immunizzino continua ad essere divulgata e contrabbandata dai media, quando la stessa OMS prende le distanze da tali concetti. Chi si vaccina dovrà continuare infatti a portare le mascherine e dovrà continuare a mantenere le distanze a vita, e quindi non è affatto immunizzato. E poi quali e quanti vaccini? Quello della Pfizer, da tenere a problematiche temperature di -80° C, da prendere in due dosi distanziate, privo di effetti collaterali secondo i Monatti-Untori della Sanità, salvo i diversi morti e danneggiati che già si segnalano in USA, in Svezia, in Svizzera, in Israele e in giro per il mondo? Oppure quello inglese della Oxford-Astra-Zeneca, a base di adenovirus di scimpanzé, pure in sperimentazione? Oppure quello americano della Moderna già in uso in USA e Canada? Oppure quello statale della Sinopharm cinese già in uso in Cina-Emirati-Bahrain-Arabia? Oppure il Coronavac della privata cinese Sinovac? Oppure quello russo chiamato Sputnik? Oppure quello italo-svizzero della ReiThera srl sostenuto dal governo Conte, dalla regione Lazio, dal CNR, e definito da Giuseppe Ippolito della Spallanzani come efficace e sicuro, senza nemmeno considerare che tali valutazioni sono premature in quanto gli effetti collaterali arrivano anche dopo mesi o anni, e senza considerare -cosa importantissima- che poco e niente si sa del virus Covid-19. Possiamo a malapena immaginare il caos e le incertezze di chi accetta il perverso dogma vaccinale. Ci saranno vaccinati di questo o quel vaccino, o addirittura di più vaccini mescolati, con sovrapposizione disordinata e incontrollabile di effetti collaterali. Dei virus in genere se ne sa poco e niente, a parte le smargiassate e le presunzioni dei virologi. Di quello Covid in particolare, inventato e gonfiato dai politici, se ne sa ancora meno, salvo che è  servito magnificamente a Xi Jinping per sgominare indisturbato una ribellione fuori-controllo in Hong Kong e per scoraggiare nel contempo una sollevazione popolare a Wuhan, nel cuore della Cina, contro alcuni maxi-inceneritori in via di installazione in quella regione,sta servendo magnificamente alla distruzione dell’economia privata e delle piccole aziende artigianali, ovvero sta servendo ai piani di Great Reset che animano i poteri forti, i George Soros e le Banche Centrali, sta servendo ai piani di riduzione della popolazione mondiale, ai piani di ristrutturazione violenta e rapida dell’attuale struttura politico-sociale del pianeta. La gente si è probabilmente scordata che, 6 mesi prima del Coronavirus, Hongkong era in forte ebollizione con stazioni metro in fiamme, banche e negozi collegati alla Cina devastati, barricate lungo le strade principali. Io no, non me lo scordo, mi trovavo proprio nella metropoli asiatica in quei frangenti. Xi Jinping ha giocando con grande abilità la carta vincente del virus. Tutto lì.  La diffusione del panico da Coronavirus passerà alla storia come una delle più grandi frodi mirate a manipolare l’economia, a sopprimere il dissenso, a controllare la popolazione, a spingere la gente verso più farmaci, verso inoculazioni e installazioni di micro-chip obbligatori e di altre macchinazioni infernali. Senza contare quello che viene utilizzato nei vaccini stessi. Il materiale inoculato contiene infatti componenti da brivido. Non soltanto feti vivi e morti dall’industria dell’aborto, ma anche particelle epatiche prelevate da scimmie antropomorfe come scimpanzé e gorilla, oltre che sostanze prelevate dagli squali. Congo, Gabon, Uganda e Ruanda hanno giustamente annunciato la chiusura delle loro aree protette, a difesa dei 1000 gorilla rimasti e a grave rischio di estinzione. I movimenti di difesa-animali si stanno giustamente attivando in difesa di queste splendide creature della foresta e dei mari, nonché di tutti gli animali perseguitati inutilmente dalle brutture della vivisezione, della prigionia e degli esperimenti aberranti da parte della cinica, immorale, inconcludente e marcescente ricerca sanitaria. Dove sta poi il rispetto di concetti basilari quali il “Primo Non Nuocere”, il “Nessun veleno serva mai a curare un malato?” che arrivano da Ippocrate, dalla logica e dal buonsenso? Eppure, anziché volare basso praticando umiltà e saggia conoscenza dei propri limiti, i governatori vogliono imitare gli scienziati e i virologi, vogliono darsi le arie di esperti operatori di salute, vogliono apparire come i salvatori della patria. Catapultati ai vertici da elezioni-burla dove la maggioranza del popolo non va più nemmeno a votare, hanno evidentemente perso il senso della realtà. Il bello è che -volenti o nolenti- sono tutti allievi inconsapevoli del più misero ed esecrabile criminale americano ancora per poco a piede libero. Vorace, cinico, arrivista, arrampicatore sociale infaticabile, strapagato, intoccabile, da 40-50 anni ai vertici della Sanità Americana. Uno che bazzicava nella sala dei bottoni ancora dai tempi di Reagan, continuando poi con Bush, Clinton, Obama e persino con Trump, pur se alquanto sgradito dall’attuale presidente. Uno che ha costruito la sua carriera con astuzia, basando tutte le sue fortune sulla falsa narrativa pienamente condivisa dai poteri dominanti. Narrativa del contagio, della paura e della finzione. Narrativa secondo la quale l’Hiv causa l’Aids. Ognuno a questo punto avrà capito che stiamo parlando di Anthony Fauci. L’ipocrita narrativa di Fauci è stata mutuata da un altro mediocre servo del potere sanitario come Robert Gallo, ladro seriale di esperimenti virali e creatore di falsi test su un inesistente Hiv. Alla prima occasione Fauci ha fatto le scarpe anche a Gallo, tradendolo e prendendone il posto, incrementando le alchimie, i trucchi e le falsificazioni del mestiere, attraendo investimenti da miliardi di dollari e provocando nel mondo milioni di morti da micidiali cure AZT e da suicidi per paura. Fauci ha poi applicato le mistificazioni dell’Aids alle successive invenzioni pandemiche tipo aviarie, suine, Ebola, Sars e Covid. Fauci è uno che sa quello che sta facendo, ed è il volto distorto e sfigurato di chi sta con Big Pharma, di chi non ha la coscienza a posto, di chi continua ad accumulare scheletri e scheletri nel proprio orribile armadio. Fauci non ha certo un curriculum meno imbarazzante di quello di Bill Gates e del suo compagno chiamato Melinda, non meno imbarazzante di quello di Hillary Clinton, regina dei vaccini e delle inoculazioni a tappeto.Eppure non mancano sorgenti genuine di buoni insegnamenti sia all’interno che all’esterno del nostro paese. Quante volte nelle mie tesine ho riportato in dettaglio le posizioni di Stefano Montanari e Antonietta Gatti, di Pietro Perrino, di Marcello Pamio, di Jean Paul Vanoli, di Giuliana Conforto, di Gabriella Mereu e di altri liberi e coraggiosi ricercatori medici e non medici che ho regolarmente citato nel mio blog. Negli stessi Stati Uniti ci sono oggi geniali e veritieri scienziati come ad esempio il dr Shiva Ayyadurai, nemico giurato di un sistema sanitario totalmente controllato dalle grandi industrie farmaceutiche, agricole e vaccinali. L’obiettivo di questa genia umana, purtroppo malriuscita e male-impastata, è quello di “immunizzare” tutti nel pianeta, ovvero di vaccinare tutti, come riportato nel documento “Immunization 2030” emanato dalle Nazioni Unite, col supporto della fondazione Gates, dei Clinton, dell’élite chiamata Deep State, dei George Soros, dei social in mano a Mark Zuckerberg e simili, e dei globalisti in genere.Il panico mondiale creato dal Coronavirus è frutto della estesa ignoranza della gente e degli stessi medici sul Sistema Immunitario e sulla alimentazione. Nella narrativa ufficiale propinata ai popoli e ai loro governi avvolti nel malcostume e nella incapacità di pensare e di agire secondo criteri di logica-scienza-buonsenso, si spiega che esiste il Ragno Nero chiamato Covid da un lato, e che ci sono i salvatori della patria dall’altro, vale a dire i Bill Gates ecc. Tutto questo è semplicemente ridicolo. Il nostro sistema immunitario si è evoluto in miliardi di anni. Siamo cresciuti tra batteri e virus. Dovremmo giocare fuori nella terra a contato con tutti i microrganismi, perché è soltanto così che si sviluppa e si arricchisce il nostro sistema immunitario. Ciò che accade è che la gente possiede un sistema immunitario compromesso, una condizione immunologica deficitaria. La gente vive e si muove in modo rallentato, impigrito, come un’auto che procede col freno a mano tirato, o con un pistone disattivato. La gente ha paura di se stessa e della sua stessa ombra, dell’ambiente esterno. Ha paura della malattia quando è proprio la malattia a guarirti, se solo la sai capire e gestire con intelligenza, essendo essa amica e non nemica. Vale ovviamente il concetto che il terreno è tutto e il microbo è niente, il concetto del Milieu Interieur ripulito e funzionale di Claude Bernard.In Africa, nel Ciad, a Gibuti, in Tanzania e un po’ dovunque ci sono pochissimi casi di coronavirus e non ci sono morti. Come mai? Perché la gente vive fuori, vive spesso scalza, a contatto con la terra e la sabbia, al sole e non all’ombra. Il nostro non è progresso ma retrocessione e bocciatura storica. Stiamo andando indietro al tempo delle arie infette, delle streghe, degli scongiuri, degli esorcismi, della paura del diavolo. Siamo diventati miscredenti e non conosciamo le leggi basilari della Creazione e della Natura. Il Conosci Te Stesso inciso su tutti i templi dell’antichità ha fatto una brutta fine. La gente non sa, non sospetta nemmeno che siamo tutti health-oriented e che il nostro corpo non va mai contro se stesso, se soltanto gli diamo modo di funzionare e di non subire interferenze in continuazione. Fin quando il popolo rimane agganciato alla cultura sanitaria legalizzata, collusa e corrotta dei nostri giorni, c’è ben poco da sperare. Come diceva William Osler (1849-1919), uno dei padri mondiali della medicina trasparente, “Il primo dovere di un medico è di educare le masse a non prendere medicinali”. Ovvio che, se vivesse oggi tra di noi, egli sarebbe alla testa del movimento anti-vax. Ovvio pertanto che la pandemia è una ennesima trappola mentale a danno dell’umanità, un modo di sfruttare le ataviche paure per passare a un maggiore controllo e una sottomissione delle masse quanto mai disorientate e sbandate. Tutto secondo i piani di una precisa agenda. Come sosteneva un grande educatore come Ivan Illich (1926-2002), il sistema medico contemporaneo sta su una bruttissima china. È diventato una grave minaccia per la gente, non apportatore ma espropriatore e razziatore di salute. Il sistema sanitario crea incessantemente nuovi bisogni terapeutici e la gente risponde fedele e prevedibile, risponde a pappagallo, adducendo più bisogni, più problemi e più malesseri. Fatto è che scuole, governi, televisioni, giornali, Vaticano, sindacati, partiti fanno un grande blocco unico dal quale non è facile salvarsi. Dovunque ci muoviamo l’errore e l’imbroglio tengono banco.Non mancano di certo i medici di talento, quelli che hanno a cuore davvero le sorti dell’uomo e non sono legati a trame ed interessi nascosti. Non parlo solo dei grandi talenti generati dalle Scuole Igieniste di Herbert Shelton. Michael Greger ad esempio è semplicemente legato alla trasparenza e al buonsenso, e si muove nell’ambito della medicina naturale e alternativa. Per Greger il più grande segreto della Medicina Naturale sta in questa frase: “Your body loves to be healthy. Given the right conditions the body heals itself” (Il tuo corpo ama essere sano. Mettilo nelle giuste condizioni e saprà guarire da solo). Altro personaggio di prestigio è il dr John Mackey, 67 anni, medico vegan che medita e monitorizza regolarmente i suoi stessi comportamenti con eccellenti risultati. Per Mackey la soluzione che raccomanda a un popolo americano sottoposto più che mai a crescente invadenza sanitaria, è di staccarsi dalla dipendenza medica. Non c’è bisogno di cure mediche, se non per la reale emergenza e per il pronto soccorso. La gente deve imparare a cambiare drasticamente il modo di alimentarsi e il mondo di vivere, deve abbandonare del tutto la tipica dieta SAD-StandardAmericanDiet. Non c’è motivo per cui la gente si ammali. Ancor meno c’è motivo per temere virus e batteri che, nota bene, ci accompagnano in splendida armonia da sempre. Farmaci e vaccini non ci offrono nulla di utile e non risolvono i nostri problemi. Nell’articolo “The misconception called virus” dei mesi scorsi, Stefan Lanka traccia gli errori madornali commessi da diversi studiosi. Contrariamente a quanto il mondo intero pensa. non esistono virus patogeni. Il fenomeno della simultaneità nella apparizione dei sintomi in diverse persone viene erroneamente interpretato come contagio, come trasmissione di materiale patogeno. I cosiddetti scienziati operanti per le istituzioni, non stanno rispettando il primo e il più importane dovere di uno scienziato, che è quello di dubitare permanentemente di ogni teoria esistente e di sottoporla a ripetuti controlli, senza cadere nella trappola del dogma. La teoria dei germi è rimasta pressoché inalterata nella Medicina Occidentale. La realtà è che se non sei riuscito a isolare un virus cade il palco con tutti i burattini, hai fallito di provare qualsiasi altra cosa.  Ricordiamoci che tutta la miserevole propaganda Covid ha sorvolato sul fatto fondamentale che non esiste nessuna immagine del virus al microscopio elettronico. Parliamo di un virus che non è stato mai isolato e fotografato, mai biochimicamente caratterizzato come struttura unica e integra. Le foto elettroniche dei supposti virus mostrano in realtà normali particelle cellulari prese da tessuti e cellule, e si tratta sempre di CGI, cioè di Computer Generated Images. Si tratta di un processo di costruzione teorica del Dna virale. In questo modo si è inventata una sequenza Dna che non esiste nella realtà e che non è mai stata scoperta o dimostrata scientificamente come entità integrale e replicabile. Non abbiamo quindi delle immagini verificabili e misurabili di tale virus. Possiamo forse chiamare questo tipo di virologia col nome di scienza? La mancanza cronica di conoscenza e di comprensione sui virus, sulle malattie, sul sistema immunitario, sul terreno di sviluppo e su altre cose cruciali ancora, viene sfruttata da Big Pharma per spingere la massa verso pericolosi interventi medici come le vaccinazioni, usando tessuti morti, cellule di scimmie, feti vivi e morti di bovini e di umani, oltre che antibiotici e altre sostanze tossiche. Questi falsi scienziati e questi politicanti da quattro soldi rappresentano un autentico pericolo. Hanno la faccia tosta di affermare che i vaccini sono efficaci e sono sicuri, che proteggono dalle malattie e che non comportano gravi effetti collaterali. Nessuna di queste affermazioni è vera e scientifica. L’idea deviante sui virus è stata con noi per troppi decenni per sradicarla dalla mente. Trattasi di una concezione insana e insensata, al pari delle paure ingenerate, al pari delle mascherine, dei distanziamenti, della ricerca ossessiva di ambienti sterili, quando siamo esseri fondamentalmente fatti di cellule, di batteri vivi e di virus morti che sono poi fisiologico materiale escrementizio. Se non ci fossero i virus non ci saremmo neppure noi.Quanto al buon senso, se in una classe scolastica su 20 alunni 10 rimangono a casa, questa è la prova evidente che non si tratta di virus e non si tratta di contagio. Solo 20 assenti su 20 potrebbero far pensare a tale evenienza. Quanto ai vaccini, si tratta di materiale settico, una sintesi di componenti velenosi. La vaccinazione si può definire come un deliberato atto di infezione settica. Essa è un errore di pensiero e di concezione. È voler annullare la Legge di Causa ed Effetto. È quasi impossibile esagerare i danni e i pericoli di questa sporca e superstiziosa pratica. Qualunque medico o propagandista di vaccini che osi dichiarare il contrario o soffre di nera ignoranza o è un falso. Se qualcuno vuole documentarsi in dettaglio sui danni da vaccino riguardanti polio, morbillo, e tutte le varie malattie esantematiche, farebbe bene a leggersi “The Hygienic Care of Children” di Herbert Shelton, con decine di pagine dedicate ai danni da vaccino nel mondo. Shelton chiamava spesso la vaccinazione col termine “virus-terapia”. La definiva pratica-killer in tutte le sue fasi. Non scienza ma sciamanesimo. La definiva come la più grande nemica della vita umana. L’ipotesi virale venne di fatto inventata da Big Pharma per salvarsi in extremis dal fallimento totale della precedente teoria pasteuriana dei germi. I virus, come scrive l’indimenticato T.C. Fry, salutista americano e direttore del gruppo igienistico scissionista Life Science di Tampa (Florida), premiato con laurea in medicina ad honorem dalla Sorbona di Parigi, “sono dei puri miti”. Trattasi di detriti mitocondriali di cellule morte. Perdiamo centinaia di miliardi di cellule al giorno, da un organismo che ne contiene più o meno 75000 miliardi, e la maggior parte di tali perdite viene regolarmente rimpiazzata e ricostituita.La CDC, prostituta ufficiale e concubina mercantile di quel mostro tentacolare che si chiama Big-Pharma, è specializzata nel fabbricare isterie finalizzate alle sue odiose campagne commerciali. Prima si crea il panico e poi si produce il vaccino. Si crea la paura dello spirito maligno e si commercializza l’acqua santa in convenienti e comode fialette. Il contagio è una pura superstizione dei secoli bui, quando la morte nera e la peste bubbonica imperversavano, favorite dalla sporcizia e dalla miseria, dalla fame e dal freddo, dalla penuria di acqua corrente, dalla assenza di servizi igienici e di sistemi fognari, dall’ignoranza e dalla superstizione, dalle oppressioni del clero e dei signorotti di turno, dalla continua paura di finire in prigione o sul patibolo per i più assurdi e futili motivi Il potere medico-farmaceutico usa in lungo e in largo questa credenza vuduistica, allo scopo di trasformare la Terra in un mercato planetario dei suoi infidi veleni, come se l’umanità non ne consumasse già abbastanza. Ironia della sorte, le peggiori malattie, quelle più croniche e indebolenti, quelle che fanno saltare il sistema immunitario, derivano proprio dai troppi farmaci e vaccini prescritti e distribuiti generosamente dal regime sanitario, coi soldi sottratti a chi lavora. Le droghe, i farmaci tutti e i vaccini tutti, sono altamente distruttivi per le facoltà umane, specialmente per le facoltà difensive svolte dai linfociti (creati dalle cellule linfatiche della milza e dell’intestino), e dai leucociti (creati nel midollo osseo). Ovvio che le mascherine non facciano parte del corredo di famiglia. Ovvio che alcol, amuchina, disinfettanti e prodotti chimici non avvelenano la mia casa super-pulita, profumata di frutta autentica, di mele, arance, kiwi e clementine. Amiamo troppo l’aria fresca e circolante per compromettere la nostra libera respirazione. Per il resto, la gente che passeggia lungo la stradina prospiciente al bosco sotto-casa può testimoniare che non ho mai applicato la mascherina alle mie caprette e alle mie oche. Eppure, ve lo garantisco, sono sempre in ottima forma. Hanno il turbo nel motore. Hanno l’argento vivo addosso. Chiari effetti di quanto bene fa al morale e al sistema immunitario stare in libero contatto col suolo e con tutti i suoi micro-organismi, senza assurde paure. Pure il mio riccio che ha adottato un angolo della casa per girare nel giardino sta magnificamente, senza mascherina. Una lezione di buonsenso alla civiltà distorta dei bipedi addomesticati Mentre elaboro questo scritto odierno, continua imperterrito il martellamento televisivo su contagi, ricoveri e morti, il solito macabro minestrone che ci accompagna giornalmente da mesi. Veniamo pure a sapere che Israele, paese che detiene il record mondiale di vaccinazioni anti-Covid, si trova paradossalmente a dover affrontare un inesplicabile picco di contagi e di morti. Non sarà che i vaccini sono tutt’altro che innocenti? È presto per tirare le somme. Non ci interessa di aver ragione ad ogni costo. Le ipocrisie hanno però le gambe corte e la verità verrà comunque a galla facendo giustizia di ogni raggiro e di ogni invenzione. Auguriamo a tutti i vaccinati d’Italia e del mondo intero di cavarsela al meglio e senza danni. Ma nessuno potrà mai ribaltare le Leggi e i Principi Naturali che reggono il mondo. E nessuno potrà mai fermare il nostro impegno e la nostra determinazione a difendere l’intoccabilità e la dignità del corpo umano.

Valdo Vaccaro

ENTUSIASMO PER GLI DEI DELL'ETA' DELL'ORO

  La Techne' fu una  pratica di rappresentazione sempre piu’ raffinata - termine che nella accezione antica aveva pero’ un significato m...