che e' qualcosa in piu' di un semplice saggio, ma un vero e progetto di conoscenza in un fitto gioco dei rimandi interni, di riprese incessanti, che come afferma lo stesso Agamben disegnano un’architettura imponente, articolata in quattro sezioni. Nella prima viene tracciato il programma di una messa in questione dell’intera tradizione politica dell’Occidente alla luce del concetto di nuda vita o di vita sacra - nella seconda sezione questo programma viene svolto attraverso una serie di indagini genealogiche: (Iustitium. Stato di eccezione, 2003; Stasis. La guerra civile come paradigma politico, 2015; Horkos. Il sacramento del linguaggio, 2008; Oikonomia. Il Regno e la Gloria, 2007; Opus Dei. Archeologia dell’ufficio, 2012). La terza sezione sottopone l’etica alla prova di Auschwitz (Auschwitz. L’archivio e il testimone, 1998). La quarta sezione, infine, elabora i concetti essenziali per ripensare da capo l’intera storia della filosofia: forma-di-vita, uso, inoperosità, modo, potere destituente (Altissima povertà, 2011; L’uso dei corpi, 2014).
L’archeologia del pensiero politico e filosofico occidentale sviluppata nel progetto Homo sacer non si limita, infatti, semplicemente a criticare e correggere alcuni concetti o alcune istituzioni; si tratta, piuttosto, di revocare in questione il luogo e la stessa struttura originaria della politica e dell’ontologia, per portare alla luce l’arcanum imperii che ne costituisce il fondamento e che si inscrive nelle tematiche e nel dibattito sollevati dalle ricerche di Foucault attorno al biopotere, indagando il rapporto fra diritto e vita e le dinamiche dei modelli di sovranità. All'origine della comunità politica, per Agamben, non c'è uno stato di natura come credevano Thomas Hobbes e John Locke, ma una paradossale "esclusione inclusiva": la zoé (vita naturale) viene esclusa dalla comunità politica, divenendo così centrale nella città moderna. Il potere politico (tanto antico quanto moderno) attua un controllo biopolitico degli uomini attraverso la gestione della nuda vita degli individui la cui mera esistenza biologica diventa preda del giurista, del burocrate, dell'esperto. La politica, come aveva intuito Michel Foucault, si trasforma in biopolitica, in gestione della nuda vita dei corpi. L'epistemologia di Giorgio Agamben s'ispira agli studi sull'analogia di Enzo Melandri e all'archeologia di Michel Foucault, due autori che si ritrovano spesso nelle sue opere.
La prima riflessione agambeniana predilige tematiche estetiche, in particolar modo letterarie, nel contesto di un grande confronto con il pensiero di Martin Heidegger − che ha conosciuto personalmente partecipando ai seminari estivi tenuti in Provenza nel 1966 e 1968 − e con quello di un altro filosofo a lui caro: Walter Benjamin, autore del quale curò la prima edizione italiana delle opere complete per Einaudi, ritrovando anche un discreto numero di testi inediti (tra cui quelli nascosti e conservati da Georges Bataille alla Biblioteca nazionale di Francia e riscoperti da Agamben nel 1981 tra le carte di Bataille presenti nella biblioteca. I suoi studi hanno riguardato varie tematiche, dal linguaggio alla metafisica, approfondendo il significato dell'esperienza del linguaggio e dei suoi limiti, dall'estetica, indagando le relazioni intercorrenti fra filosofia ed arte chiedendosi se quest'ultima permetta una differente espressione del linguaggio rispetto alla prima, all'etica, affrontando il tema della testimonianza in relazione all'esperienza dei lager nazisti.
Per illustrare la sua concezione della "nuda vita" vale infine quanto scritto in un articolo pubblicato in data 17 marzo 2020 intitolato Chiarimenti: «È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi. La nuda vita – e la paura di perderla – non è qualcosa che unisce gli uomini, ma li acceca e separa.» Nei molteplici interventi sul blog Quodlibet, che ovviamente sono divenuti il mio pane quotidiano Agamben sostiene che la pandemia di COVID-19 sia un'"invenzione"e abbia dato vita a una gestione governativa emergenziale per la quale sono stati sospesi molti diritti liberali. La sua posizione contro l'obbligatorietà del vaccino e la supposta "schedatura" dei soggetti vaccinati (posizione alla quale hanno aderito Cacciari e Vattimo e non solo, ma che hanno avallato, a volte anche con accanimento fazioso e fanatico, la stragrande maggioranza dei cosidetti intellettuali,(Sindrome di Mephisto di Klaus Mann) sia pure di carattere piu' divulgativo che realmente originale e' volta a contrastare una "dittatura sanitaria" che oramai solo un cieco o, peggio un figuro intorpidito dalla paura e dal conformismo, non riconoscerebbe ed e' anche finalizzata a costituire una sorta di isola, speriamo di arcipelago, dove l'intelligenza e la ragione possano continuare ad esplicarsi. Era quanto mai prevedibile che una simile azione, che interferiva pesantemente negli interessi e piani delle varie lobbies che hanno avuto parte preponderante nella costruzione di questa farsa pandemica, doveva essere rabbiosamente avversata con l'automatico scattare di tutte quelle contromisure di sicurezza per lo status quo, ben orchestrate dai soliti lacche' deimass media: quindi ecco le accuse di antiscientificità con accostamento alle supposte teorie complottiste e dei cosidetti "no vax" , ovvero una spregiativa dizione per una minoranza, quella minoranza di persone per i quali non si puo' parlare di sonno della ragione e quindi neppure di mostri del quotidiano che purtroppo gli ultimi tre anni ci hanno fatto tornare a vedere e conoscere
L’archeologia del pensiero politico e filosofico occidentale sviluppata nel progetto Homo sacer non si limita, infatti, semplicemente a criticare e correggere alcuni concetti o alcune istituzioni; si tratta, piuttosto, di revocare in questione il luogo e la stessa struttura originaria della politica e dell’ontologia, per portare alla luce l’arcanum imperii che ne costituisce il fondamento e che si inscrive nelle tematiche e nel dibattito sollevati dalle ricerche di Foucault attorno al biopotere, indagando il rapporto fra diritto e vita e le dinamiche dei modelli di sovranità. All'origine della comunità politica, per Agamben, non c'è uno stato di natura come credevano Thomas Hobbes e John Locke, ma una paradossale "esclusione inclusiva": la zoé (vita naturale) viene esclusa dalla comunità politica, divenendo così centrale nella città moderna. Il potere politico (tanto antico quanto moderno) attua un controllo biopolitico degli uomini attraverso la gestione della nuda vita degli individui la cui mera esistenza biologica diventa preda del giurista, del burocrate, dell'esperto. La politica, come aveva intuito Michel Foucault, si trasforma in biopolitica, in gestione della nuda vita dei corpi. L'epistemologia di Giorgio Agamben s'ispira agli studi sull'analogia di Enzo Melandri e all'archeologia di Michel Foucault, due autori che si ritrovano spesso nelle sue opere.
La prima riflessione agambeniana predilige tematiche estetiche, in particolar modo letterarie, nel contesto di un grande confronto con il pensiero di Martin Heidegger − che ha conosciuto personalmente partecipando ai seminari estivi tenuti in Provenza nel 1966 e 1968 − e con quello di un altro filosofo a lui caro: Walter Benjamin, autore del quale curò la prima edizione italiana delle opere complete per Einaudi, ritrovando anche un discreto numero di testi inediti (tra cui quelli nascosti e conservati da Georges Bataille alla Biblioteca nazionale di Francia e riscoperti da Agamben nel 1981 tra le carte di Bataille presenti nella biblioteca. I suoi studi hanno riguardato varie tematiche, dal linguaggio alla metafisica, approfondendo il significato dell'esperienza del linguaggio e dei suoi limiti, dall'estetica, indagando le relazioni intercorrenti fra filosofia ed arte chiedendosi se quest'ultima permetta una differente espressione del linguaggio rispetto alla prima, all'etica, affrontando il tema della testimonianza in relazione all'esperienza dei lager nazisti.
Per illustrare la sua concezione della "nuda vita" vale infine quanto scritto in un articolo pubblicato in data 17 marzo 2020 intitolato Chiarimenti: «È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi. La nuda vita – e la paura di perderla – non è qualcosa che unisce gli uomini, ma li acceca e separa.» Nei molteplici interventi sul blog Quodlibet, che ovviamente sono divenuti il mio pane quotidiano Agamben sostiene che la pandemia di COVID-19 sia un'"invenzione"e abbia dato vita a una gestione governativa emergenziale per la quale sono stati sospesi molti diritti liberali. La sua posizione contro l'obbligatorietà del vaccino e la supposta "schedatura" dei soggetti vaccinati (posizione alla quale hanno aderito Cacciari e Vattimo e non solo, ma che hanno avallato, a volte anche con accanimento fazioso e fanatico, la stragrande maggioranza dei cosidetti intellettuali,(Sindrome di Mephisto di Klaus Mann) sia pure di carattere piu' divulgativo che realmente originale e' volta a contrastare una "dittatura sanitaria" che oramai solo un cieco o, peggio un figuro intorpidito dalla paura e dal conformismo, non riconoscerebbe ed e' anche finalizzata a costituire una sorta di isola, speriamo di arcipelago, dove l'intelligenza e la ragione possano continuare ad esplicarsi. Era quanto mai prevedibile che una simile azione, che interferiva pesantemente negli interessi e piani delle varie lobbies che hanno avuto parte preponderante nella costruzione di questa farsa pandemica, doveva essere rabbiosamente avversata con l'automatico scattare di tutte quelle contromisure di sicurezza per lo status quo, ben orchestrate dai soliti lacche' deimass media: quindi ecco le accuse di antiscientificità con accostamento alle supposte teorie complottiste e dei cosidetti "no vax" , ovvero una spregiativa dizione per una minoranza, quella minoranza di persone per i quali non si puo' parlare di sonno della ragione e quindi neppure di mostri del quotidiano che purtroppo gli ultimi tre anni ci hanno fatto tornare a vedere e conoscere