Sul flusso di
tutte le riflessioni fatte negli ultimi articoli dei miei vari Blog, comincia ad essere
legittimo ipotizzare che l’intero
Universo possa obbedire alle leggi che il gruppetto di geni dei primi
trent’anni del XX secolo era andato formulando, soprattutto Einstein, De
Broglie, Dirac e infine lui Erwin Schrodinger
che sanci l’equazione d’onda e il suo collasso, ovvero una unica, ma
reiterata funzione d’onda con tanto di
collasso, per l’intero Universo. Avete
sentito bene l’intero Universo e cioè Galassie, nebulose, pianeti, stelle,
comete, asteroidi, buchi neri, materia oscura, tutto coinvolto in una unica
equazione d’onda che non collassa una sola volta, ma infinite volte dando ogni
volta origine ad un inizio, che quindi coinvolge anche noi, infinitesimi
abitanti di un minuscolo pianeta, equiparati all’intero universo o ad una
particella o giustappunto ad un flusso caratterizzato da onde.

Lo abbiamo
detto la funzione d’onda è un numero complesso, ovvero caratterizzato da una
parte reale e da una parte immaginaria con la peculiarità quest’ultima di
essere restituita alla sua parte reale previa moltiplicazione per il suo
coniugato ovvero il numero negativo cambiato di segno, che però perde la sua implicazione
razionale, assorbendo anche l’irrazionale e quindi andando a comprendere il
simbolico che come hanno osservato parecchi filosofi e psicoanalisti (Freud,
Lacan, ma con più precisa formulazione Mattè Blanco) è la modalità di
funzionamento dell’inconscio o Es, come forse più correttamente dovremmo
denominarlo (alla Groddeck) .Va notato difatti che questo allargamento al
simbolico dei numeri complessi consente di interpretare le funzioni d’onda al
massimo come le intendeva Heisenberg ovvero “tendenze” a trovare il sistema di riferimento in una certa posizione ad un
dato istante; ma ecco che sorge subito
il problema che tali funzioni d’onda in
quanto esperienze senzienti non possono essere
valutate perchè le tendenze così riflesse nella coniugazione di un
negativo con un positivo sono equiparate al reale, ma un reale che accoglie
nella sua accezione non più solo il razionale ma anche l’irrazionale, per cui
con buona pace di Hegel, la realtà partecipa, deve partecipare, di
quell’irrazionale che va comporre il simbolico. Torniamo quindi all’ipotesi
davvero geniale cui è pervenuto Hakwing e di cui abbiamo già fatto cenno nel
precedente articolo su questo stesso Blog: la funzione d’onda di un grande oggetto come un pianeta e
persino dell’intero universo può essere paragonata alla funzione d’onda o tendenza riflessa di
un qualcosa di abbastanza familiare : un gruppo in una città; ecco dato che
siamo in questo periodo in cui ciò tende ad avvenire frequentemente stante la
situazione distopica che impone a gente ancora dotata di intelletto e ragione
di radunarsi per protestare e manifestare il proprio dissenso a tutte le
imposizioni liberticide e di terrorismo mediatico sanitario di una sorta di
individui che fanno leva sulle più ancestrali paure dell’umanità – terrore
della malattia, senso di conformismo e uniformità di massa, dipendenza dai
cosidetti media che oramai stravolgono impunemente qualsiasi informazione – Il
gruppo che andiamo a prendere in esame è giustappunto quello, molto determinato
e molto attuale, di tali persone che tendono a radunarsi in un dato punto della
città a forte impatto emozionale, ecco ad esempio a Roma Piazza del Popolo,
piazza della Bocca della Verità, a Parigi Place de la Concorde, a Vienna la
Hofburg, a Londra Trafalgar Square….la funzione d’onda è questa tendenza a
trovarsi in un dato punto in un dato tempo, analogamente la funzione d’onda per
un insieme di pianeti è la tendenza a raggrupparsi in una certa
zona dell’Universo che potrebbe avere
anche essa una determinata caratteristica di opportunità: la descrizione della
tendenza a trovarsi in un certo posto e in un certo istante è appunto la
funzione d’onda che altro non è che la tendenza di una certa circostanza a
verificarsi , quando viene coniugata con la riflessione del segno cambiato
(quindi una simmetria) che ci dice dove è più probabile trovare le proprietà consensuali di un oggetto, di una
persona, di un elettrone, di una particella, di un pianeta, di una folla, e
alla fin fine dell’intero universo. Ecco è proprio su questo ultimo
passaggio che Stephen Hawking ha compiuto
il suo vero “balzo” intellettuale : sostituendo l’entità più piccola – la
particella o anche il flusso con quella
più vasta l’Universo intero. Invece di pensare
ad una particella o ad un flusso
la cui funzione si estende ovunque , ha
pensato ad un Universo dove la funzione d’onda è dappertutto. Il ragionamento
si presta quindi a dilatarsi ulteriormente
andando a comprendere non più un solo Universo , ma una pluralità di
Universi, tutti con un loro inizio e quindi una loro origine. E’ questa la
premessa logica e necessaria per intendere l’ipotesi del principio degli
Universi paralleli che in Hawking affianca quella di Everett e De Witt,
stabilendovi però una differenza : nella concezione di Everett e De Witt gli universi paralleli sono indipendenti e
non hanno nessun collegamento tra di loro,
in Hakwing che si trova ad applicare le equazioni di Einstein della
Relatività generale, gli universi paralleli sono localizzati nella discontinuità
di tali equazioni e hanno quindi interconnessioni tra di loro attraverso
condotti spazio-temporali che, d’accordo nessuno è mai riuscito finora a
trovare, ma come diceva l’ultimo film di Sean Connery su James Bond : “mai dire
mai”; va sottolineato inoltre che concordando con Hakwing, ma anche con tutti i
fisici quantistici specie quelli della
teoria del flusso e quindi dell’onda (Einstein, De Broglie, Dirac, Feynman e
appunto Hawkings) più di quelli
particellari (Bohr, Heisenberg, Pauli) l’Universo sembra dotato di una tendenza ad esistere per
se stesso ed è una tendenza che non si verifica una sola volta , ma molteplici,
anzi infinite, presupponendo qualcosa o
qualcuno che ha cominciato a osservarlo coniugando la sua funzione d’onda ,
ovvero riflettendo la sua essenza senziente, trasformando la sua tendenza in realta’ non solo reale, ma
soprattutto simbolica. Come alcuni dei suoi abitanti, cioè noi essere umani
dotati di intelletto e non tutti, ma solo alcuni, del tipo dei personaggi
sopracitati, cui qualcun altro potremmo anche aggiungere e non solo fisici
quantistici, ma poeti, artisti, filosofi, romanzieri, sciamani, l’Universo è
curioso, ovvero è un Universo senziente,
sognante e capace di riflettere su se
stesso: più si espande e più si autoriflette. Proprio come noi quando ci svegliamo la mattina, chiedendoci
chi siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo, dove andiamo e la curiosità ci costringe a guardarci allo
specchio , dove ci riflettiamo e
considerando la nostra immagine riflessa acquistiamo la nostra personalità, la
nostra essenza. Analogamente il nostro
universo è il suo stesso osservatore ,
il suo riflettente, il suo auto creatore. Tutte le antiche mitologie le credenze
primigenie hanno questo principio: il
dio Awanawilona dei nativi americani Zuni ha concepito se stesso attraverso il
pensiero e si è dato forma di nebulosa, il dio
indù Purusha si è pensato e
diviso in maschio e femmina, i greci immaginavano le parti dell’universo
riflettersi in un uovo cosmico diviso in due, anche i Navajo delle americhe
pensavano ad una divisione tra cielo e terra che crea il mondo. Ogni mito
cosmologico è caratterizzato da una simmetria di opposti e da una diagramma
simile a quella dell’equazione d’onda con una parte reale, una parte
immaginaria ossia “a+ib” ed una parte
coniugata “a-ib” che fa accedere al simbolico e quindi ad una realtà composita
che riflette sia l’essere che il non essere
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