Una cosa e' certa , grosso modo tremila anni fa qualche cosa di veramente epocale a livello geo politico, ma sopratutto a livello di struttura cerebrale umana e' cambiato. Si sono anche addotte delle entita' improvvisamente scomparse, che hanno quindi avrebbero propiziato la nascita di una coscienza ovvero un analogo io costruito su base linguistico/metaforica che poneva del tutto superfluo il meccanismo neuronale delle voci degli dei come trascinamento metonimico di significanti? ma possibile che queste raffinatissime stringhe di energia non avessero contemplato l’eventualita’ che ad un certo punto il cervello della parte sinistra della loro …non chiamiamola proprio creazione, ma insomma… “co-istruzione”, non arrivasse a costituire una metafora-io, che si rende conto di essere in situazione con l’ambiente e quindi pensa, con la logica conseguenza che qualche millennio piu’ tardi ci sara’ chi asserira’ convinto….” dunque sono” ???? O magari all’esaurimento del compito che era emerso impellente per tali entita’ e quindi al loro conseguente venire meno senza curarsi troppo di quello che sarebbe successo alle loro manipolazioni genetiche? Noi poi datiamo il loro abbandono a tremila anni fa, ma potrebbe essere molto, molto piu’ arcaico, cinquemila, diecimila anni fa, forse anche ventimila; difatti cosa ci dice che l’uomo non abbia continuato a coabitare con le voci allucinatorie oramai saldamente assimilate nell’emisfero destro del proprio cervello, assolvendo tutte le necessita’ del vivere, compatibili col proprio ambiente? Le voci non erano piu’ dirette come un tempo, la soglia di stress per provocarla si era fatta molto piu’ alta, magari abbisognavano di persone particolari per essere interpretate, ecco ad esempio Jaynes nel suo celeberrimo libro "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" vero e proprio riferimento costante di tutti i miei scritti, cita i due poemi dell’Iliade e dell’Odissea per sottolineare una forte differenza non solo di stile di scrittura, di ambientazione sociale, di costumi, ma anche di struttura mentale dei protagonisti nelle rispettive narrazioni: nell’Iliade la voce e persino la presenza del dio, e’ giustappunto sempre diretta, immediata, senza alcun intermediario; al contrario nell’Odissea ci sono una pletora di auguri, di sibille e anche gli dei incedono sempre al travestimento o alla sostituzione con un personaggio familiare del personaggio cui vogliono comunicare. L’eta’ dell’oro o comunque la si voglia chiamare, non da’ alcuna certezza, così come non danno certezze le modalita’ dei comportamenti degli umani e di questa sorta di entita’ che potrebbero anche configurarsi come stringhe energetiche in accordo tra di loro come le corde di un violino su alti e bassi di determinate frequenze, la cui melodia risuona ai due spettri di polarita’ per una misteriosa simmetria. Di concreto, di carnale c’e’ pero’ la corporeita’ umana che in effetti come per magia e soprattutto d’improvviso, risulta abissalmente differente rispetto a tutti gli altri esseri viventi del pianeta, anche quelli con i quali si vorrebbe stabilire una certa affinita’. come diceva un antropologo “e’ come se con l’uomo, l’evoluzione che fino ad un certo punto disegnava una linea diritta in lieve anche se costante rialzo, di colpo si impenna ad angolo retto sfrondando tutti gli schemi precostituiti” Tutti i famosi dilemmi della storia umana concorrono a questa tesi : l’anello mancante, l’assoluta mancanza di indizi che confortino una naturale evoluzione, l’elemento mare come sorta di demarcazione sulla fisicita’, i misteri sulla nascita repentina di tutte le piu’ celebrate civilta’ , le lampanti discrasie su certi assiomi legati al tipo di organizzazione sociale, tipo quello evidenziato in un precedente articolo di questo stesso blog (l’uomo primitivo non ha mai abitato le caverne) ed infine la stessa aleatorieta’ del termine uomo primitivo e la questione sempre aperta sulla sua origine di cui la presente e’ solo una delle tante , che cerca di non mancare come informazione, giustappunto Esiodo, gli Yuga degli Indu’, Darwin, Lamark, Guenon, Evola, Biglino, piu’ qualche nuova aggiunta tipo la teoria della mente bicamerale di Julian Jaynes e in ultima analisi un apporto sul serio e il faceto di un bel po’ di fantasia . Ecco che ci facciamo improvvisamente propositivi e dismettiamo qualsivoglia cautela nei termini di possibile riscontro spazio/temporale, diamo per scontato, o quasi, una narrazione che, ripeto intraprende da questo punto un percorso alquanto fantasioso, o magari diciamo immaginario, come i numeri che tanto apporto hanno dato al calcolo infinitesimale, proiezioni di negativi, come ad esempio i -1, -2, -3….-n sotto radice quadrata: venendo meno gli impegni sul pianeta le entita’ dovettero allentare il controllo delle allucinazioni e subito si resero conto che tale diminuizione di una funzione cerebrale ampliava quella dell’emisfero opposto, ovvero difficolta’ di metonimie, cioe’ trascinamento di significanti a favore di un proliferare di condensazioni metaforiche di cui per conseguenza ecco cominciare a far capolino la metafora-io: non così immediata e repentina, ma insomma sempre piu’ frequente, in primis tra la gente di mare la cui navigazione su barche ed in mezzo a sconfinate distese d’acqua poneva giocoforza delle situazioni del tutto inusitate cui le famose voci non erano in grado di dare una soluzione così immediata: anche Jaynes e’ dell’idea che le prime formazioni di un analogo io, cioe’ di una coscienza, dovettero manifestarsi in popoli dediti a lunghi viaggi di mare, quali ad esempio i Fenici. Abbiamo visto il grado di violenza, di devastazione, che comportarono le prime manifestazioni di questa coscienza: mai e poi mai nei millenni di mente bicamerale si era vista tanta crudelta’, tanta sistematica voglia di aggredire, di conquistare , tanto desiderio di sopraffazione di altri esseri umani. Di certo le entita’, che attenzione erano oramai in procinto di abbandonare la loro frequentazione del pianeta, dovettero riflettere sulle motivazioni di questa esplosione di violenza nei loro, un tempo, docili pupilli. Un qualcosa di assolutamente imprevisto “colpa di questa dannata metafora che l’emisfero linguistico ha fatto di se stesso in relazione al contesto” dovette dire qualcuna delle entita’, non ovviamente con parole, ma con frequenze di stringa, per molti versi simili, come abbiamo detto a melodie ingenerate dalla tensione di corde di violino. “cosa si piò fare?” “e cosa vuoi fare? oramai stiamo rientrando della nostra dimensione in altro universo. Probabilmente non avremo mai piu’ niente a che fare con questo pianeta, cosa ci importa? lasciamoli scannare da soli, vedi bene che dispongono tutti di quella dannata metafora-io che li fa essere così rabbiosi, così crudeli, ed in stretta correlazione le difficoltà e la conseguente frustrazione, che il loro stato gli ha imposto: i peggiori tra di loro, quelli che vanno sempre alla ricerca di nuove conquiste di terre, di gente da dominare, da schiavizzare , sono quelli difatti che sono nati e cresciuti in territori brulli, aridi, con poche risorse, dove ogni cosa dal cibo, a certe comodita’, agi, persino divertimenti , erano di difficile reperimento. “noi ce andiamo “ fece un’altra entita’ “ e lasciamo un pianeta dove praticamente in ogni angolo, c’’e’ una guerra, uccisioni, eccidi , stupri, saccheggi” “.
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